Le biografie stagionali: Pavoletti è stato un acquisto inevitabile, poi il Napoli ha scoperto Mertens. L’idea migliore è utilizzarlo come pedina di scambio.
Il mercato necessario
Leonardo Pavoletti è stato un acquisto inevitabile. I tifosi (tanti) che giudicano male l’operazione che ha portato l’attaccante livornese in azzurro dovrebbero ragionare sul tempo, scandendo mesi e settimane e giorni del loro malcontento. Pavoletti era un calciatore del Napoli praticamente a metà dicembre, per non dire prima. Ebbene, a metà dicembre Dries Mertens aveva segnato 10 gol stagionali, con otto partite giocate nel ruolo di centravanti. Volessimo scendere ancora di più nel dettaglio, scopriremmo che in questi match da numero nove Mertens aveva segnato 5 gol in tutto, di cui 3 tutti insieme al Cagliari. Il giorno 11 dicembre.
Come dire: non c’era, non poteva esserci, la certezza che l’esperimento di Sarri potesse riuscire. Il Napoli stava cambiando, si stava adattando all’unico calciatore in organico in grado di giocare al posto dell’inadeguato Gabbiadini. E, potremmo dire, gli stessi tifosi attaccavano la società, rea di “essersi presentata con un solo attaccante di ruolo dopo la cessione di Higain”.
Ecco, nelle critiche all’acquisto di Pavoletti ci sono tante incongruenze. Storiche e di pensiero. Pavoletti è arrivato, con Mertens che nel frattempo aveva segnato altri 6 gol in 4 partite. Dries era diventato una certezza, Leonardo è stato inserito in una squadra che non poteva aspettarlo – bisogno di punti – e che aveva imparato a segnare in un altro modo. Con un altro calciatore, con un centravanti che era falso nueve ed è diventato atipico e bravissimo. E che non è più uscito dal campo.
I dati
Si può dire poco su 289′ di gioco totali. Due partite da titolare in campionato, a Verona contro il Chievo e in casa contro il Crotone; un match nell’undici iniziale in Coppa Italia, contro la Fiorentina. Poi spezzoni sparsi, brevi e tecnicamente insignificanti. Pavoletti nel Napoli è tutto qui, per i motivi di cui abbiamo scritto sopra. Riportiamo i dati riferiti ai suoi match in campionato per ragioni puramente “accademiche”, riferite alla rubrica: 50% di precisione nel tiro, 77% di passaggi riusciti e un passaggio chiave. È poco, è tutto poco. Ma è poco anche il tempo di gioco per emettere un giudizio che non sia sommario, o comunque viziato dalla valutazione in riferimento all’operazione di mercato. E alle prospettive, di cui parliamo sotto.
Le prospettive
Ecco, l’unico discorso che è possibile fare intorno a Pavoletti riguarda la sua dimensione all’interno del progetto Napoli. La sua situazione in riferimento al calciomercato, e alla politica degli slot che società e staff tecnico stanno portando avanti. In questo momento, il centravanti livornese è il terzo uomo nelle gerarchie di Sarri, dietro Mertens e Milik. Con l’ormai probabile arrivo di Berenguer, Mertens perderebbe qualsiasi “diritto” in relazione a un utilizzo sulla fascia. Si andrebbe a configurare una situazione di alternanza chiara: Insigne/Ounas, Mertens/Milik, Callejon/Berenguer. Dal punto di vista della valorizzazione tecnica ed economica, una vera e propria scure sulla carriera di Pavoletti.
Che, certo, potrebbe decidere di rimanere e giocarsi le sue chance. Ma che, per una questione di valore assoluto, finirebbe per giocare solo nei (pochissimi) momenti di assenza contemporanea di Mertens e Milik o nei finali di partita, come centravanti-della-disperazione. Ecco, anche questa situazione sarebbe limitante. Per lui, per il Napoli.
I primissimi minuti di Pavoletti a Napoli
Per questo motivo, l’ideale secondo il Napolista sarebbe inserire Pavoletti in un’operazione prospettica. L’ideale sarebbe quella per Chiesa, ma difficilmente la Fiorentina (che sembra anche aver espresso apprezzamento per Pavoletti) possa cedere il suo esterno. Un’altra idea potrebbe essere l’Udinese, in una trade che potrebbe portare Meret o Widmer (il terzino destro di ruolo, al posto di Maggio, che manca al Napoli) e che permetterebbe ai friulani di “sostituire” Zapata.
Per questione di lista e di opportunità, Pavoletti (arrivato praticamente a costo zero grazie al conguaglio del Southampton per Gabbiadini) rappresenterebbe un patrimonio solo ed esclusivamente di mercato. Difficile immaginare che possa “risorgere” come opportunità tecnica, come opzione di gioco. Nessuno ha avuto colpe in quest’avventura sfortunata, è solo che Pavoletti è arrivato quando tutto si rea già incanalato in una certa direzione. Quella di Mertens, quella di un Napoli con un modo di attaccare diverso, altro rispetto alle sue caratteristiche. Se il Real Madrid cede James Rodriguez dopo tre anni e dopo aver investito su di lui 80 milioni, il Napoli può tranquillamente cedere Pavoletti. Anche senza averlo valorizzato. Magari in un’operazione che possa rinforzare i ruoli meno coperti del’organico. Non ci sarebbe niente di male. E sarebbe una soluzione che accontenterebbe tutti.