Finalmente un regista. Il doppio senso è sin troppo semplice per un presidente di calcio che è soprattutto un produttore cinematografico. Un cognome importante. Di più. IL cognome della storia del cinema italiano, almeno dal versante produzione. De Laurentiis. L’altro giorno, un esperto di comunicazione che non ha voglia di sporcarsi le mani con il calcio, dopo le dichiarazioni presidenziali riferite al cinema di Pietro Germi ci disse: «Fateci caso, quando è in difficoltà ricorda a tutti che il suo mondo di provenienza è il cinema». Non sappiamo. Però abbiamo promesso che saremo stati attenti. E oggi in effetti è stato così. Nessun riferimento al cinema, però il nome è tutto un programma. Non cuoco. Ma regista.
«Finalmente un regista». Mirko Valdifiori. «Non so perché – ha detto – i miei Napoli non hanno mai avuto un regista». Abbiamo avuto solo Gaetano Fontana. Erano proprio gli albori del suo Napoli, in serie C. Dopodiché il buio. Venne acquistato Gatti, presunto regista che giocò poco. Poi l’intuizione che sempre ricorda. Verratti. «Lo avevo in pratica acquistato ma da non noi sarebbe stato impiegato e quindo fui costretto a rinunciare». Stavoltà ha persino evitato di citare l’allenatore che non lo volle.
Eppure sono ormai vent’anni che, anche nel cinema, De Laurentiis fa praticamente a meno del regista. Tranne qualche rara incursione – Cristina Comencini e Pupi Avati nel 1998 – le ultime produzioni della Filmauro non state certo dirette da mostri sacri della cinematografia. Se la battono Neri Parenti, Carlo Verdone e Giovanni Veronesi. Un tempo non era così, soprattutto agli inizi. Ricordiamo che il primo film prodotto dalla Filmauro fu Un borghese piccolo piccolo, capolavoro di Mario Monicelli. Ci fu tanto Pasquale Festa Campanile, anche Ettore Scola (Maccheroni), persino Nanni Loy (pur se con il terzo atto, invero perdibile, di Amici Miei). Nell’elenco delle produzioni compaiono anche Maselli con Codice privato, Roman Polanski con Luna di fiele e persino Blake Edwards (Il figlio della pantera rosa, a De Laurentiis i remake piacciono) oltre a tre film di Pupi Avati. Poi, però, tutto si ferma. Anche nel cinema il presidente del Napoli ha optato per un centrocampo agonistico che puntasse al sodo. Commedia leggera e cinepanettone. Valdifiori porterà una sterzata anche sul grande schermo?
Tullio Vlaovic