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Nel 1987 il Napoli vinse scudetto e Coppa Italia. Nel 1988 perse entrambi (a buon intenditor…)

Nel 1987 il Napoli vinse scudetto e Coppa Italia. Nel 1988 perse entrambi (a buon intenditor…)
La Coppa Italia vinta in finale contro la Fiorentina

Il dibbbattito, per dirla alla Nanni Moretti, è aperto già da qualche giorno. Anche perché gli straordinari risultati del Napoli di Sarri hanno giocoforza anestetizzato qualsiasi controversia attorno al Napoli calcio. Persino la madre di tutte le polemiche, quella relativa al papponismo, è stata accantonata. Ogni tanto riappare quella contro Benitez ma sono fuochi fatui. E allora quale migliore occasione del quarto di finale di Coppa Italia tra Napoli e Inter? 

Che si fa? Si perde per farli stancare in una eventuale semifinale contro la Juventus (sempre che i bianconeri eliminano la Lazio all’Olimpico, impresa non semplicissima)? O si vince perché una grande squadra non conosce il verbo perdere, almeno non preventivamente? E ancora: se dovessimo vincere, poi come faremmo a giocare anche le semifinali con una rosa risicata (e qui torna il papponismo, vagiti di sorianesimo che nel corso del tempo sono stati ridotti al silenzio a suon di gol, vittorie e gioco spettacolare)? C’è persino la quarta via: bisogna vincere e anche nettamente per rifilare il cazzotto del ko all’Inter di Mancini.

Il dibbbattito ovviamente è anche sui social. Edoardo Zorzetti, conoscitore del Napoli e dell’ambiente Napoli, dice la sua su Facebook: «Non so voi, ma io stasera mi scanserei. Lascerei a Inter e Juve l’onore e soprattutto l’onere di giocarsi le semifinali andata e ritorno. Di questi tempi e, visto come stanno andando le cose (e qui mi tocco), meglio essere pragmatici e concentrarci su quelle “altre” cose. Perché c’è poco da fare se le cose non dovessero andare (e qui mi ritocco) come speriamo che vadano non sarà un coppa Italia a consolarci. abbiamo la rosa corta, facciamo respirare i ragazzi ogni tanto. O no?”. E un certo consenso lo ottiene. 

Una discussione che ricorda quella andata in onda sugli stessi schermi cinque anni fa, quando la partita scudetto col Milan a San Siro si sovrappose alla sfida al Villarreal in Europa League. Finì come finì. Mazzarri lasciò Cavani in panchina in Spagna (almeno nel primo tempo) e noi perdemmo sia in Europa che in Italia. È una diatriba vecchia come il cucco. Personalmente, resto convinto che “bincere aiuta a bincere”, che si cresce affrontando tutte le competizioni con la stessa mentalità (magari non con la stessa formazione), che perdere ti porta sempre in una strada che prima non conoscevi. Al di là di qualsiasi forma di scaramanzia, la crescità di un club, di una squadra, di un ambiente, si misura anche così. 

Vorrei qui ricordare che nel 1988, quando accusammo un calo che ci costò caro, uscimmo dalla Coppa dei Campioni al primo turno e dalla Coppa Italia molto rapidamente (in casa contro il Torino). Invece, l’anno in cui vincemmo lo scudetto (1987), conquistammo anche la Coppa nazionale. Interrompere “volontariamente” un flusso positivo potrebbe rivelarsi un azzardo. Meglio essere noi stessi. Forse oggi ci costa più fatica giocare male e perdere che esprimere il nostro calcio e vincere.
(Massimiliano Gallo)  

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