Berlusconi lascia l’ospedale San raffaele di Milano e torna alla politica. Ma, intanto, conferma i rumors su una possibile cessione del Milan. Ovviamente ai cinesi, ma a condizioni ben precise e con una struttura di governance prettamente italiana.
«Il Milan ha ormai questa strada verso la Cina. Io ho fatto un percorso di 26 anni poi diventati 30, anche perché nel frattempo sono stato colpito da una condanna alla prigione e quindi la mia mente è stata impegnata altrove. La mia uscita di scena si basa su una scelta ponderata e sottoposta a una condizione precisa: quella di consegnare il Milan a chi è disposto a investire nel club per farlo tornare a essere protagonista in Italia, in Europa e nel mondo».
Questi i paletti imposti da Berlusconi per avallare finalmente la cessione del club: una struttura simile a quella di un fondo di investimento, con i gruppi cinesi che verranno fuori solo dopo la firma degli accordi e che non si esporranno sulle singole decisioni. Questo spetterà a dei manager italiani, in modo da non imporre un’internazionalizzazione a prescindere: chi farà da interfaccia con il mondo saranno i gestori del fondo, in primis Nicholas Gancikoff, che assumerà il ruolo di ad, e Sal Galatioto.