2 marzo 1986, al San Paolo si gioca Napoli-Torino, ottava giornata del girone di ritorno. Una partita memorabile almeno per due motivi, ed entrambi hanno come protagonista Maradona. Il primo è l’assist che Diego serve a Caffarelli per il gol del 2-1 nel primo tempo. Una rabona sotto la curva B col pallone che finisce sulla fronte dell’ala napoletana: “basta spingere”, modello Bruno Conti per Paolo Rossi al Mundial 82. Un gesto che lasciò a bocca aperta il San Paolo: i tifosi non credettero ai loro occhi, alcuni nion riuscirono a esultare tale fu la meraviglia. In due minuti il Napoli aveva rimesso in piedi la partita: il Torino era andato in vantaggio con Mariani e subito dopo gli azzurri di Bianchi (che quell’anno finirono terzi) pareggiarono grazie a un’autorete e segnarono il 2-1 con Caffarelli. Il terzo gol di Bagni arrivò all’inizio del secondo tempo. Quella domenica, però, regalo un’altra novità, stavolta negativa. L’arbitro Magni assegnò al Napoli un calcio di rigore. Come di consueto, dal dischetto andò Maradona. Ma, per la prima volta in Italia, lo sbagliò. Anzi, venne parato dal portiere che era Renato Copparoni. Diego aveva già fallito una volta dal dischetto, a Tolosa, ma si trattava di Coppa Uefa. In Italia aveva sempre segnato.
Qualche anno fa, intervistato dal Corriere dello Sport, Renato Copparoni ricordò così quell’episodio: «Feci un passo in avanti, mezzo metro, forse nemmeno, mi tremavano le gambe. E rimasi immobile. Non avevo nulla da perdere: un rigore è già una sentenza scritta, figurarsi con lui dall’altra parte. Avevo visto, due settimane prima alla Domenica Sportiva, che contro l’Inter aveva aspettato che Zenga si muovesse, poi aveva tirato. Mi ero detto: se capita a me, non mi muovo. Quando arrivò sulla palla, ero ancora fermo. Tirò, ma non poté dare forza, né lo angolò troppo. Mi tuffai alla mia destra, deviai in angolo. Fu incredibile avvertire il San Paolo zittirsi per qualche istante, poi Bertoni andò a tirare l’angolo e partì il coro, Diego, Diego…».
«Non mi sono mosso, sono stato fortunato» commentò quel pomeriggio. «È stato bravo, Copparoni» sentenziò Lui. Gigi Radice negli spgliatoi gli disse: «Coppa, hai messo un sigillo indelebile alla tua carriera…»”.
E infatti, trent’anni dopo c’è ancora chi lo ricorda.