Guardare Inter-Sassuolo vuol dire guardare un trailer della squadra di Eusebio Di Francesco. Nel match di San Siro, i neroverdi hanno espresso, insieme, i loro pregi e i loro difetti. Per capire di cosa parliamo, basta leggere un dato particolare, quello delle azioni d’attacco delle due squadre: 21 per l’Inter, tantissime, ma pure 15 per Berardi e compagni. Il fatto che queste cifre vengano fuori da una partita contro quella che è ancora la difesa meno battuta della Serie A (l’Inter ha subito 12 reti in 19 partite, 3 in meno di Napoli e Juventus) dice tanto sul gioco della squadra emiliana, abituata a un calcio propositivo, a viso aperto. Anche il tabellino delle sostituzioni descrive l’atteggiamento del Sassuolo: quale provinciale avrebbe il coraggio di presentarsi al novantesimo minuto con tre attaccanti di ruolo in casa della prima in classifica? Una sola, quella allenata da Di Francesco che in realtà non è più nemmeno tanto provinciale: al momento del rigore di Berardi, l’allenatore abruzzese schierava proprio il gioiellino calabrese (che sarà assente per squalifica al San Paolo, così come Paolo Cannavaro) insieme a Defrel e Floro Flores, subentrati rispettivamente a Falcinelli e Sansone nella ripresa. Ha vinto la partita, ma ha rischiato anche di perderla. Senza paura, occhi negli occhi.
Nella partita di andata al Mapei Stadium il Napoli era una squadra diversa, nello schieramento ma anche e soprattutto nel fisico e nella testa. Soffrì l’intensità e la pressione alta del Sassuolo, non riuscì a rimanere concentrato fino alla fine contro un avversario rodato che aveva cambiato pochissimo rispetto alla stagione precedente e poteva contare su una migliore condizione fisica. Probabilmente, anche il gol in apertura di Hamsik finì per penalizzare il Napoli, costretto praticamente fin da subito a far fronte a un gioco arioso ma pure alla smania di rimonta di una squadra che poi ha dimostrato di non essere un fuoco di paglia, soprattutto contro le grandi: i neroverdi si sono portati a casa la vittoria con gli azzurri, e quelle contro Juventus e Inter, più il pareggio a Roma e in casa contro la Fiorentina.
Gli splendidi risultati del Sassuolo sono quindi figli di un atteggiamento in campo positivo, non passivo, che fa perfettamente il paio con un modulo speculare a quello degli azzurri e che per certi versi può anche ricordare lo schema di Sarri: due terzini sempre pronti ad appoggiare l’azione (Vrsaljko, seguito da Giuntoli in estate, e Peluso), centrocampo di fosforo (Magnanelli) e corsa (Missiroli e Duncan) e attacco “largo”, con due esterni rapidi e molto tecnici (Sansone e Berardi con l’alternativa Floro Flores) insieme un centravanti di movimento (Defrel) oppure più classico (Falcinelli). Rispetto al Napoli, lo stile di gioco è meno orientato al possesso (il Sassuolo è decimo in questa graduatoria, con un dato medio del 49%) e più propenso alla giocata in ripartenza. Non il vecchio concetto difesa-contropiede, ma un atteggiamento che rifiuta l’etichetta di “piccola” e fa del recupero palla in campo avverso il proprio mantra difensivo. È un rischio, lo capisci e lo leggi nelle 21 occasioni concesse all’Inter e nella splendida partita di Consigli, autore alla fine di almeno cinque interventi decisivi; ma è pure una situazione studiata, preparata e perseguita con cognizione di causa dall’allenatore Di Francesco, un suo dogma, e questo lo denoti nelle statistiche delle palle rubate nella metacampo nerazzurra, 22, e in altri parametri che raccontano tutta una stagione. Quali? Palloni recuperati a partita (i neroverdi sono secondi in Serie A con una media di 21,6 ogni novanta minuti), palloni intercettati da possesso avversario (primo posto assoluto con 27 per match) e, soprattutto, gol subiti (il Sassuolo è la quarta difesa del campionato con 17 gol subiti in 19 partite, meno di Roma, Milan e Fiorentina).
Nei due precedenti al San Paolo, Di Francesco ha sempre fatto bella figura: il Sassuolo colse il primo risultato in Serie A proprio contro il primo Benitez che alla quinta giornata cedette ai neroverdi i primi due punti (gol di Dzemaili e Zaza). L’anno scorso finì invece 2-0 per il Napoli ma la partita, soprattutto nel primo tempo, fu per lunghi tratti equilibrata se non addirittura pendente dalla parte degli emiliani. Che, ci scommettiamo, domani sera verranno a Fuorigrotta con lo stesso atteggiamento spavaldo che ha incorniciato questa splendida prima metà di stagione. Senza paura, occhi negli occhi. Proprio come al solito.