Il Napolista cambia veste e passa al professionismo
Siamo sempre noi, con un nuovo abito e una nuova casa. E diverse prospettive. In un momento in cui – tanto per cambiare – i tifosi accusano il Napoli di Aurelio De Laurentiis di non avere un progetto, noi vi raccontiamo brevemente il nostro. Il progetto del Napolista, un sito nato per divertimento ormai sei anni fa e che oggi comincia la sua terza vita, quella che possiamo definire di passaggio al professionismo.
Sei anni fa, in un appartamento di Testaccio, con Fabrizio d’Esposito, Francesco Nardi e Gianluca Agata, nacque il primo Napolista. Non avevamo né le penne né gli account social né, francamente, una chiara idea di cosa fosse Internet. Il resto, più o meno, lo conoscete. Il Napolista è via via cresciuto e da gioco si è trasformato in qualcosa di più complesso e articolato. Un punto di riferimento per i tifosi del Napoli e non solo. Un blog nato grazie all’entusiasmo di pochi pionieri (i primi coraggiosi furono Claudio Botti e Guido Trombetti) che tre anni fa ha subito un primo radicale cambiamento grazie all’entusiasmo e alla professionalità di Gennaro Cirillo che ha traghettato il Napolista nel mondo degli adulti. E ci ha fatto prendere consapevolezza delle nostre possibilità. La battaglia per Benitez, le prese di posizione contro il cosiddetto “papponismo”, l’approdo di firme autorevoli (ne cito uno, Vittorio Zambardino, a lungo anima del nostro giornale) sul Napolista che è finito col diventare anche una vetrina professionale.
Vicissitudini professionali e personali hanno modificato il percorso del Napolista. Il rientro da Roma a Napoli. L’apertura di una sede ai Quartieri Spagnoli. I numeri che quest’anno ci hanno fatto battere ogni record, contro ogni previsione visto che in tanti erano scettici sulla vita del Napolista dopo Benitez.
Non siamo bravi a fare i gradassi, abbiamo evitato più volte di scrivere dei nostri dati perché ci sarebbe venuto da ridere, però l’aver sfiorato le 800mila pagine viste al mese e i continui consensi raccolti non solo a Napoli (il Napolista ha tanti lettori a Roma e a Milano) ci hanno fatto capire che era giunto il momento per provare il secondo salto.
Un’operazione che nasce da mesi di lavoro con la società Keep Up di Milano, con la competenza e la pazienza di Francesca Lupoli.
Sarebbe da raccontare quest’asse tra il Napolista e Milano, è lì che il nostro sito ha raccolto più consensi. È a Milano che ci hanno spinti a non aver paura di allargare i nostri orizzonti oltre il pallone. “Voi siete percepiti come Napoli, come un altro occhio su Napoli, che poi vi occupiate prevalentemente di calcio è un altro discorso”.
E allora, da mesi sono aumentate le nostre incursioni in altri campi, sempre con uno sguardo napolista, ossia cercando di evitare i luoghi comuni. Da mesi, abbiamo una vera e propria redazione, con Carlo Franco, Ilaria Puglia, Gianluigi Trapani, Alfonso Fasano e Francesca Leva che possiamo definire la nostra direttrice operativa, colei che ci ha riportati sulla terra.
Non è un caso se il Napolista proprio in questi giorni ha pubblicato con Colonnese editore il suo primo libro – “Higuain – Dica 36” – che ha messo insieme un bel po’ di napolisti storici e ne ha attratti di nuovi (il Napolista è una famiglia allargata: dai Virgilio a Fabio Avallone a Gianni Montieri a Noel Angrisani agli amici di Radio Shamal ai fondatori del Te Diegum e altri sicuramente ne stiamo colpevolmente dimenticando). Questa sarà anche la prima estate in cui seguiremo interamente il ritiro del Napoli a Dimaro. E nella nuova veste, come potete vedere, avremo una sezione dedicata alla città, ossia a tutto ciò che non è strettamente pallone. Vorremmo che diventasse un luogo di approfondimento e di dibattito.
Insomma, come diceva quel tale: sin prisa, sin pausa. Nei vecchi panni non ci stavamo più. L’anima, quella provocatoria ma anche intellettualmente onesta (sì, ce lo diciamo noi), resta la stessa. Così come l’attenzione ai dettagli e alla qualità. Buon Napolista a tutti.