È possibile giudicare Italia-Irlanda andando oltre il luogo comune delle riserve, del turnover. Oltre pure la retorica della mancanza di motivazioni. Tutta roba che incide, sia chiaro. Che ha determinato, in parte, atteggiamenti e scelte compiute ieri sera in campo. D’altra parte, però, non possiamo perché non dobbiamo ignorare quanto il match di Lille sia stato in tutto e per tutto simile ai primi 80 minuti di Italia-Svezia. Ieri come a Tolosa abbiamo visto una squadra incapace di organizzare una manovra offensiva almeno varia, non vogliamo arrivare a dire spettacolare o divertente. Ecco perché quando è entrato Insigne (che analizzeremo in un articolo a parte, pubblicato nel pomeriggio) è sembrato che dalla panchina fosse arrivato un marziano. Il suo linguaggio tecnico (come quello di El Shaarawy) è troppo diverso perché troppo più alto rispetto alla mediocrità diffusa della squadra.
Cos’altro ci ha detto questa partita: solito schieramento (3-5-2 basic ma molto elastico, soprattutto in fase offensiva) per la squadra di Conte, com’è possibile vedere nel campetto sotto, in cui sono rappresentate le posizioni medie degli undici in campo. Il cambio degli interpreti, però, ha portato a un inaridimento delle già scarsa pericolosità offensiva degli azzurri: soli 5 tiri (contro i 12 dell’Irlanda), appena 3 occasioni da gol create (8 per i verdi) e pure una percentuale di passaggi riusciti del 78%. Che è superiore a quella di un avversario ancora meno trascendentale dal punto di vista tecnico, e che è perfettamente in linea con quella registrata nei due match precedenti. Come dire: l’Italia è sempre la stessa, non cambia mai. Con il Belgio ha vinto grazie alla totale disorganizzazione tattica degli avversari, con la Svezia per merito della grinta espressa nel finale. Contro l’Irlanda, una squadra più motivata e meglio messa in campo dei precedenti avversari, è arrivata una sconfitta che può sicuramente essere salutare, ma che solleva un interrogativo importante: l’Italia gioca meglio quando l’avversario è tecnicamente più dotato (il Belgio), ma sarà in grado di resistere a una squadra ricca di talento e pure organizzata con un criterio tattico reale? Ovviamente, ci riferiamo alla Spagna.
Non certo questa Italia, in grado di creare quasi il 100% (4 su 5) delle sue conclusioni solo attraverso tentativi da fuori area. Che su 11 cross effettuati è riuscita a trovare una sola volta un attaccante pronto alla deviazione pericolosa (il gran tiro al volo di Zaza in apertura di ripresa). E che ha palesato dei problemi anche in fase difensiva. Lo leggi nel dato dei tiri concessi all’Irlanda, lo vedi in occasione del gol.
In un’azione a palla scoperta, i tre centrali vengono schiacciati al centro dal numero di calciatori irlandesi in inserimento, ma tengono malissimo la linea. Bonucci legge malissimo il cross, si fa scavalcare dal pallone e si lascia scappare alle spalle il liberissimo Brady, che colpisce di testa su un’uscita che Sirigu poteva magari provare ad evitare. La colpa non è certo del portiere, ma forse restando tra i pali avrebbe avuto più probabilità di deviare il pallone.
Da notare, in questa situazione dinamica, come l’esterno di sinistra (in questo caso El Shaarawy) sia abbastanza molle nel pressing, dando quindi quasi ragione a Conte sul suo scarso utilizzo fino a questo punto. L’esterno della Roma non può giocare in un centrocampo a cinque, non ha la gamba e la capacità di lettura difensiva per poter rinculare e giocare una buona fase di non possesso. Il suo è probabilmente l’errore meno grave, ma nelle due partite precedenti la formazione di una linea a cinque reale aveva comunque contribuito a ridurre al minimo i rischi. Con El Shaarawy in campo, la linea viene tenuta male (lo vedi in occasione del gol) e la fascia non è coperta con la necessaria precisione nel pressing e nelle chiusure
Qui si capisce la rinuncia al calciatore della Roma, ma allo stesso tempo non si capisce la sua convocazione. Non c’è un altro ruolo per lui nel modulo scelto per questa Italia, tenerlo in panchina è quindi una scelta inevitabile. Al posto suo, e non perché El Sharaawy sia scarso, si poteva portare in Francia un calciatore più adatto a coprire l’intera fascia sinistra. Candreva a destra offre una riletture in chiave offensiva del ruolo di quinto di centrocampo, ma ha capacità difensive e tattiche nettamente migliori rispetto a quelle dell’italoegiziano.
Il resto della partita racconta della pessima prestazione di Sturaro, completamente fuori dal gioco e “capace” di giocare 18 palloni in 90 minuti di partita, con una percentuale del 73% di passaggi riusciti. Un contributo impalpabile, considerando anche i 3 tackle tentati (uno solo riuscito). Da segnalare, nella partita dello juventino, giusto le 4 palle intercettate. Poco, troppo poco, per poter essere un’alternativa valida agli interni titolari Giaccherini e Parolo, fondamentali nell’interpretazione del ruolo di mezzale richieste da Conte nel suo modulo. Non esaltante ma neanche da cancellare completamente la prova di Thiago Motta, titolare per la prima volta al posto di De Rossi: l’italobrasiliano del Psg è stato il migliore in campo negli azzurri per pass accuracy (85% di appoggi riusciti) ed è pure uno dei tre calciatori schierati da Conte in grado di giocare un passaggio chiave e quindi di creare un’occasione da gol. Sotto, nel campetto posizionale, tutti i palloni giocati dal numero dieci (sic) della Nazionale. In giallo, il suo passaggio chiave.
La vittoria dell’Irlanda è meritatissima. Lo leggi nel numero delle conclusioni in porta, ma anche nella loro dimensione spaziale (5 da fuori area, 7 dall’interno del 16 metri. Sotto la rappresentazione grafica) e dalla varietà dei passaggi chiave (3 provenienti dalle fasce e 4 dalla zona centrale). Poi ci sono i dati dei duelli individuali, tutti colorati di verde: il 54% degli scontri aerei e 12 uno contro uno (a 8) dicono che l’Irlanda aveva più motivazioni. E questo, forse, ci sta. Il problema è che l’Italia vista ieri sera è mancata dal punto di vista psicologico, ma anche da quello tattico. Che ha rappresentato la sua forza fino a questo punto, soprattutto in relazione alla difesa. Il vero allarme che sta risuonando (dovrebbe risuonare) nella testa di Conte è proprio questo: una Nazionale non precisa, attenta e concentrata nei momenti più importanti del match perde (non pareggia, ed è una bella differenza) contro l’Irlanda. E lunedì ci aspetta la Spagna, che al di là della retorica (pure condivisibile) della “squadra più forte quindi siamo avvantaggiati” è ancora, e a pieno titolo, una delle favorite per l’Europeo. L’Italia, invece, può essere quella di ieri era o quella vista contro il Belgio. C’è una grande differenza, pur se i principi di gioco sono simili e rifuggono lo spettacolo: l’applicazione tattica. Senza quella, partiamo quasi battuti.