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Higuain è il principe azzurro che Napoli ha saputo aspettare

Higuain è il principe azzurro che Napoli ha saputo aspettare

Nella giornata che riporta il Napoli solo in classifica dopo venticinque anni di lunga e durissima attesa (da bambini molti di noi sono diventati uomini con il sogno di rivivere da adulti ciò che hanno sognato bambini, il dott. Freud non me ne voglia…), nella partita in cui l’Inter ha dimostrato finalmente tutto il suo potenziale, tutta la sua forza alle avversarie del campionato, (dimenticando troppo facilmente che ha perso proprio contro una diretta, oramai, concorrente), nella giornata del giallo/ non giallo (il primo e il secondo pure) al nipponico Nagatomo, e della polemica inutile e poco professionale del professionista Mancini (trattori! trattori! Sembrava che stesse sbavando come il “politico” Salvini-con-la-bava-alla-bocca), nella (prima) giornata da primo in classifica di Sarri, nel massimo campionato, Sarri il taciturno e l’ autentico, nella giornata del sombrero di Insigne, in quel momento durato un ‘ora circa in cui il Napoli ha giocato da Napoli, insegnando alla pur forte Inter il gioco del pallone, nella giornata in cui ci siamo ricordati perché Pepe Reina è, oltre che un grande uomo e un grande tifoso, anche uno straordinario portiere, dimenticato recentemente per inoperosità, ecco in una giornata così determinante per chi come noi fa il tifo all’ombra del Vesuvio e non solo, il gesto più bello, quello più degno di essere ricordato tra i suoi gesti più belli, è quello del Pipita Higuain.

Scegliere ciò che riguarda Higuain è davvero difficile.

Dopo poco più di sessanta secondi Gonzalo, il rapace, si avventa con la furia di un eroe tragico greco in battaglia, sul pallone smorzato da Callejon tra le quattro gambe dei due giocatori avversari, lascia rimbalzare la palla a terra con un tocco deciso e delicato allo stesso tempo, da campione, e danza intorno alla palla che rimbalza e che resta sospesa in aria giusto il tempo di essere colpita forte, d’esterno collo, quasi in una frazione di secondo, all’ improvviso, tra Handanovic che pure si butta per istinto, più che per tentare di parare un tiro che non ha neanche visto partire (e come e dove e quando anche), e il palo.

Perfetto.

Eppure c’è dell’altro in Higuain in questa serata magica. Dopo il gol del due a zero, Higuain è corso verso la bandierina del calcio d’angolo esultante. Corre e agita la mano all’altezza dello sterno, del cuore, un gesto buffo, da ragazzino, come un battito d’ala. Come se in quel gesto minimo, veloce, istintivo lasciasse tuttavia scaricare tutta la tensione accumulata e compressa, nella ricerca del gol appena realizzato.

Lo fa spesso. Il gol e il gesto.

Rilancio di Albiol dalla difesa, di testa, insolito. Higuain si avventa come sempre, lotta corre tra i due difensori dell’ Inter. Resiste. Resiste al primo, lo supera, l’ altro gli è quasi addosso, sposta il peso sul corpo dell’ avversario come per fare perno sul suo equilibrio, per restare in piedi, perde l’ equilibrio, lo ritrova, corre più veloce e calcia fortissimo, ad incrociare, di interno destro.

La palla è in rete, e durante la rincorsa con e verso i compagni, agita questa mano sul petto.

Come se la farfalla si fosse liberata.

Ci sarebbe anche lo slalom con incrocio finale quando il risultato è in bilico ancora sul due a uno, gol che avrebbe congelato definitivamente la partita, probabilmente. E spento l’entusiasmo ritrovato dei nerazzurri, impotenti di fronte a tanta potenza e bellezza.

Ma Mancini, nella sua esplosione di ira, deve aver dimenticato di avere un grande portiere che salva il risultato.

Nonostante tutto questo, prima di parlare del gesto più bello della partita è necessaria una premessa. Molti dei commenti, ufficiali e non, della prima giornata con il Napoli al comando di questo bel campionato, hanno sottolineato come il Napoli non sarebbe il Napoli se non ci fosse il Pipita. Questi amanti del calcio dimenticano (o ricordano solo ciò che vogliono) che Higuain è un giocatore del Napoli, è questo Napoli. Società e tifoseria lo hanno sostenuto nonostante le critiche dello scorso finale di stagione. Higuain è il Napoli, non un surrogato di qualcos’altro, un rimpiazzo, un ripiego. Napoli lo sta consacrando, lo ha messo nella condizione ideale per realizzarsi come calciatore, come campione e come uomo. Higuain è il Napoli come lo sono Marekiaro Hamsik, Pepe Reina, lo scugnizzo Insigne, Ciro Koulibaly (è nato nir, ma mi pare napoletano: scommetto che nel prossimo futuro poche squadre europee potranno permettersi un giocatore come lui), e come tutti gli altri titolari e gregari di questo collettivo, unito e umile.

Collettivo che ha dimostrato con il gioco e con i risultati di meritare di essere lì dove si trova.

Il gesto più bello della giornata è allora Gonzalo stesso a fine partita sotto la curva. È fermo e ascolta i tifosi cantare. È fermo apparentemente. Ci vuole un attimo, e canta e balla. E ride.

Higuain si è preso Napoli e si è fatto prendere da Napoli, dal suo tifo, dal suo calore.

Higuain è il principe azzurro che sorride, sincero e pulito, ad una città in festa, in una serata che ci fa sognare di nuovo. A noi e a lui, assieme.
Giancarlo Capozzoli

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