Mario Sconcerti dedica il suo consueto coloninno-editoriale del lunedì sul Corriere della Sera a Maurizio Sarri. Il titolo è di per sé eloquente: “La scommessa Sarri è simile a Sacchi e porta diversità». Ecco qualche passaggio.
“Ma cos’è esattamente Sarri? Ha 56 anni, un’età invidiabile per portare messaggi nuovi in un solco usato come il calcio. Ha un suo fanatismo che lo avvicina a Sacchi, andrei piano sul suo talento nel sorriso. Non è un tranquillo. È uno di quelli che vede nel giocatore prima l’uomo, ben sapendo che se l’uomo fa anche gol è meglio. Ho molti dubbi che Napoli sia la sua piazza. L’aspettativa è forte e per adesso la squadra non è la sua. Ma può avere una sua squadra Sarri? Forse no”.
“Sarri è portatore di un calcio apparentemente semplice: non si muove l’individuo, si muove il reparto. Ogni pallone corrisponde allo spostamento di mezza squadra. Questo è prima di tutto faticoso, significa parecchio, sensibilità al gioco”.
“Sarri è un maestro della vita del calcio, ha le sue idee. Spiegate a un ragazzo entusiasmano, spiegate a un campione hanno bisogno di molta ironia comune. Capiranno i giocatori? Capirà la gente che vede un intero progetto sulle spalle di un debuttante invece che su Maradona? Temo di no, ma sarebbe un peccato perché se si parla di calcio Sarri è un Guardiola totale, porta la velocità e l’aggressione in tutto il campo. Già l’idea di Hamsik mezzala è affascinante, già la possibilità di avere ancora Higuain è decisiva. Manca un denominatore comune, uno scopo complessivo. È quello il vero vuoto che Sarri deve riempire”.