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Un vecchio Roma-Napoli e la storia di un uomo buono e sfortunato: Paolo Barison

Un vecchio Roma-Napoli e la storia di un uomo buono e sfortunato: Paolo Barison

Se  John Charles fu il ‘Gigante buono’ del calcio europeo degli anni ’50, Paolo Barison da Vittorio Veneto, classe 1936, lo fu del calcio italiano degli anni ’60. Anch’egli biondo, occhi azzurri, una stazza fisica da urlo, una elevazione che dava centimetri ai difensori avversari, una punta potente e coraggiosa con un bel sinistro, dirompente, forte in progressione ma anche in acrobazia. Uno che “faceva a sportellate” , come si direbbe oggi, con il suo diretto avversario in area. Un generoso, un pezzo di pane alto 1,84 che non reagì nemmeno quando diventò, suo malgrado, il soggetto della più atroce delle beffe, quella preparata da Josè Altafini, come un novello Giuda, nei suoi confronti. Fu infatti professionista esemplare ma difettò in personalità e l’episodio di cui parleremo ne fu testimone.

Segnò molto nel Genoa, che poi lo inserì nella sua Hall of Fame, nel Milan e nella Sampdoria e non rese come avrebbe dovuto nella Roma e nel Napoli. Qui, infatti, dopo un ottimo primo campionato, dovette lottare per il posto da titolare prima con Orlando e poi con Manservisi nel suo ultimo anno con Chiappella. Dopo aver giocato nel Napoli per tre campionati totalizzando solo 7 reti, iniziò la sua parabola discendente perchè passare da una città che vive di pane e pallone come Partenope alla Ternana in serie B non fu proprio il massimo. Chiuse addirittura in Serie D, nel Levante, dopo una breve parentesi in Canada.

In questo insolitamente fresco week end di Aprile i fili dei ricordi si riannodano e la tragica vita dell’ala sinistra emerge dalla nebbia degli anni che passano. E che giocano col destino. Due flash, due istantanee della vita di una brava persona. Un amico mi porta un “Mattino” del 1965 dove c’è la cronaca di un Roma Napoli con 90000 spettatori  e mi rammenta quanto oggi ci vogliano tre stadi interi per arrivare a toccare quelle vette e, rimettendo ordine tra i giornali, viene fuori un “Guerin Sporivo” del 1979 che racconta della tragica fine del “Gigante buono”, perito in un incidente stradale in provincia di Savona. Nella gara dell’Olimpico il silente Paolo vestiva il giallorosso, era nel giro della Nazionale che poi avrebbe fatto i Mondiali di Inghilterra ed era considerato, con Riva e Pascutti, un’ala sinistra tra le più forti in Italia.

Nello 0 a 0 di Roma Barison se la vide con il nostro Nardin mentre nel momento della sua morte faceva l’osservatore per il Torino. Ricordo, di quell’incidente tra la Fiat 130 e il TIR, le immagini di un Gigi Radice, l’allenatore dei granata che viaggiava con Barison, all’ospedale dove fu intervistato dalla ‘Domenica Sportiva’. Il mister granata riportò varie ferite gravi, riuscì a salvarsi e raccontò della dolente fine del suo collaboratore, rimasto intrappolato nell’auto in fiamme. Si parlò della fatalità che accompagnava da sempre la maglia granata, di Superga, della squadra di Valentino Mazzola ma il crudele destino era dietro l’angolo e stavolta la falce nera della Morte aveva scelto una vittima sacrificale che non sapeva fare del male a nessuno. Un fato simile avrebbe poi colpito in Polonia, dieci anni più tardi, un altro atleta dall’animo buono come Gaetano Scirea.

In quel derby del sole dell’ottobre 1965 Canè sbagliò tre volte davanti a Cudicini “Ragno Nero” e le squadre finirono per accontentarsi del risultato ad occhiali. Del resto gli azzurri, neo promossi, veleggiavano gIà nell’alta classifica ed erano sazi dalla domenica precedente dove avevano rifilato cinque palloni all’Atalanta in casa ( tripletta di Altafini, Sivori ed un’aurtorete ) mentre la Roma di Losi, Salvori e Francesconi viaggiava con una buona media inglese.

Come detto, la parentesi di Paolone Barison calciatore degli azzurri non fu all’altezza delle previsioni ma cerchiamo di immedesimarci per un attimo nella persona che lo volle a Napoli. I maligni insinuarono che a chiederlo, a 31 anni suonati, più che Pesaola fu Altafini il quale, oltre ad essere convinto della sua bravura per averlo avuto compagno di squadra nel Milan, era anche molto innamorato della moglie, Annamaria Galli, la donna che aveva già dato tre figli a Barison, antesignano di Maxi Lopez. Una storia d’amore che scoppiò (o meglio proseguì) sulle colline di Posillipo, tra un caffè ed un gelato nei bar alla moda della “Napoli bene”, tra camere con vista golfo e spaghetti con le vongole. Altafini, precursore di Icardi, sposerà la Galli, una pre Wanda Nara, nel 1973, dopo un bel pò di clandestinità, quando il Napoli lo aveva già venduto alla Juventus, sancendo la fine della unione ‘illegale’. Il calcio, in questo, è ancora lo stesso.

(foto Archivio Morgera)

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