ilNapolista

Un giorno all’improvviso, Napoli rimpiange Gabbiadini: un insensato revisionismo

Per i tifosi del Napoli, “Gabbiadini non è stato valorizzato” e si poteva fare diversamente. Un cambio modulo, magari. Come se Manolo non avesse fallito tutte le occasioni, o quasi.

Un giorno all’improvviso, Napoli rimpiange Gabbiadini: un insensato revisionismo

La Napoli che ama

Chiariamoci: Manolo Gabbiadini è un fior di giocatore, e un grande professionista. A occhio, anzi a naso, si potrebbe dire che sia pure un bravissimo ragazzo. Effettivamente, mai una parola fuori posto o un comportamento poco etico. Il cartellino rosso di Crotone, proprio per la sua unicità, va considerato come un episodio a sé, un caso isolato. Poi è una situazione di gioco, non fa testo.

In questi giorni di calciomercato, colpisce l’assoluto revisionismo rispetto al calciatore Gabbiadini. L’abbiamo scritto sopra, lo ripetiamo: Gabbiadini è un fior di calciatore. Gioca bene a pallone, anzi benissimo. Tira bene col sinistro, da qualunque posizione. Si sa inserire alle spalle del difensore, sente la porta e ha un’ottima tecnica di base.

Però, io non ci sto. Cioè, non posso continuare ad accettare passivamente questo discorso sull’errore di cedere Gabbiadini. Ne ho letti tanti, ma tanti in questi giorni, in queste ore. “Stiamo sbagliando, un talento italiano che va via, non abbiamo saputo valorizzarlo, una grande pecca di Sarri”. Roba di tutti i colori, di tutte le specie. È bello, mi e ci fa sentire addosso una Napoli che ama. In questo caso, ama a posteriori Manolo Gabbiadini. Però, è tutta roba che non sta in piedi. Tecnicamente, calcisticamente, non sta in piedi. L’unica cosa che dovrebbe contare, il responso del campo, non conta.

Nessuna sorpresa

Non è che questa sia una cosa nuova, per i napoletani o i tifosi di calcio in generale. Va sempre meglio agli altri, fanno sempre bene gli altri e noi siamo quelli sbagliati. È tipico della mentalità passionale, quindi non razionale (ma perché? È un obbligo?) del tifoso. Non ci si può sorprendere di quanto si legge oggi, in questi giorni, rispetto a quanto si è letto pure l’anno scorso. Quando il Napoli aveva Higuain (Higuain!) che teneva una media superiore di un gol a partita e qualcuno suggeriva il cambio di modulo “perché si valorizzasse Gabbiadini”. Le assurdità che si scrivono in questi giorni dopo 100 minuti di Pavoletti a Napoli impallidiscono rispetto a queste considerazioni, vecchie solo di qualche mese.

La verità è che Gabbiadini ha avuto le sue occasioni e non ha saputo sfruttarle. Semplicemente. Non perché sia scarso, non solo perché è emotivamente inadatto. Ma perché, tatticamente, non c’entra niente con questa squadra. I tifosi hanno voglia di minacciare critiche, agitare torce e forconi, aizzarsi e compattarsi. Non c’è niente che tenga: Gabbiadini ha tenuto una media gol alta nel Napoli di Sarri perché è il Napoli di Sarri che permette a tutti gli attaccanti di avere tantissime chance. Basta guardare lo score di Mertens, ultimamente.

Oltre i gol, che quest’anno sono comunque pochi (3 in campionato, di cui uno su rigore, e 2 nelle coppe, di cui uno su rigore), c’è il racconto tattico di un calciatore che solo in alcuni momenti (Napoli-Inter, ad esempio) è riuscito davvero a calarsi nelle necessità del sistema di gioco. Sarri ha provato a utilizzarlo come centravanti, non ha tratto indicazioni positive. Lui è l’allenatore del Napoli, e l’allenatore del Napoli ha deciso che Gabbiadini può andare via. Che è meglio Pavoletti. Potrete non essere d’accordo, il calcio è di tutti e ci siamo. Ma le decisioni le prendono presidenti, direttori sportivi, allenatori. Tanto è vero che, alla fine, i tifosi criticano proprio loro. Quelli che fanno le scelte.

E il discorso sul centravanti?

È andata così. Poteva andare meglio, con Gabbiadini? Sicuramente. Ma non c’è da farsene un cruccio, perché nel frattempo il Napoli è stato ed è ancora il miglior attacco del campionato. Perché nel frattempo il Napoli è arrivato secondo, ora è terzo, ha passato il turno in Champions League e giocherà la semifinale di Coppa Italia. La cessione di Gabbiadini si imponeva, non aveva senso che rimanesse a Napoli. Perché nella squadra di Sarri non può fare il centravanti né l’esterno, perché nella stessa squadra non sono previste seconde punte e non sono contemplati mezzi trequartisti.

Perché è stata fatta una valutazione sbagliata a inizio stagione, quella sul Gabbiadini centravanti, e ora è stata messa una pezza. Tra l’altro, i tifosi criticano nella stessa maniera in cui si sottolineava, fino a due mesi fa, come il Napoli mancasse di una prima punta dopo l’infortunio di Milik. Cioè, decidetevi.

Se volessi  in qualche modo sintetizzare le richieste dei tifosi del Napoli, direi che: il Napoli avrebbe dovuto tenere Gabbiadini e farlo giocare da esterno destro d’attacco, facendo riposare Callejon (!) in qualche partita. Avrebbe dovuto acquistare Pavoletti, in modo da avere due centravanti veri più Gabbiadini e all’occorrenza Mertens. Sarri avrebbe dovuto dare più spazio a Manolo per valorizzarlo, magari aumentando gli ingressi a gara in corso. Sarri avrebbe pure dovuto gestire i malumori dello spogliatoio e ovviare in qualche modo a quel dannato regolamento che non capisce niente e obbliga gli allenatori a schierare solamente undici calciatori in campo, a fare giusto tre sostituzioni. Ah, in tutto questo un occhio a Rog e Maksimovic. Che sono stati pagati e quindi devono essere valorizzati. Infine, vincere. Magari convincendo pure.

Uomini e calciatori

Ecco perché il titolo: il revisionismo sul calciatore Gabbiadini è privo di ogni senso logico. Oppure, è mutevole a seconda del momento. Dopo Inter-Napoli dell’anno scorso, tre palloni toccati, Gabbiadini non è buono. Oggi che se ne va, Gabbiadini è un professionista serio che andava trattenuto in virtù delle sue potenzialità. Ma per favore.

In una conversazione di redazione, Massimiliano Gallo mi ha detto che questa affezione per Gabbiadini è dovuta anche alla tendenza tutta napoletana di apprezzare i centravanti tecnici (e al conseguente timore per Pavoletti). Ecco, appunto. Gabbiadini non è un centravanti. Non lo è mai stato per questa squadra, non potrà mai esserlo. E la ragionevolezza e la contestualizzazione sono arti che vanno apprese e praticate. Da parte mia, a Gabbiadini va un saluto e un in bocca al lupo. Segnerà tantissimi gol, sperando che Puel (il manager del Southampton) sia meno scarso di Sarri come tecnico. Che non poteva fare altro, eppure “non ha saputo valorizzare Gabbiadini”. Del resto, la colpa è sempre e solo di chi fa le scelte. O no?

ilnapolista © riproduzione riservata