Caro Carlo Franco, scrivo in primo luogo per ringraziarti per aver scelto di sottoporre all’attenzione dei tuoi lettori gli avvenimenti che il Circolo Canottieri sta vivendo in questi ultimi giorni, e per averli saputi osservare con occhio lucido e attento. Personalmente ritengo che, in una società importante come il nostro Circolo, ogni dinamica interna o dibattito faccia parte di una normale dialettica necessaria, vitale e auspicabile per il buon funzionamento.
Il Circolo Canottieri è, per statuto, un’associazione sportiva, per cui “diffondere la pratica dello sport agonistico e amatoriale”, come tu ben dici, è la sua missione prioritaria. Ma vorrei anche aggiungere, l’importanza di diffondere l’etica implicita nella pratica dello sport, e i suoi valori.
Lo sport agonistico, a livello globale, sta esibendo i primi segni di una crisi strutturale in atto. Le nostre realtà sportive cittadine presentano gli stessi chiari sintomi di crisi sul piano locale. Quindi, ben vengano i dibattiti, le discussioni accese, i possibili avvicendamenti o i cambi di rotta all’interno di un circolo sportivo importante come è la Canottieri, se servono a trovare un modo per rimettere lo sport all’interno di binari più consoni, eticamente corretti e sani. L’epoca Blatter è finita. È ora di riflettere su una ridefinizione delle politiche dello sport. E perché allora non pensare alla città di Napoli, e al Circolo Canottieri in particolare, come un piccolo laboratorio locale in cui sperimentare un rinnovamento nel modo di fare, pensare e gestire lo sport, in un senso più etico e sostenibile? “La Canottieri può giocarsela”, come dici tu, tracciando magari una nuova rotta, che abbia come coordinata essenziale l’etica, definita da investimenti mirati e previsioni di bilancio ponderate e sostenibili.
avv. Ivan Filippelli
Vice-Presidente Amministrativo
Circolo Canottieri Napoli
L’epoca Blatter è finita, il Circolo Canottieri Napoli diventi un laboratorio per la gestione etica e sostenibile dello sport
ilnapolista © riproduzione riservata