Parte domani a Napoli la due giorni di Racconti dalla Città-Mondo, una seria di incontri e riflessioni che vede protagonisti i cittadini di origine straniera che vivono nel nostro Paese e raccontano le città attraverso i loro occhi e le loro esperienze. L’iniziativa è stata portata avanti da Casba Società Cooperativa Sociale di mediatori culturali, con il contributo del Comune di Napoli, Assessorato alla Cooperazione Decentrata / Servizio Cooperazione decentrata, Legalità e Pace, e della Fondazione Banco di Napoli, in collaborazione con Assessorato alle Politiche Sociali, i partner Migrantour, Intercultural Urban Routes e AMM Archivio delle Memorie Migranti.
«L’idea è nata perché volevamo organizzare un incontro di tutti gli accompagnatori interculturali d’Italia e d’Europa e, in un periodo in cui si parla tanto di immigrazione trattandola solo come un’emergenza – spiega Laura Fusca, responsabile di Migrantour Napoli – abbiamo colto l’occasione per parlarne in chiave diversa. Abbiamo voluto far conoscere chi, pur non essendo nato qui, non solo ci vive da anni ma fa oramai parte della città in cui produce anche cultura».
Il Migrantour organizza da anni visite guidate in alcune città italiane dove conduce studenti, turisti o semplici cittadini alla scoperta dei luoghi e della vita multiculturale che esiste all’insaputa di molti. Un viaggio stupefacente che il Napolista ha raccontato a novembre, che apre le porte non solo ad una Napoli sconosciuta e ignorata ma ad una ricchezza di colori, sapori e sensazioni, a un intreccio di comunità di immigrati che sono a tutti gli effetti napoletani e che contribuiscono ad arricchire la cultura della nostra città.
Per inaugurare l’iniziativa questo pomeriggio si è tenuto, presso la Sala delle Mura Greche a Palazzo Corigliano, a Napoli, un incontro con Tahar Lamri, scrittore algerino che vive in Italia dal 1986. «Spesso quando parlo agli studenti mi accorgo di essere più italiano di loro, – ha commentato Tahar – perché molti sono nati nel 1995 mentre io ci vivo oramai dal 1986». Una riflessione sulla letteratura dell’immigrazione e sulla ricchezza che la fusione delle culture rappresenta in ogni campo. Tahar ha raccontato come troppo spesso ci si dimentichi che accogliere persone e culture diverse abbia significato arricchirsi e non impoverirsi, che figure fondamentali della nostra letteratura, come ad esempio Foscolo, potevano essere considerati immigrati di seconda generazione.
«Vengo definito uno scrittore dell’immigrazione, – ha raccontato agli studenti presenti – molti colleghi si sono risentiti per questa definizione, ritenendola una ghettizzazione degli editori, ma non sono d’accordo. Dal mio punto di vista noi siamo solo dei privilegiati e non sappiamo nulla di quelli che sbarcano a Lampedusa ad esempio, noi parliamo del nostro ombelico. Parliamo solo della nostra esperienza e può essere giusto e andar bene finché non viene strumentalizzata politicamente».
Lo scopo degli incontri di questi giorni è anche di testimoniare con i volti e i racconti personali che gli immigrati non sono qualcosa di estraneo, qualcosa di cui aver paura, ma una parte integrante della nostra vita. Come Tahar Lamri ha raccontato «alcuni di loro vendono braccialetti agli angoli delle strade, altri vendono parole, ma non c’è differenza. Ognuno cerca il modo di integrarsi in una nuova realtà, in una nuova vita, perché un immigrato è una persona che è morta restando in vita, dovendo abbandonare la propria casa e la propria cultura»
Tanti interventi degli studenti presenti e numerose le domande, sul tema dell’immigrazione, sulla percezione reale che ne abbiamo e su quanto si sia davvero preparati ad affrontare le differenze culturali che comporta l’integrazione.
Al termine dell’incontro, Tahar spiega la differenza tra immigrati e rifugiati politici, «una differenza che è stata sancita dalla Convenzione di Ginevra del 1951, ma ci si dimentica che prima ci fu un grande dibattito su come determinare i rifugiati e che alcuni paesi volevano utilizzare come discriminante la condizione economica, invece le pressioni dei paesi occidentali fecero in modo che si utilizzasse quella politica. Se fosse andata diversamente, oggi sarebbero tutti rifugiati e non immigrati».
Questo il programma degli incontri aperti a tutti:
Mercoledì 27 aprile ore 16.00, nella Sala del Capitolo di San Domenico Maggiore (ingresso vico San Domenico Maggiore 18), PAROLE. Racconti dalla Città-Mondo: viaggio dentro storie, luoghi e città con lo scrittore di origine algerina Tahar Lamri, la scrittrice e poetessa italo somala Cristina Ali Farah e le testimonianze delle guide interculturali delle città italiane ed europee di Migrantour Intercultural Urban Routes Sara Bent Fathi Jedidi (Torino, paese di origine Tunisia), Chitra Aluthwatta (Napoli, paese di origine Sri Lanka), Emma Herrada (Milano, paese di origine Bolivia), Doris Mayela Barragàn Zambrano (Genova, paese di origine Venezuela), Zakaria Babaoui (Firenze, paese di origine Algeria), Mohamed Lamine (Parigi, paese di origine Senegal), Adelson Hugo Pequeno Pereira (Lisbona, paese di origine Brasile), Marta Malgorzata (Roma, paese di origine Polonia). Letture di Djarah Akan, blogger di origini ghanesi.
Mercoledì 27 aprile alle ore 19.30, nel Complesso Museale Santa Maria delle Anime del Purgatorio, via dei Tribunali 39, VISIONI. Racconti dalla città, proiezione del documentario Asmarina, un album della memoria che ricuce le storie della comunità eritrea ed etiope di Milano. Con gli autori, la regista e fotografa Medhin Paolose il regista Alan Maglio. Introducono Fabio Amato, professore di Geografia dell’Università L’Orientale” e Livia Apa, docente di lingua portoghese dell’Università L’Orientale.Ingresso libero
Giovedì 28 aprile alle ore 10.00, PASSI. Racconti dalla Città-
Mondo. L’accompagnatore interculturale Pierre farà da guida in una visita guidata dalle storie che affiorano dal passato al mercato senegalese con i suoi prodotti tipici, dalle moschee del quartiere Mercato alle pietre importate dall’India e le bigiotterie della Cina di Porta Nolana, dai primi fast food magrebini arrivati in città alle pasticcerie arabe, una passeggiata dentro strade, vite e culture di mondi lontani che abitano qui.