Di napoletani che non tifano per il Napoli ce ne sono tantissimi. Tralasciando per una volta l’utopistica retorica da “una squadra, una città” e le solite accuse di blasfemia e anti-napoletanità che rivolgiamo loro, credo che il fenomeno sia in fondo inevitabile: in ogni città c’è una percentuale fisiologica di “transfughi della fede” e a maggior ragione a Napoli, unica metropoli italiana che in tanti anni non ha mai trovato la forza economica per far sorgere una seconda squadra cittadina (a dire il vero, anche mantenerne una, è stato, in alcuni momenti, piuttosto complicato). Accettare più serenamente l’idea che si possa essere napoletani doc, amare questa città ma tifare per un’altra squadra, sarebbe, a mio modesto avviso, un passo avanti per tutti. Ma lo dico per inciso: non è in mia intenzione in quest’occasione accendere un dibattito su un tema che per molti è particolarmente controverso.
Mi sono imbattuto molte volte in napoletani non tifosi del Napoli, come immagino sia capitato a tutti: alcuni li ho trovati francamente insopportabili, ma né più né meno di quanto trovi insopportabili alcuni tifosi del Napoli, quindi credo che il calcio c’entri poco; altri invece sono davvero felice di averli come amici: persone tranquillissime con cui è molto divertente “sfrocoliarsi” a seguito delle alterne fortune delle nostre rispettive squadre.
Ma ciò che mi ha sempre incuriosito è il motivo della loro scelta. A riguardo ho ricevuto risposte diverse: retaggio familiare, amici o fidanzati tifosi, racconti di episodi più o meno credibili… Nella maggior parte dei casi, però, mi è stato citato un grande campione del passato, oggetto di una “cotta” calcistica d’età adolescenziale finita per diventare col tempo passione per la squadra per cui militava. Napoletani divenuti juventini per ammirazione di Roberto Baggio o per Del Piero si contano a migliaia, così come molti sono diventati interisti dopo l’arrivo del fenomeno Ronaldo. Al liceo avevo un compagno di classe tifoso della Fiorentina per via di Batistuta; di recente ho fatto conoscenza di un ragazzo divenuto milanista per amore di Shevchenko e di un laziale che deve la propria passione biancoceleste a Beppe Signori. Conosco finanche un tifoso sampdoriano di Fuorigrotta, blucerchiato dai tempi dei gemelli del gol Vialli-Mancini.
Uno degli innumerevoli vantaggi forniti dall’avere in squadra (e riuscire a trattenere abbastanza a lungo) un fuoriclasse dal valore universalmente riconosciuto è anche questo: diffondere la passione per la squadra tra nuove giovani leve del tifo che, diversamente, sarebbero difficili da attrarre. Lo sanno molto bene i top club europei che spesso imbastiscono sontuose operazioni di mercato il cui vero scopo, più che aumentare il tasso tecnico della squadra, è sostanzialmente relativo al marketing.
Fortunatamente tale discorso vale anche per il Napoli. Fortunatamente l’unico grande fuoriclasse che giochi attualmente in serie A indossa la maglia del Napoli. Ieri, passeggiando per una via dei Tribunali letteralmente invasa da turisti, ho captato il discorso di un uomo dal vago accento settentrionale che, chiacchierando con un amico, commentava: “Se avessi un figlio piccolo, gli comprerei subito la maglietta di Higuain”. Sentire questa frase, oltre a stamparmi sul viso un sorriso ebete sintomo di malcelato orgoglio, mi ha anche fatto sognare: chissà quanti bambini, in ogni parte d’Italia, conquistati dalle prodezze del Pipita stanno iniziando a covare una passione per i nostri colori, tra la disperazioni di genitori juventini, interisti, milanisti. Chissà quanti avranno trovato sotto l’albero proprio la maglietta numero 9 del Napoli. Magari alcuni di loro, tra venti o trent’anni racconteranno con fierezza di essere diventati tifosi azzurri ai tempi del grande Napoli del grande Gonzalo Higuain.
Al solo pensarci mi è tornato quel mezzo sorriso di felicità e orgoglio… …è successo anche a voi? Buon anno a tutti e Forza Napoli Sempre!