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L’uomo in Tuta Blu è sbarcato nel cda del calcio che conta

L’uomo in Tuta Blu è sbarcato nel cda del calcio che conta

Il crepuscolo preannunciato di un omino piccolo piccolo è tutto in quel ditino medio brandito come un totem all’avversario giustamente festeggiante per aver con merito prevalso nella sentita stracittadina serale, ma si sapeva, non nascondiamoci dietro la capocchia di uno spillo in un pagliaio, e in fondo l’amarissimo epilogo del Mancio commissario tecnico è il fallimento dell’intero calcio italiano, incapace di fare i conti con sé stesso né tra le lenzuola che negli spogliatoi, figuriamoci davanti alle telecamere dove pure dovrebbe offrire quel barlume di dignità che ancora gli residua, ammesso che gli residua. Non sarà tuttavia questo ennesimo de profundibus nazional-pallonaro a rovinare la stagione entusiasmante che tanto facendo sta sognare il tifoso azzurro, altri cinque squilli di tromba dalla tradizionale cerimonia di Fuorigrotta in attesa dell’oramai prossimo regolamento di conti finale con gli innominabili avversari di una vita e sotto a chi tocca ancora, altro giro altra corsa, la direzione vi augura buon divertimento a bordo ma tenete sempre ben allacciate le cinture di sicurezza.

Tanti al solito sarebbero i temi da sciolinare per il tifoso al risveglio dall’ennesima straripante affermazione contro un Empoli che ha dimostrato a tratti larghi di ben meritare l’onorifico nono posto in graduatoria, ma nemmeno il tempo di riafatare che c’è da andare a Lazio a prelevare necessariamente bottino pieno per mantenere la testa e non perdere la testa in vista dello Stadium dove poter disporre di due risultati su tre, perché loro faranno sicuramente l’anplein in casa con Genoa e in gita ciociara, non le giocano nemmeno la banda dei serbi, potete scommetterci. Se poi al circo massimo turnover sarà al tifoso, sinceramente, poco o nulla interessa perché, lontani ormai i tempi delle scellerate formazioni di cicciobomba, l’uomo in Tuta Blu che è partito dai cancelli della catena di montaggio per sbarcare nel CDA del calcio che conta ha dimostrato di credere più nel modulo che negli uomini, più nel gioco che nelle prime donne, più nello spirito di squadra e nella fame di successo dei suoi uomini che nella rosa o nel blasone delle proprie origini doppiosiciliane, che tante volte in un passato manco tanto passato costretto aveva il tifoso a figure barbine da non dormire manco alla notte in pieno inverno come se fosse estate al primo piano sui baretti con le finestre aperte.

E allora ben venga persino lo schiaffo inaspettato del carneade Paredes che probabile abbia messo lo scarpino sottovuoto per conservare a lungo il ricordo di una giornata difficilmente replicabile in futuro, anche se poi di sfortunata autorete trattavasi di Calle che dopo comunque di lì a poco presentato avrebbe il conto con gli interessi. Svantaggio inaspettato e comunque ingiusto per quello che visto si era sino a quel momento nel perimetro interno del campo per destinazione, e dunque sacrosanto l’immediato impatto di Pipita su pennellata di Lorenzigno alle spalle dell’incolpevole Skorupski che pure non è il bassotto di Hairmont&Blane, almeno quanto sul vantaggio del Pibe de Fratta alle foglie morte, alle foglie morte, non è nemmeno questione di paragoni forse legittimi, forsechennò, l’ex scugnizzo ha dimostrato di aver raggiunto la più completa maturità non solo in fase di costruzione e trascinazione dei compagni, ma anche di realizzazione laddove dal suo ritorno a casa aveva stranamente sempre un po’ peccato sottoporta, quando pure alla corte del boemo di marcature ne aveva messe a referto.

Secondo tempo da accademia con Calle giustamente sugli scudi prima a propiziare auto da fè di Camporese al suo esordio senza racchetta – ma che pure di esperienza e coraggio su erba e terra rossa ne ha da vendere, citofonare bisteccone Galeazzi per credere, vedi infatti immediato tentativo di emendare con zuccata di poco a lato – poi a mettere personale sigillo di ceralacca agli inviti a nozze di Mertensino, che quando sguscia via e la scodella in mezzo merita davvero riconoscenza a vita, mica come Siani con Alan de Luca. Mercoledì ci sono squalifiche, è cosa vera, ma chi la indossa saprà che quella sera può essere la sua sera, ché c’è da continuare a sognare, e gettare il cuore oltre la barriera: adesso non conta più, prima squadra o primavera.

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