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I conti (e gli affari di cuore) della Juventus non tornano. Manchester è un sorriso nella penombra

I conti (e gli affari di cuore) della Juventus non tornano. Manchester è un sorriso nella penombra
Agnelli e l'ex direttore marketing della Juve Francesco Calvo

La vittoria a Manchester contro il City è la prima buona notizia per la Juventus da un mese a questa parte. Dalla Supercoppa vinta contro la Lazio. È stato un periodo burrascoso non solo sotto il profilo puramente sportivo, con appena un punto racimolato nelle prime tre giornate di campionato. Anche a livello societario è stato un periodo a dir poco movimentato con l’improvviso addio del direttore commerciale Francesco Calvo – il principale protagonista dell’accordo firmato con la Adidas – per non motivi non lavorativi. Liaisons dangereuses hanno coinvolto la famiglia di Calvo e quella di Andrea Agnelli. Qua e là troverete qualcosa sul web e sul sito dagospia.

Non sono solo problemi di cuore. Oggi il Fatto quotidiano riprende un articolo di Franco Bechis su Libero e sottolinea come non sia tutto oro quello che luccica alla Juventus, anche per quel che riguarda i bilanci. «I debiti dovrebbero stabilizzarsi intorno ai 200 milioni, non pochi, di cui 50 circa a tasso molto favore- vole contratti con la stessa Exor, che così fa girare liquidità scrive Luca Pisapia -. Poi, come ha scritto Franco Bechis su Libero, ci sono ben 17 avvertenze agli investitori in Exor che gli utili del club potrebbero diminuire. E 17 avvertenze sono molte, moltissime. E che qualcosa non stia andando per il verso giusto si evince guardando i movimenti di calciomercato di quest’estate, al di là delle partenze eccellenti. In due mesi la Juventus è quella che ha fatto più movimenti in Europa, acquistando 123 calciatori e cedendone 68 (lo scrisse anche il Ciuccio sul Napolista, ndr). Un mercato del genere, con centinaia di giocatori comprati e venduti, lo faceva il Parma prima di fallire. Una boccata di aria fresca viene dal mega affare Continassa, coi terreni comprati sottocosto tre anni fa dal Comune di Torino per 12 milioni e rivenduti oggi a 24. Anche quest’operazione, però, ha più a che fare con l’alchimia finanziaria che con il calcio giocato, la cui crisi nera va quindi letta come il sintomo di una congiuntura negativa ben più pesante che sta investendo il club».

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