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La telefonata Agnelli-Marotta e il “problema” Gabbiadini

La Juventus vince ma arranca a Palermo. Mentre noi a Napoli amiamo farci male da soli.

La telefonata Agnelli-Marotta e il “problema” Gabbiadini
Agnelli e Marotta

Ciao Beppe, hai dormito bene? com’è l’umore della squadra?

Ciao Andrea, non ho conferma ma mi sembra bianco-nero. (Battuta, mal riuscita, però)

Dobbiamo preoccuparci, Beppe?

I media e la rosea, caro Andrea, dicono che contano solo i punti e noi ne abbiamo uno di più di loro.

Vabbè, caro Beppe, i media predicano calma e gesso ma io non riesco ad essere sereno, il Napoli gioca meglio, gli abbiamo tolto Gonzalo e continua a segnare, ora ci si mette anche Gabbiadini, non bastavano Milik, Hamsik e Callejon. Vuoi vedere che abbiamo sbagliato, forse se volevamo davvero indebolirli dovevamo prendere il folletto spagnolo.

Al risveglio, stamattina, tra il presidente Agnelli e l’ad Marotta dovrebbe essere andata proprio così. Loro due si sentono sempre al telefono prima di andare a messa e fanno il bilancio della giornata. A metterli in contatto è il fido Fabio (Paratici) che, però, può solo ascoltare, ma stamattina gli va di lusso dopo la penosa esibizione della banda Allegri. Max fa finta di niente ma ha le budella intorcigliate. Era sicuro che i suoi avrebbero fatto una passeggiata alla Favorita e si era preso il gusto di una battuta su Sarri («lui alle conferenze non va, io non manco mai, non ho nulla da temere») ora, però, se potesse si squaglierebbe, ma donna Ilaria e Paolo Condò hanno sulla punta della lingua la domanda che più lo fa andare in bestia perché tocca il suo nervo scoperto: che succede alla Juve? Cosa rispondere? Max ha scelto la soluzione più cinica, ma, in fondo, più onesta, l’unica che gli consente di stare in pace con la coscienza: «Pensavo non ci sarebbe mai stata una partita più indecente di Inter-Juve, ma mi sbagliava questa per noi è stata peggiore, ma almeno portiamo a casa tre punti».

Che domenica, ragazzi! Higuain e Mandzukic costretti a giocare da terzini per difendere la prodezza del carneade Goldaniga che ha segnato al posto loro intervenendo con un tacco spettacolare sul tiro loffio di Dani Alves che dopo l’autogol ha gioito come se avesse firmato una prodezza alla Maradona. La corazzata Juventus costruita per vincere scudetto e Champions ha giocato da provinciale e ha scippato tre punti. Il Napoli, invece, si guarda allo specchio e si vede bello e vincente. Ha impiegato meno di mezz’ora per liquidare la pratica Chievo che è una delle più rognose e, quel che più conta, ha risolto il secondo problema che, a detta di chi rema contro, si porta dietro: Manolo Gabbiadini si è sbloccato e ha perfino ritrovato il sorriso. L’Inter ha Gabigol, noi Gabbiagol: vedremo alla fine chi starà meglio.

Il secondo (presunto) problema è la classica domanda di riserva alla quale si ricorre quando non si può speculare sulla limpidezza e sulla spettacolarità del gioco del Napoli che ieri è stata sottolineata perfino da Marocchi: perché Sarri non fa giocare i nuovi acquisti? Se non gli servono, cosa li ha presi a fare? È vero che Diawara gioca bene ma è troppo nervoso e che Rog non si adatta al modulo di Sarri, come Grassi? E, per chiudere: Tonelli è davvero scassato? Roba da chiodi se si pensa all’accusa che andava di moda l’anno scorso: il Napoli gioca bene, ha mandato a memoria la lezione di Sarri, ma non ha ricambi, non sarà mai competitivo su tre fronti. Quale delle due versioni è quella giusta? Nessuna delle due, gli hanno tolto il bomber ma don Maurizio sta dimostrando che sa cambiare moduli di gioco in corsa o preparandoli durante la settimana e, vedrete, di qui a pochissimo i nuovi acquisti entreranno in gioco, soprattutto Giaccherini e Maksimovic. Una considerazione, però, s’impone, altrimenti ci accusano di avere gli occhi foderati di prosciutto. Il Napoli è in salute tecnica, ma non in pace con se stesso: quel San Paolo vuoto mentre la squadra dà spettacolo di bel gioco e scomoda aggettivi superlativi mette tristezza. Passerà, almeno si spera, a meno che non si sia deciso di farsi del male da soli.

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