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Bologna-Napoli, da quel 23 novembre al secondo scudetto. La disfatta di Mazzone e i fischi a “Caruso” (e lo striscione sul Vesuvio)

Bologna-Napoli, da quel 23 novembre al secondo scudetto. La disfatta di Mazzone e i fischi a “Caruso” (e lo striscione sul Vesuvio)

Non tutti lo ricorderanno, ma Bologna-Napoli è anche la partita del terremoto. Si giocò il 23 novembre del 1980. Quel Napoli che poi si dissolse contro il Perugia ultimo in classifica, l’autorete di Ferrario, Pellegrini che va sbattere contro il palo. Tutte cose che ahinoi conosciamo a memoria. Quel giorno finì 1-1. Era forte quel Bologna. Era virtualmente primo in classifica ma partì con cinque punti di penalizzazione per la storiaccia del calcio-scommesse. Il Napoli di Krol e Marchesi andò addirittura in vantaggio, proprio con Pellegrini, loro pareggiarono con Fiorin. Era il Bologna dei piedi buoni di Dossena e Colomba.

La partita che invece tutti ricordano è quella del 22 aprile del 1990. Finì 4-2 per noi e di fatto a Bologna conquistammo il nostro secondo scudetto. Stavolta a suicidarsi fu il Milan che visse il remake della fatal Verona schiantandosi con i gialloblù con Pellegrini al posto di Zigoni. A Bologna quel Milan era riuscito a non perdere grazie a un gol non visto di Marronaro. Quel guardalinee era Nicchi. Quel giorno, al Dall’Ara, il Napoli sembrava un’armata. Tre gol in un quarto d’ora. Il primo, di Careca, che a qualcuno è tornato in mente dopo aver visto Higuain girarsi lunedì sera in area e fulminare Handanovic. Il secondo lo segnò Maradona che da qualche giornata si era ridestato avendo sentito odore di vittoria. Il terzo di Francini. Quindici minuti e zero a tre. Quel pomeriggio cominciò una festa che dovette attendere sette giorni prima di esplodere.

Bologna non è stata solo gioia. Contro la squadra di Ulivieri e Baggio andò incredibilmente a sbattere il Napoli che finì in serie B. Fu la seconda delle quattro partite che Mazzone diresse dalla panchina. Quattro sconfitte. A Bologna la più rocambolesca. Il Napoli andò in vantaggio con Goretti nel primo tempo. Poi nella ripresa segnarono Baggio (su rigore) e Kenneth Andersson grazie anche a un’uscita poco felice di Taglialatela che poco dopo viene sostituito da Mazzone. Il finale è incredibile. Al 42esimo il Napoli usufruisce di un calcio di rigore. Ma Bellucci lo tira alla Higuain versione Lazio. E in cinque minuti gli azzurri ne prendono altri tre.       

Dieci anni dopo, in serie B, il Napoli si prese la sua rivincita. Sulla panchina rossoblù c’è di nuovo Ulivieri tornato a casa anche dopo una parentesi azzurra. È una sfida fondamentale in chiave promozione. Anche stavolta il Napoli ne segna tre, non in quindici minuti ma in trentotto: gol di Domizzi, Maldonado e Calaiò. Nella ripresa Marazzina riportò il Bologna a un passo dal pareggio ma la squadra di Reja riusciì a resistere.

Il resto è storia più recente. Un due a zero con Cavani in tribuna e la squadra in piena corsa per lo scudetto. Una Champions perduta una Champions dopo aver colpito tre traverse (sì, tre traverse, e nessuno disse nulla) con Cannavaro e Cavani. E un’altra invece conquistata. Tutto con Mazzarri in panchina. 

L’ultima trasferta fu un 2-2 sotto la pioggia, pareggio di Rolando Bianchi all’ultimo minuto con i rossoblù in dieci uomini. E il Napoli di Benitez che si allontanò dalla Roma. Fu la domenica in cui gli ultrà del Bologna esposero lo striscione “Sarà un piacere quando il Vesuvio farà il suo dovere” e fischiarono Caruso di Lucio Dalla – morto da poco – fatta suonare in segno di gemellaggio tra le due città care al cantante. Gianni Morandi annunciò le sue dimissioni da presidente onorario del Bologna. Rilasciò dichiarazioni feroci e venne contestato anche la domenica successiva. Mentre al San Paolo, su proposta del Napolista (lasciatecelo ricordare), ascoltammo Caruso senza nemmeno un fischio. 


Io, tifoso del Bologna, mi lavo la coscienza dicendo che sono una minoranza, di Luca Bottura


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