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Le ragioni di un tifoso del Napoli anti-De Laurentiis

Le ragioni di un tifoso del Napoli anti-De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis

Dopo quattro anni di astinenza ho di nuovo fatto l’abbonamento per vedere la mia squadra del cuore in tv. Andare allo stadio o vedere la partita in tv non è come andare al cinema e vedere un cine panettone o un trash movie. Lo spettacolo calcistico è qualcosa di più, coinvolge anche l’anima, l’identità di una persona e tendenzialmente può scombussolare la domenica sera e il lunedì. Tralasciando l’aspetto sentimentale, che sia tv o che sia stadio, il biglietto lo si acquista e quindi si ha diritto a fruire di uno spettacolo quantomeno decente.

Da una decina di anni a questa parte lo scenario calcistico partenopeo è governato da un imprenditore che per sua natura antepone il conto economico al cuore di tifoso. Svolgere il mestiere di presidente di una società di calcio che ha fini di lucro è cosa ben diversa dal svolgere il “mestiere di tifoso”.

Il presidente in oggetto poi vanta una presunta napoletanità poiché è nato a Roma da genitori di Torre Annunziata. Per i puristi quindi mancano i cromosomi giusti. Sembra il Renzo Arbore della situazione che, foggiano di origini, per aver frequentato nel periodo universitario Napoli ha avuto poi la bravura di rivendere la napoletanità nel mondo pur non avendone anch’egli i cromosomi. Ad onor del vero quando è fallito il Napoli di Naldi nessuno in città si è fatto avanti ed ha messo sul tavolo i soldi per rilevare l’azienda.

Il presidente ha avuto la bravura e la capacità imprenditoriale di portare la squadra dalla serie C alla A ed alla Champions League. Cosa non da poco però quel che manca è l’amore ed un matrimonio senza amore alla lunga non funziona. De Laurentiis si è circondato di ottimi professionisti e tratta la società come un qualunque sano imprenditore tratta un’azienda: ottimizzare, ridurre i costi e ottenere il miglior rendimento con la minor spesa, la prova evidente è la pantomima di Reina. Comprato ,venduto e ricomprato per “mere” questioni di budget.

Il Napoli è risultato 16esimo nel ranking europeo dell’ Annual Review of Football Finance 2015 redatto dalla Deloitte (1), un ottimo risultato che tuttavia al tifoso interessa relativamente, non paga lui… se non il biglietto.

Se andiamo a vedere i dati, il business calcio funziona e bene in tutta Europa in un momento di crisi va a gonfie vele. Il Bilancio del Napoli nel 2014 non è da disprezzare pur se il suo incremento rispetto al 2013 è troppo legato alle prestazioni europee e non ai proventi commerciali che nel bilancio delle squadre top incidono fino al 45%, la voce diritti televisivi nel bilancio del Napoli pesa eccessivamente, con esattezza per il 65% del fatturato nel 2014 (107 su 164 milioni di euro). (1)

Se il presidente ha dichiarato in parte a ragione che per quattro rigori sbagliati la stagione 2014/15 non è stata vincente, quello su cui non concordo è la sua gestione aziendale che non è priva di appunti. Quel che manca al bilancio del Napoli sono le voci a contorno dell’evento sportivo.

Il merchandising del Napoli ha sviluppato il 22% del fatturato 2014: 36,8 su164 Mio €. Leggendo il Bilancio del Bayer di Monaco : ….., si nota l’ampia incidenza dei proventi commerciali (sponsorship, merchandising, Allianz Arena), rispetto ai ricavi da matchday (da gare). Questo testimonia sia l’appeal commerciale, frutto di sapienti strategie di marketing, sia la volontà “sociale” del club di non incrementare il prezzo dei biglietti a carico dei tifosi.(2).

Se il merchandising al netto dei falsi sviluppa in percentuale gli stessi proventi del Bayern di Monaco manca il resto della voce commerciale (leggi sponsor & marketing,altre attività commerciali)(2) e lo stadio.

Se prendi un allenatore internazionale allestisci una squadra buona ma ti mancano i soldi per il Mascherano di turno e giochi in uno stadio fatiscente con uno sponsor locale, non ci siamo. Con Benitez andava completata la squadra, fatto lo stadio, scelto uno sponsor globale degno di nota. Quando c’era Maradona avevamo come main sponsor la Mars multinazionale del settore agroalimentare con 33 miliardi di dollari di fatturato (3) mica l’acqua Lete del gruppo Arnone, 70 milioni di euro (4) e la pasta Garofalo del gruppo Ebro Food 1, 7 miliardi di euro.(5).Dello stadio non parlo, già si versano fiumi d’inchiostro.

Il sistema va fatto crescere gradualmente senza strappi, negli anni mettendo tutti i tasselli al loro posto a tempo debito.

Il Calcio Napoli non è un bene collettivo gestito da un centro sociale o una cooperativa, non è espropriabile e chi ne detiene i titoli lo ha regolarmente pagato per cui nulla gli si può dire se non che è padrone in casa sua. Tuttavia per la natura dello spettacolo commercializzato, che coinvolge la sfera dei sentimenti, è cosa giusta analizzare e commentare nel rispetto dei codici. Quel che non si capisce di quest’uomo è la strategia aziendale.

Comunque domenica ci vediamo tutti sopra allo stadio!
Riccardo Lo Schiavo @loskiavo

(1)http://www2.deloitte.com/content/dam/Deloitte/uk/Documents/sports-business-group/deloitte-football-money-league-2015.PDF

(2)http://www.calcioefinanza.it/2015/09/05/bayern-monaco-bilancio-business-model/

(3) https://it.wikipedia.org/wiki/Mars_%28azienda%29

(4)http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2013/06/03/news/lete_la_crisi_porta_acqua_ad_arnone_ricavi_in_crescita_mentre_il_mercato_cala-60229021/

(5) https://en.wikipedia.org/wiki/Ebro_Foods

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