Le biografie stagionali: Mertens è passato in un anno da “dodicesimo potenzialmente decisivo” a centravanti prolifico e fondamentale nel gioco.
Essere e andare oltre
Abbiamo tenuto lui per ultimo, Dries Mertens. Abbiamo deciso di farlo perché il suo è un caso che va oltre. Che va oltre tutte le regole del gioco. Quelle tattiche, quelle delle caratteristiche tecniche, quelle deterministiche riferite al passato. Mertens ha finito la stagione con 34 gol segnati. Non è questo il punto, però. Perché col Psv, annata domini 2011/2012, era arrivato a 27. Certo, l’Eredivisie è poca cosa ma il discorso riguarda la posizione in campo. Mertens ha segnato 34 gol giocando in un ruolo che non era mai stato suo. Che non poteva appartenergli, per costituzione fisica, per caratteristiche e atteggiamento. Eppure è successo. Ed è successo bene, non per caso, ma perché il lavoro congiunto suo, del tecnico e della squadra intorno a lui gli hanno permesso di fare queste meraviglie. È uno spot per il calcio, Dries Mertens. Per il calcio inteso come lavoro, come professionismo.
Ed è strano pensare a Mertens in questi termini, a un calciatore che noi abbiamo sempre pensato e scritto e definito come “tatticamente anarchico”. Uno che spacca la partita quando entra dalla panchina, si diceva e dicevamo di lui. L’anno scorso, la sua biografia stagionale si intitolava “Mertens, il dodicesimo uomo decisivo quando subentra. E che sarebbe titolare ovunque”. Scrivevamo così:
Mertens non riesce a essere titolare, perché il Napoli è una grande squadra con tantissimi calciatori eccellenti (in attacco sì, senza dubbio) e pure lui stesso sembra dare di più subentrando a partita in corso.
Ci siamo sbagliati. Noi, Sarri (che l’ha ammesso), Benitez, tutti. Non è bastato cambiargli il ruolo, la sua è una trasformazione onnicomprensiva. C’è tutto, dentro: la testa, il modo di stare in campo, l’approccio mentale al gioco e a ogni giocata. C’è poi la tecnica di base, quella non è mai mancata. Unita a una lettura dei movimenti (da punta) via via sempre più precisa.
I dati
Il gol che vedete sopra potrebbe sembrare banale. Dentro, invece, c’è Mertens. C’è la sua essenza come centravanti. Come centravanti associativo, diciamola meglio: uno che cuce il gioco, e poi disegna il movimento migliore per poter provare la conclusione. Il taglio dietro la linea è da attaccante puro, ma c’è un lavoro di creazione del gioco subito prima. È quello che ha permesso al Napoli di diventare letale, perché più imprevedibile. Mertens si muove, non ti dà riferimenti o posizioni fisse da mantenere, zone di campo da occupare. Può essere dovunque, può fare qualunque cosa. E poi può farti gol.
Questa sua polivalenza offensiva la leggi nei dati incredibili di una stagione incredibile: 59% di precisione al tiro su 148 tiri tentati, secondo score in Serie A dopo Edin Dzeko. Ma anche 57 occasioni create, con 9 assist decisivi e 48 passaggi chiave. Cifre da esterno (Insigne arriva a 66), cifre da Mertens che diventa fonte di gioco alternativa in una zona di campo dove solitamente si muove e agisce uno stoccatore – in maniera elementare. Mertens mette insieme le due cose: il genio e la capacità di concretizzare il gioco.
Un’altra testimonianza di questa sua doppia veste, uomo squadra e creativo, sta nel numero di dribbling riusciti a partita (1,7) e nella pass accuracy altissima per un attaccante (76%). Mertens centravanti è stato tutto questo, ed è stato bellissimo. La sua conferma, insistentemente voluta, nasce da questo assoluto primato di bellezza e utilità nel gioco.
Le prospettive
Quelle di mercato sono state sistemate con il rinnovo del contratto. Quelle tattiche sono state definite subito, in questo ritiro: Mertens è ormai un centravanti, all’occorrenza può tornare sull’esterno a duettare con Milik ma scelte e preferenze (del tecnico, sue personali) lo identificano nella sua nuova dimensione. Da giorni Il Napolista dedica articoli e riflessioni al dualismo tra Dries e l’attaccante polacco, da una gestione serena di questa convivenza dipenderà molto della prossima stagione.
Oltre a questo, c’è la curiosità di capire cosa sia stata la scorsa stagione. Nel senso: Mertens può ripetersi agli stessi, incredibili livelli? Si è trattato di un exploit isolato, tipo quando si allineano tutti i pianeti, oppure siamo di fronte a una delle intuizioni tattiche più giuste e centrate nella storia recente del gioco? Sarà bellissimo scoprirlo, i primi assaggi del ritiro di Dimaro hanno detto che sì, siamo tutti d’accordo: Mertens sarà una risorsa determinante per il Napoli che verrà. Abbiamo costruito, insieme a lui, un nuovo mostro tutto da sfruttare. Lui è stato perfetto nel sorprenderci. Noi, Sarri e Dries abbiamo inventato un nuovo campione, insieme. Da 90 minuti interi, questa volta. E con tanti, tanti gol in più.