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La lettera di Bonito Oliva a Lucio Amelio: «Essere napoletani significa per convenzione doverlo giustificare»

La lettera di Bonito Oliva a Lucio Amelio: «Essere napoletani significa per convenzione doverlo giustificare»

In un commento su Facebook all’articolo di Massimiliano Gallo, Paolo Capozzi ha citato un estratto della lettera scritta da Achille Bonito Oliva a Lucio Amelio ed esposta in occasione della mostra al Madre dedicata al grande gallerista lo scorso anno. Ne pubblichiamo la versione integrale. Ovviamente non è sul calcio, ma è sull’essere napoletani.     

Caro Lucio,ci tuoi ventanni…perché i miei no? Con questa festa progettiamo il nostro passato, un lavoro svolto in una città che sembra avere solo questo, ma non è vero, come tu sai. Certamente due napoletani insieme sono troppi, eppure ci siamo riusciti, abbiamo resistito anche a noi stessi, agli umori altalenanti al nostro comune nomadismo.

Abbiamo cominciato insieme per necessità (18 ottobre 1965) e stiamo continuando insieme per scelta. Ma anche per assurdo e senso del gioco. Essere napoletani significa per convenzione doverlo giustificare, fare una cosa non necessaria, vivere una situazione di opulenza non autorizzata. Ma poi autorizzata da chi? Per questo hai scelto la via dell’arte contemporanea, dove per principio ci si autorizza da soli. Ed alcune volte nemmeno questo, quando subentrano situazioni superiori, come il terremoto che sembra contraddire il tessuto orizzontale di Napoli.

Ma non è vero: il terremoto ci ha solo ricordato che la città ha molti strati e che la storia è un giacimento continuamente affiorante e tu hai arato questo territorio di rovine, innestandovi fermenti e semi internazionali, secondo quell’ecclettismo che costituisce l’identità antropologica di Napoli. E l’arte questo lo ha capito, gli artisti sono venuti ed hanno completato il terremoto con le loro opere che alternano l’equilibrio tettonico del linguaggio comune.

Tu Napoli l’hai evacuata, svuotandola del provincialismo e dell’inettitudine di molte istituzioni e sostituendoli con una “parlata” internazionale e una iniziativa che è difficile fermare.

Totò diceva che muoiono sempre gli stessi. È vero. Perché vivono sempre gli stessi. È una questione di qualità. Io spero di vivere ancora molto con te e magari morire insieme.
Achille Bonito Oliva

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