Tanti significati, calcistici e non, nell’uno contro uno a centrocampo tra lo slovacco e l’olandese.
Non è difficile individuare il duello chiave di sabato, di Napoli-Roma in programma sabato alle 15 al San Paolo. Si consumerà a centrocampo, tra i due calciatori più forti e completi presenti in campo (a parere di chi scrive, ovviamente): Marek Hamsik e Kevin Strootman. A seconda di come la Roma scenderà in campo, i due potrebbero ritrovarsi proprio uno accanto all’altro. Già lo sarebbero e probabilmente lo saranno in quanto a spazio di campo occupato, potrebbero diventare proprio dirimpettai, vicini di casa, nel momento in cui Spalletti decidesse di schierare l’olandese come interno destro. Occhi negli occhi, Kevin e Marek. Senza Milik e con Totti a mezzo servizio, lo strano destino di essere i protagonisti più attesi partendo dal centrocampo.
Strootman, poi, ha un conto aperto con Napoli. Uno stranissimo rapporto, che parte dalle voci di mercato dell’estate 2013 fino al doppio episodio di febbraio 2014. In mezzo, il bellissimo gol realizzato nell’andata della semifinale di Coppa Italia, sempre nel febbraio 2014: un bolide dai 30 metri, col mancino, nel sette in alto a sinistra della porta di Reina. Una settimana dopo, il fattaccio: il Napoli sta vincendo 3-0, non c’è più partita al San Paolo se non quando la Roma prova ad azionare i suoi uomini offensivi. Callejon va via sulla sinistra, Strootman è in ritardo e si gioca il giallo per fallo tattico. Applauso all’arbitro, ironico e polemico. Subito dopo il rosso, l’urlo del San Paolo e i fischi per l’olandese che imbocca il tunnel sotto la Curva B. La risposta dell’ex Psv è eloquente, uno sputo in diretta nazionale che fa arrabbiare non poco i tifosi del Napoli. Quando si rivedranno, un mese dopo in campionato, Strootman e il San Paolo saranno nemici per la pelle. Saranno stati esposti striscioni, sui social saranno state scritte cose anche disprezzabili dopo il gesto (disprezzabile) del centrocampista olandese. Che subisce un infortunio gravissimo proprio sotto gli occhi dei suoi nemici più grandi: rottura del legamento crociato del ginocchio. Esattamente lo stesso incidente capitato a Milik.
Il recupero è lento, laborioso, non una bella cosa da scrivere e leggere pochi giorni dopo che il tuo centravanti ha subito un infortunio identico: cinque partite giocate nella stagione successiva, sei in quella dopo ancora, giusto l’ultima. Poi il rientro vero, quest’anno, e il recupero di una dimensione tecnica di assoluta eccellenza per il nostro campionato. Perso Pjanic, che ha comunque caratteristiche diverse, Spalletti ha potuto contare (finalmente) di nuovo sullo Strootman migliore, che ha ripagato al meglio: 2 gol in 7 presenze tra Serie A ed Europa League, ma soprattutto la giusta continuità di rendimento per sentirsi un calciatore ritrovato. Ora passerà da Napoli, e sarà curioso vedere come un San Paolo pieno accoglierà il calciatore che ha in qualche modo avviato la leggenda del “malocchio” riferita al pubblico di Napoli. Una mitopoiesi che quest’anno avrebbe o dovrebbe colpire anche Higuain, ma che fatalmente si è ritorta contro i tifosi azzurri: Milik non ci sarà, Strootman sì. Sarebbe bello che i tifosi azzurri, dopo gli attestati di solidarietà di alcuni sostenitori giallorossi per il polacco, potessero accogliere senza eccessive manifestazioni negative l’ex centrocampista del Psv. Un altro segnale di distensione tra due ambienti che fanno ancora fatica a toccarsi. Anche perché, al di là delle antipatie passate, Strootman è un signor calciatore: bravissimo nella fase difensiva, sa essere determinante anche negli inserimenti offensivi. Combattivo ma preciso palla al piede, con una grande capacità di lettura tattica.
Dall’altra parte, Milik non ci sarà. E quindi il cono di luce dei riflettori passa su Marek Hamsik. Che con la Roma ha una statistica tutta particolare: tra le squadre cui ha segnato almeno 5 gol, è quella contro cui non riesce a segnare da più tempo. L’ultimo gol cinque anni fa, stagione 2011/2012, nell’ultima sconfitta interna patita dal Napoli contro i giallorossi, allora allenati da Luis Enrique: 1-3, partita maledetta e illusorio gol dell’1-2 dello slovacco. Che ora, più che mai, ha la necessità di caricarsi la squadra sulle spalle e tenere alto il morale, l’entusiasmo. Nelle partite in cui si è acceso, il Napoli ha espresso il meglio di sé: Palermo, Bologna, Chievo, Benfica. Quando è stato assente (Bergamo, soprattutto), il Napoli ha patito la mancanza di una luce nel suo gioco, ha sentito venire meno l’imprevedibilità della giocata che va oltre lo schema.
Insomma, sarà un bel duello. Anzi, sarà “il” duello di una partita che metterà di fronte due squadre dal grande potenziale offensivo, primo e terzo miglior attacco della Serie A. Dinamite pura, ma l’innesco arriva prima: da una parte è di fabbricazione slovacca, di fronte sarà roba made in Nederland. Con tanti significati extracalcistici, come appena (de)scritto. Vedremo chi avrà la meglio.