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La Procura di Napoli fotografa il tifo organizzato in curva: «La partita è solo un pretesto, le loro attività sono bagarinaggio, spaccio e continue violenze»

La Procura di Napoli fotografa il tifo organizzato in curva: «La partita è solo un pretesto, le loro attività sono bagarinaggio, spaccio e continue violenze»

Dieci giorni dopo sono stati identificati i protagonisti della rissa in curva A, in cui spuntò anche un coltello, durante Napoli-Sampdoria. Sono state visionate le immagini, i video, che hanno immortalato anche la successiva riappacificazione tra i gruppi. I dieci sono stati denunciati per associazione a delinquere, violenza, minacce, resistenza e lesioni aggravate. E a breve sarà loro notificato il Daspo, quindi non potranno più andare allo stadio.

L’operazione è stata condotta ieri mattina dalla Digos, e quel che è più interessante è il decreto di perquisizione della Procura firmato dai pm Stefano Capuano, Vinzenzo Ranieri, Danilo De Simone, coordinati dal responsabile del pool per reati da stadio: il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli.  

Poche paginette che sono una fotografia piuttosto nitida di quel che accade in curva, ovviamente ad opera dei gruppi organizzati. La partita – scrivono i pm – sta perdendo sempre più «l’originaria centralità», è sempre più il pretesto per «porre in essere in modo sistematico aggressioni programmate e pianificate contro le tifoserie avversarie o contro le forze dell’ordine». L’ordinanza parla di «nemico di turno». Che possono essere i tifosi avversari, le forze dell’ordine, i dirigenti della società, giornalisti, addetti alla vigilanza dello stadio, steward, altri ultras appartenenti alla stessa tifoseria, i cosiddetti “tifosi occasionali”, e anche dipendenti di Trenitalia, gestori delle stazioni di servizio.  

Le loro attività al San Paolo sono altre: «bagarinaggio, vendita di prodotti industriali contraffatti, spaccio di sostanze stupefacenti». I pm tracciano un profilo organizzativo delle loro strutture. Ci sono «figure addette all’organizzazione delle trasferte, al reperimento dei mezzi finanziari, al noleggio dei pullmini, all’acquisto dei biglietti, al confezionamento degli striscioni, alla custodia del materiale atto ad offendere, dei petardi, dei razzi normalmente usati negli incidenti». E ovviamente ci sono quelli che impartiscono l’ordine di caricare così come ci sono chi agisce in prima linea e chi più dietro. Insomma, la normale attività che ciascuno di noi compie prima di andare ad assistere una partita di calcio.  

Quanto al rapporto tra la tifoseria organizzata e la camorra, di cui tanto si è dibattuto in questi giorni, i pm scrivono che «capi dei gruppi organizzati hanno rapporti di parentela diretti con esponenti anche apicali della criminalità organizzata». Tra i perquisiti per gli scontri in Curva A c’è anche Giovanni Sequino, figlio di Nicola, esponente di spicco della camorra della Sanità. Uno dei dieci, Pasquale Pica, conosceva Genny Cesarano, il ragazzo ucciso l’altro giorno alla Sanità. Pica è stato anche arrestato per aver rapinato un Rolex a un turista greco prima di andare ad assistere a Napoli-Sampdoria.

I pm disegnano anche un quadro dell’attuale rapporto di forza esistente in curva. Accanto alle sigle storiche della tifoseria organizzata come Mastiffs, Masseria Cardone, Teste Matte, Fedayn, Vecchi Lions, indebolite da denunce e provvedimenti amministrativi, si registra «la nascita o il consolidamento di nuovi gruppi», come Rione Sanità, Fossato Flegreo, Bronx Sud e Niss (Niente incontri solo scontri, sigla peraltro presente da tempo anche a Roma). «Aggregazioni – scrivono ancora i magistrati della Procura di Napoli – sorte a livello di quartiere e che hanno finito, ben presto, per assorbire la carica di violenza che, nel generale degrado in cui versano le zone popolari della città, che inevitabilmente contraddistingue le fasce sociali a rischio e quella giovanile in particolare». Nei nuovi gruppi «risulta accentuata la permeabilità rispetto a tessuti sociali a criminalità diffusa che contribuisce ad esasperare i sentimenti di forte ostilità nei confronti delle forze di polizia».

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