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Che fine hanno fatto le presentazioni dei nuovi acquisti del Napoli?

Una volta, le foto coi giornalisti, la sciarpa a Piazza dei Martiri, al San Paolo. Oggi, i social network e i tweet, ma pure delle domande senza risposta.

Che fine hanno fatto le presentazioni dei nuovi acquisti del Napoli?

“The magnificent seven” è un film western del 1960 con Steve McQueen, Yul Brynner e Charles Bronson, diretto da John Sturges, che viene replicato proprio in questi giorni di settembre da un remake, firmato Antoine Fuqua con Denzel Washington. Un western bello, corposo, con le classiche sparatorie e pieno di colpi di scena. Nella musica, con lo stesso titolo, le Supremes ed i Four Tops pubblicarono album di successo mentre i Clash, da “Sandinista” del 1980, ne fecero un pezzo dal sapore vagamente rap anticipando la contaminazione tra rock e nuovi generi. Oggi i “magnifici sette” sono anche gli acquisti fatti dal Napoli di De Laurentiis sebbene, dai ritorni da fine prestito, ufficialmente ci sarebbero 16 nomi nuovi rispetto alla passata stagione. Gli altri sette, stavolta non “magnifici”, sono Sepe, Roberto Insigne, Dumitru, Dezi, Uvini, Radosevic e Tutino  considerando che Zuniga e De Guznman sono stati ‘sbolognati’ altrove nel giro di pochi giorni.

Beh, qualcuno di questi nuovi arrivi, suscita curiosità. Quanti di voi si saranno chiesti, in questi caldi giorni di fine mercato, dove si trova la Guinea? Ma come, la patria del nuovo che avanza, Amadou Diawara. Africa Occidentale. Io, col pensiero, però, sono andato immediatamente ad un altro paese esotico del calcio della mia infanzia: ad Haiti, la nazione che osò sfidare l’Italia ai Campionati del Mondo in Germania del 1974. E ho riannodato i fili della memoria, ho rivisto come in un sogno le figurine dell’album Panini e qualche caricatura notata sui giornali dell’epoca (eh, sì, perché se si viene da un paese ‘esotico’ il vignettista è sempre pronto a mettere in evidenza qualche difetto fisico ). Il portiere ‘gatto nero’ Francillon, il mulatto Vorbe, il veloce ma tarchiato centravanti Sanon che fece gol a Zoff mettendo fine ad una lunga imbattibilità e che esultò come se fosse l’ultimo giorno della sua vita. E poi nomi che oggi non ci dicono più niente come Nazaire, Dèsir o Auguste, calciatori fotografati con le piante di mango alle spalle. Per me, 40 anni fa, era quello il ‘calcio esotico’, oggi potrebbe esserlo il paese di nascita del nostro nuovo centrocampista. Non credo che i calciatori guineani siano polli d’allevamento o che in Guinea nascano tanti talenti, come del resto in altri paesi contigui, quindi facciamo attenzione a questo gioiellino, potrebbe essere una vera rarità, un diamante da sgrezzare.

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Sono andato a ripassarmi un pò di geografia ed ho annotato che i predecessori del nostro Diawara non sono poi molti. Per amore ‘patrio’ diremmo Koulibaly (con Demba Ba) per il Senegal, Chalobah (con Kallon, l’ex di Inter, Genoa, Cagliari, Bologna, Reggina e Vicenza) per la Sierra Leone, Keita per il Mali, il mitico Weah per la Liberia e il felino Yaya Tourè per la Costa d’Avorio. Per questo, per la voglia di conoscerlo, avremmo volentieri fatto un’intervista al giovane la cui ufficialità è arrivata solo dopo l’immancabile tweet del presidente. Perché anche Amadou, francamente, fa parte delle cinque telenovelas che hanno contraddistinto l’estate del calcio marcato del Napoli. Passi per gli acquisti normali’ di Tonelli e Giaccherini, il primo annunciato già il giorno dopo la conclusione dello scorso campionato (illegale!), il secondo concluso in due ore, di pomeriggio, sotto la calura (era “mens sana in corpore sano” e si è rotto dopo?) ma gli altri cinque vanno iscritti di diritto nel registro delle puntate di infinite soap opera. Insomma, non ce ne rendiamo conto, ma possono sembrare cose per ‘casalinghe’ alle prese con “Beautiful”. O “desperate housewives”.

Milik e Zielenski, Rog, Maksimovic e Diawara, tutte trattative infinite, estenuanti, con numeri contraddittori. I bonus, poi, fanno impazzire. Li hai pagati più bonus, li hai pagati tot senza bonus, insomma da oggi in poi non puoi fare a meno del ‘bonus’, sarà contento anche Renzi che lo ha dato agli insegnanti l’anno scorso. Ecco, noi ci saremmo voluti recare, armati di taccuino e penna biro, a quella che una volta era un rito che si consumava prima dell’inizio del campionato e che oggi non c’è più, sostituito dai tweet e dalle foto sui social network, ovvero LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO GIOCATORE DEL NAPOLI. Al campo d’allenamento, all’albergo sul lungomare, in sede mentre si prendeva confidenza col nuovo ambiente, in ritiro, al San Paolo per la prima foto ufficiale con la nuova maglia, dal balcone in Piazza dei Martiri per salutare i tifosi con la sciarpa azzurra al collo fino allo show di Inler con la maschera da leone su una nave da crociera. Tutto faceva ‘presentazione’ ma si è passati dal “tutto quanto fa spettacolo”, vedi Inler, allo “zero assoluto”, l’oggi.

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Le abbiamo viste tutte, nella storia degli azzurri, ma adesso sentiamo che manca quel contatto con i mezzi di comunicazione, la stampa, i giornali che riempivano le pagine con le foto dei nuovi giocatori. E le sensazioni dei giornalisti, quelli veri. Sognavamo perché dolce era l’attesa, l’arrivo di quelle foto che sancivano “È nu jucatore nuosto!” (“E’ un nostro giocatore!”) era un rito al quale difficilmente si rinunciava. Quelle presentazioni avevano un valore ed un senso. Scoprivi il carattere del giocatore, lo conoscevi come “uomo fuori dal campo”, potevi, soprattutto, fargli qualsiasi domanda. Cosa che oggi appare interdetta a meno che non segui il calciatore su Instagram o Facebook. L’incontro col nuovo giocatore non esiste più, De Laurentiis lo ha abolito e per scrivere un pezzo, dove la fantasia non va certo al potere visto che i tweet sono uguali per tutti, bisogna arrampicarsi sugli specchi se non sulle montagne russe.

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Dicevo, Amadou Diawara fa curiosità. C’è anche la assonanza più che la rima. Ci saremmo andati, certo che sì, alla sua presentazione. E avremmo voluto fargli le seguenti dieci domande, non necessariamente nell’ordine in cui le trovate.

Napolista : Parlaci della tua infanzia, come si vive il calcio in Guinea?

Napolista: Ti sei ispirato a qualcuno in particolare, si è detto che sei un fan di YaYa Tourè. E’ vero?

Napolista: Come ti senti a pensare che due anni fa giocavi a San Marino dove il calcio ha la stessa importanza del tè alle cinque a Napoli e oggi sei in Champions League?

Napolista: Come hai vissuto questa tribolata trattativa?

Napolista: Visto che non ti eri presentato nel ritiro del Bologna, temevi una ritorsione della società felsinea sul mercato?

Napolista: Presentati come giocatore, in quale ruolo ti piacerebbe giocare considerato il modulo del Napoli?

Napolista: L’apparente tranquillità con cui approcci e giochi le partite è una dote innata o te la imponi per non perdere le staffe e la concentrazione?

Napolista: Qual è stata la tua prima impressione di Sarri?

Napolista: Hai debuttato in Serie A giusto un anno fa. Cosa è cambiato nella tua vita negli ultimi 12 mesi?

Napolista: La tua vita oltre il calcio. Che tipo di ragazzo sei?

Grazie dell’intervista, Amadou, ti verremo a trovare a casa per uno speciale per il nostro sito.

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