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Sacchi: «Senza Sarri, il Napoli della bellezza finirà. Non me ne voglia Ancelotti»

Intervista a Repubblica: «La sua è stata un’impresa culturale, ha allenato il pressing a Napoli. A parte Sarri, il calcio italiano è tornato nelle caverne»

Sacchi: «Senza Sarri, il Napoli della bellezza finirà. Non me ne voglia Ancelotti»
Sacchi qui con Ancelotti e Sergio Ramos

«È riuscito nell’impresa di allenare il pressing a Napoli»

Repubblica intervista Arrigo Sacchi sui Mondiali che stanno per cominciare in Russia (il 14 la partita inaugurale Russia-Arabia Saudita). Ovviamente si parla di gioco e per Sacchi «dicono più cose il City di Guardiola e il Napoli di Sarri che un Mondiale intero». Le sue favorite, per il gioco che esprimono, sono Spagna e Germania.

Maurizio Crosetti, che lo intervista, gli fa notare che però il Napoli non ha vinto e lui risponde:

«È la cosa più importante vista in Italia da vent’anni. Aveva giocatori quasi sconosciuti, un fatturato minimo rispetto alla Juventus che gli ha preso pure l’uomo più forte, ma ha ricordato a tutti che la bellezza è un valore, non solo un sogno. Sarri è riuscito nell’impresa più difficile: allenare il pressing. Perché, vedete, il pressing i torinesi e i milanesi ce l’hanno nel Dna, la gente in città va di fretta, ma a Napoli non è così: dunque, certe imprese anche culturali valgono il doppio. Ma temo che senza Sarri tutto questo finirà, non me ne voglia il caro amico Ancelotti».

Il calcio italiano è tornato nelle caverne

Del calcio italiano dice: «A parte il Napoli, siamo tornati nelle caverne, ancora fermi al “primo, non prenderle”. Ci affidiamo ai muscoli, ai chili, all’età e alla carriera di calciatori vecchi. In Italia viene considerato giovane chi ha 24 anni, all’estero chi ne ha 17. A volte vado a guardare le partite dei bambini e vedo allenatori che sbraitano e si agitano, ma nessuno che parli di gioco. E se la squadra passa in vantaggio, tutti indietro a difendere. Eppure, i maestri per primi dovrebbero sapere che il rischio è la base di ogni avventura».

L’ultima domanda è sull’ossessione, a proposito del suo calcio

«Un grande scrittore come Cesare Pavese sosteneva che non c’è arte senza ossessione. Bisogna essere perfezionisti, magari pensando a Salvador Dalì che ci scherzava sopra e diceva: non abbiate paura della perfezione, tanto non la raggiungerete mai».

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