Poco meno di un mese fa, il 21 aprile, Lorenzo Tonelli riempie uno dei suoi profili social con una bella citazione di Ernest Hemingway: «Siamo tutti apprendisti in un mestiere dove non si diventa mai maestri». Forse, parliamo di un ragazzo che sfugge al luogo comune del calciatore ignorante. Però, c’è da dire che questa citazione sembra calzare perfettamente addosso a Lorenzo Tonelli. Uno che incarna quella sorta di “autoprodotto artigianale” che sembra mancare così tanto al nostro calcio. Che si rivela all’improvviso mentre continua a imparare a fare il calciatore e il difensore.
L’uomo della provincia, che cresce in provincia e poi va nella grande squadra a fare il grande giocatore. Non per paragonare, ma la storia di Gaetano Scirea e Dino Zoff e Roberto Donadoni (tre nomi assolutamente a caso) è proprio questa, uguale identica. Una squadra di medio-alto livello per il percorso giovanile e poi il lancio, prima o dopo, nel calcio che conta. Con la maglia di una big, nel loro caso a strisce. Nel caso di Tonelli, il colore non cambia con l’ormai certo passaggio al Napoli: è azzurro pure il club della formazione, ed è lo stesso con cui è arrivato fino alla Serie A. Il difensore centrale feticcio di Sarri, infatti, è nato a Firenze ed è cresciuto nell’Empoli. Dal 2000, dal compimento dei 10 anni (è nato il 17 gennaio 1990), fa infatti parte della società toscana.
Una salita graduale, sua e dell’Empoli: la trafile nelle formazioni dei piccoli azzurri, l’esordio in Serie B nel 2010 e una stagione con spezzoni vari (alla fine, 16 presenze). Un altro anno di apprendistato (ancora 16 presenze), poi il colpo di fulmine. Per un allenatore e da parte di un allenatore, ovviamente. Che si chiama Maurizio e che di cognome fa Sarri, ancor più ovviamente. È una folgorazione, per entrambi, e porta la data della stagione 2012/2013. Sarri firma per l’Empoli e Tonelli diventa un punto fisso, fino a giocare 36 presenze totali in campionato più 4 ai playoff.
Nei meccanismi difensivi del tecnico toscano, uno come Tonelli ci sta a meraviglia: difensore centrale non altissimo (183 x 76 kg) ma veloce sul breve e bravissimo nelle letture preventive, era il perfetto contraltare di Daniele Rugani. Pure lui cresciuto nell’Empoli, pure lui lanciato da Sarri nella sua seconda annata empolese. Sempre in Serie B, nell’anno della promozione. Tonelli-Rugani è una coppia di centrali che potrebbe ampiamente disputare un campionato di massima serie, anche oltre il centro classifica. Il futuro bianconero più pulito e accademico; il toscanaccio accanto, barba lunga, più grintoso e di garra. Risaltano per le qualità difensive, certo, ma anche per una certa predisposizione al gol che è musica per le orecchie di un tecnico attento agli schemi da calcio piazzato. In tutto, Rugani e Tonelli giocano due campionati e mettono insieme 13 gol. Tonelli è addirittura meglio del gioiellino che oggi gioca nella Juventus: alle cifre di cui sopra, aggiunge le 4 realizzazioni del primo anno di Sarri e altre due in questa stagione.
Il resto racconta di una crescita costante ma anche di qualche difficoltà fisica e di birbonerie sparse. Basta guardare il profilo di Transfermarkt per rendersi conto dell’exploit del centrale toscano che è pasato da un valore di 1,4 milioni (luglio 2014) agli attuali 5,5. Un riconoscimento per un adattamento rapido al massimo campionato, che ovviamente non può non premiare un calciatore tatticamente intelligente, dalla buona tecnica di base (pass accuracy del 84%) e dal grande rendimento fisico (63% dei duelli vinti, di cui un altro 61% di testa). Un centrale europeo che non si è però ancora confrontato con l’Europa vera. Lo farà l’anno prossimo, anche se qualche perplessità (come accennato prima) viene da una certa predisposizione agli infortuni e alla polemica gratuita. Quest’anno, Tonelli ha giocato 26 partite di Serie A. Non tantissime, ma in linea con la sua media in carriera (28 l’anno scorso ad esempio). Di queste, 6 partite sono state saltate per infortunio (4 per affaticamento muscolare, 2 per problemi al tendine). Altre cinque assenze sono state causate da una squalifica: due per somma di ammonizioni, tre per il fattaccio dello scorso febbraio, quando in campo, dopo un’espulsione, Tonelli ha mimato il gesto delle manette. Una roba alla Mourinho, insomma. Non consigliabile in un Empoli-Sassuolo, figurarsi in una Champions League.
A questo, ci aggiungiamo anche il precedente poco edificante dello scorso campionato con un ex Napoli. Durante un Empoli-Atalanta, Tonelli fu protagonista di una lite con German Denis. L’attaccante argentino colpì con un pugno il difensore che a sua volta lo aveva minacciato di morte. Sopra, una foto circolata in rete e pubblicata dopo la rissa (si vede una piccola escoriazione sotto l’occhio sinistro di Tonelli). L’episodio si risolse con una squalifica per l’atalantino (5 giornate) ma anche per il centrale empolese (una sola partita) colpevole di “espressioni intimidatorie”.
Un bel peperino, Tonelli. Lo stesso che, sempre prima di un match con l’Atalanta, si è fatto immortalare all’uscita di un hotel con una bella sigaretta penzolante tra le labbra. Non il massimo della professionalità, forse. Anzi, sicuramente. Però, vuoi vedere che sia questo il lato di Tonelli che a Sarri piace di più? Si scherza, ovviamente. Quando si parla di toscanacci come Lorenzo e Maurizio, è quasi un obbligo.