Si: difficile. Troppo difficile se non impossibile per il tifoso digerire l’amarezza di novanta minuti di pura follia, tristemente destinati con ogni elevata probabilità a passare alla storia come quelli decisivi in chiave di ennesimo sogno svanito, non conta mica la Roma che si è rifatta sotto, figuriamoci, ma solo la sordida consapevolezza di aver detto probabilmente nuovamente definitivamente addio al Coso anche per quest’anno, che la Rube ne perda addirittura due di qui al Corpus Domini travalica persino la fantascienza, quasi più facile vedere rinascere Bagnoli nel giro dei prossimi ventanni, spazio alle recriminazioni allora, certo, ma guai a buttare via il nino torres con tutta l’acqua sporca, tutte le grandi imprese sono segnate da episodi favorevoli lungo l’intero arco della stagione e tutto si potrà dire meno che l’atalanta bendata abbia sorriso a Sarri sia a Udine che in Europa che altrove, l’impressione è che a prescindere da tutto questi ragazzi abbiano dato davvero tutto quello che era nelle loro corde, ma se parti lottando su tre fronti e hai una rosa certo competitiva ma che costa meno di un fitto mensile a via Calabritto poi non puoi nemmeno maledire il destino se centri l’argento o il bronzo, a guardarsi indietro nulla appare scontato, la maturità del tifoso passa necessariamente anche attraverso questa presa di coscienza, non è mai stucchevole stare a qui ad evidenziarlo a matita rossoblu.
Per carità, altro discorso avere issato bandiera bianca proprio al cospetto dell’Udinese più modesta degli ultimi dieci anni, valga per tutte la ormai definitiva privazione dello scugnizzo d’esportazione per definizione, quel Totò Di Natale vero simbolo bianconero che seppure arrugginito come il mascalzone latino del Molosiglio forse ben altra gratificazione meritatosi avrebbe dopo i gol e il calore regalato alla fredda provincia asburgica, ma in fondo non si può scendere in campo sottogamba contro chi deve salvarsi, questo è il primo comandamento e lo sa bene anche il capo reparto in panchina, non osiamo nemmeno immaginare lo sfogo negli spogliatoi a fine gara ma siamo certi che ai ragazzi non le avrà mandate a dire da Jacqueline. Eppure certo, si dirà, al goffo placcaggio di Kuli pur aveva risposto Pipita con rabbia, davvero l’ultimo al solito ad arrendersi soltanto al cospetto del vergognoso rosso spiattellato dal mediocre Irrati, reazione sin troppo composta per la cronaca la sua, ma per una domenica a marcare visita è tutta la difesa, con Ghoulam e Albiol in perenne debito d’ossigeno di fronte ai peperini avversari, il solo Allan ad immolarsi sull’altare del centrocampo bianconero senza nessuno capace di fargli da spalla e Lorenzigno ancora una volta in cerca d’autore, a tratti persino irritante, impalpabile, il che non può che gettare più d’un dubbio sul reale senso di una sua prosecuzione carrerizia in riva al golfo, per il bene di entrambedue le parti in causa.
Degli orrori albitrali e dell’orario assurdo di gioco francamente il tifoso è persino stanco di intrattenervisi, e ci si chiede mestamente il perché, laddove alla banda bassotti in fondo tali regali nemmeno probabile servirebbero, soprattutto dopo la tradizionale lezioncina impartitagli dai crucchi a confermarne effettivo lignaggio a livello Schengen, per un finale pressoché scontato, come nemmeno la nuova trilogia di Fabio Volo. E forse in fondo è persino inutile stare a qui a tamponare le ferite con l’aceto del giorno dopo, c’è da difendere il secondo posto dai fantasmi del preliminare, e la prossima stagione iniziare a programmare. Per continuare come al solito a tifare e a sperare, certo, ma soprattutto perché in fondo “FF.SS., cioè che mi porti a fare ogni anno al secondo posto se poi non posso sognare?”, è davvero il film che il tifoso è stanco di dover guardare.