ilNapolista

Come gioca il Genoa di Juric: aggressività e Simeone, ma non è la squadra dell’andata

I rossoblù vivono un periodo difficile, da squadra candidata per un posto in Europa si ritrovano salvi solo per demeriti altrui. Eppure, ci sono le doti del Cholito e una buona aggressività di base.

Come gioca il Genoa di Juric: aggressività e Simeone, ma non è la squadra dell’andata

Sarri e la preveggenza

Ha detto tutto Sarri in conferenza stampa: “Pensiamo al Genoa”. La gara di domani sera non va considerata assolutamente un intermezzo precedente a ciò che ci aspetta la settimana prossima. Affrontare nel miglior modo possibile, e cercare di superare, i rossoblu’ è di capitale importanza per la prosecuzione del cammino del Napoli.

Vero è che ci sono parecchi elementi che farebbero pensare a un impegno piuttosto alla portata. Perlomeno se si guarda al momento delle due squadre. Il Napoli viene da sette vittorie e due pari nelle ultime nove di campionato. Il Genoa, nelle ultime sette, ha racimolato solo due pareggi con cinque sconfitte, con una media di due reti subite a partita nel periodo in esame. Erano state 19 nelle 16 gare precedenti: numeri insomma quasi raddoppiati al ribasso. Poco prima di Natale, i rossoblu’ erano accreditati come una delle possibili outsider per un posto in Europa League. Ora, se non si guardano indietro, è solo perché le ultime della classe vanno davvero piano.

Peggioramento (sul mercato)

Sembra essere rimasto poco della creatura di Juric che tanto bene aveva fatto per larga parte del girone d’andata, mettendo insieme anche prestazioni ragguardevoli: il pari contro gli azzurri, le vittorie addirittura roboanti contro Milan e Juventus. C’entra in qualche misura, certamente, l’ormai solito stravolgimento compiuto da Preziosi a metà stagione, che ha trasformato il Grifone in un porto di mare, con partenze e arrivi a ritmo vertiginoso. Qualche punto di riferimento è venuto meno: se è vero che l’impatto di Pavoletti nella stagione genoana era stato relativo a causa degli infortuni, e assorbito dall’esplosione di Simeone, la partenza di Rincon è stata un colpo durissimo e pure quella di Ocampos non è stata esattamente indolore.

Gli infortuni di Veloso e Perin hanno fatto il resto. E se pure adesso, dopo un gennaio tribolato, Juric è stato accontentato con la ricomposizione di un centrocampo numericamente e qualitativamente valido, è ancora, fisiologicamente, alla ricerca degli equilibri. Hiljemark sembra essersi calato bene nella nuova realtà, Cataldi ha tutto per far bene e anche Taarabt, appena entrerà in condizione, darà il suo contributo, ma in generale c’è un filo che va riannodato con il passato recente.

Peggioramento (in campo)

Le difficoltà attuali del Grifone vanno ricercate anche nel modello di gioco del tecnico. Un tipo di gioco basato sull’aggressività e sulla compattezza tra i reparti che se ben eseguito da’ i suoi risultati, ma che non può essere riprodotto sempre a ritmi altissimi e, dunque, con la medesima efficacia. Di nuovo, torniamo ai dati difensivi dei rossoblu’. Che mediamente continuano a subire poco, con 11,8 tiri concessi a partita: solo quattro squadre hanno fatto meglio. Ma nelle sette gare della striscia negativa il dato sale a 14,4. Il peggioramento è evidente. Anche considerando il modo di stare in campo nell’ultima gara persa contro il Sassuolo. Per spiegare meglio, compareremo i campetti posizionali medi delle due gare contro gli emiliani, quella di settembre e quella di domenica scorsa.

A sinistra, il Genoa sceso in campo a Marassi contro il Sassuolo quattro giorni fa; a destra, quello sceso in campo in Emilia a settembre. Stesso avversario, stesso risultato (sconfitta), stesso modulo utilizzato, ma equilibri tattici assai diversi. Nella gara di settembre, gli uomini di Juric tennero comunque discretamente il campo, al netto degli errori commessi. Domenica scorsa, sbilanciamenti e sproporzioni piuttosto evidenti.

I numeri della crisi rossoblu’ nel match di domenica. Hiljemark e Cataldi, in mezzo, hanno cercato di fare ordine (82,1 e 85,5 per cento di passaggi riusciti, dati non eccellenti ma nemmeno da buttare). Molto coinvolto soprattutto l’ex laziale, con 92 palloni toccati. Con un lavoro di filtro però non proprio eccellente: due soli interventi difensivi per lo svedese, un po’ meglio l’italiano con 4, che ha provato ha metterci anche qualità (due passaggi chiave). Deficitaria, in particolare, la prestazione degli esterni: 59 e 58 per cento di passaggi riusciti per Edenilson e Laxalt.

L’uruguaiano non ha dato nemmeno il solito contributo nella doppia fase, con un solo intervento difensivo. Anche se Juric a quanto pare su di lui non è d’accordo e in conferenza stampa lo ha difeso (ci sta, visto quanto fatto finora). Hanno provato a darsi da fare gli attaccanti (due conclusioni e tre passaggi chiave per Pandev e Palladino, tre tiri e due key passes per Simeone) ma senza costrutto. Nemmeno male la difesa, che ha concesso al Sassuolo appena sette conclusioni. Ma con la solita disattenzione su calcio da fermo, una costante ormai nelle ultime gare dei rossoblu’.

Sulla punizione di Berardi, Pellegrini è già completamente dimenticato dalla difesa del Genoa. La palla poi gli arriverà tramite una spizzata per una conclusione a rete piuttosto comoda.

Genoa

Ceccherini (che già aveva segnato il primo gol del Crotone su situazione identica) prende il tempo a Edenilson che guarda solo la palla e praticamente non si accorge che l’uomo gli passa davanti. Il difensore calabrese va a saltare indisturbato. Prende il palo ma anche sulla ribattuta di Ferrari la difesa rossoblu’ è lenta e distratta.

Il Genoa accusa insomma, in questa fase, deficit non solo di ritmo ma anche di attenzione. Guai a pensare che sia così anche per l’autostima, però: la doppia rimonta compiuta a Firenze dice di una squadra che ha perso magari smalto ma non certo il carattere. Occorre non dimenticare le difficoltà create all’andata dalla banda di Juric, con un Napoli costretto allo 0-0 e che nel finale rischiò quasi la sconfitta. E con una squadra di Sarri molto spesso portata in un imbuto, senza riuscire a sfruttare il campo in ampiezza come suo solito.

In quest’occasione più che un 4-3-3 quello azzurro sembrava un 4-3-2-1 ad albero di Natale. Il Genoa chiuse le fasce molto bene e gli azzurri provarono, senza successo, a entrare con gli esterni dentro il campo.

Juric, come all’andata, dovrebbe proporre qualche aggiustamento al 3-4-3 d’ordinanza. Possibile un 3-5-2, specie se dovesse esserci il ritorno dal primo minuto di Veloso, nuovamente a disposizione. Dura pensare che il tecnico croato voglia concedere la superiorità numerica alla mediana azzurra e la parità numerica ai nostri attaccanti. La chiusura sulle fasce sarà demandata alla capacità aerobica di Laxalt ed Edenilson, con l’aiuto a turno e secondo i casi del terzo di difesa di riferimento (a sinistra Munoz, a destra, vista l’assenza di Izzo, uno tra Orban e Gentiletti) o della mezzala. E se pure i numeri offensivi del Grifone non sono eccezionali (27 reti segnate, dodicesimo attacco del torneo), meglio non sottovalutarne le capacità in ripartenza. Anche perché Giovanni Simeone si è già reso protagonista di gol così (e in totale ne ha fatti già 10):

Genoa

Ok, difesa del Crotone messa malissimo, ma il movimento e la scelta di tempo sono da centravanti di razza. Con una torsione per cercare la porta neanche facile. Il ragazzo farà strada.

 

 

ilnapolista © riproduzione riservata