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La Dinamo Mosca di Berija fu fondata dagli inglesi. Si chiamava Orekhovo Sport Club

La Dinamo Mosca di Berija fu fondata dagli inglesi. Si chiamava Orekhovo Sport Club

Simon Kuper, 46 anni, è uno scrittore nato in Uganda da genitori sudafricani, ha studiato a Oxford e Harvard, è naturalizzato britannico e si è specializzato nel raccontare il calcio da una prospettiva politica, economica e antropologica. Ha scritto nel 2003 un bellissimo libro sulla storia dell’Ajax, sei anni dopo con Stefan Szymanski ha pubblicato “Calcionomica”. Il suo libro d’esordio, uscito nel 1994, aveva per titolo “Football Against the Enemy”, tradotto in italiano come “Calcio e potere” (in Italia i suoi libri sono editi da Isbn). Alcune pagine sono dedicate alla storia della Dinamo Mosca, prossima avversaria del Napoli in Europa League. Ne pubblichiamo un estratto. (Desmond Digger)

La Dinamo Mosca di Berija fu fondata da inglesi. Da un certo punto di vista la cosa non è molto sorprendente, visto che gli inglesi hanno fondato squadre di calcio un po’ in tutto il mondo, ma la Dinamo Mosca in quel novero uno proprio non se la sarebbe aspettata.

Ovviamente Clement e Harry Charnock, che producevano tessuti, non chiamarono la loro squadra Dinamo. La chiamarono Orekhovo Sport Club. Fu Felix Dzerzhinsky, capo della polizia segreta di Lenin, che ribattezzò l’Orekhovo in Dinamo. Qualcosa dei Charnock rimase, e resta tuttora: la Dinamo gioca ancora con il blu e il bianco dell’Orekhovo Sport Club. I fratelli tifavano per i Blackburn Rovers.

Per decenni i capi del Kgb guardarono la Dinamo Mosca da quello che per la squadra era l’equivalente della tribuna reale. In seguito, quando l’Urss invase l’Europa dell’Est, le squadre fondate e gestite dalla polizia segreta furono tutte chiamate Dinamo: Dinamo Bucarest, Berlino, Dresda, Kiev e così via. La Dinamo Dresda e la Dinamo Kiev sfuggirono alla maledizione del nome e divennero squadre popolari, perché vennero viste come club che rappresentavano le loro due regioni di provenienza – Sassonia e Ucraina – e non la polizia segreta. Le altre Dinamo erano odiate. Nel 1937 ci fu una scena sorprendente quando tutti gli spettatori a una partita della Dinamo Mosca cominciarono spontaneamente a fischiare: non i giocatori, ma il carattere della squadra. All’epoca, quella del picco delle purghe staliniane, l’unico luogo in cui una folla riunita poteva esprimere il proprio odio era nell’anonimato garantito dallo stadio di calcio. Oggi la Dinamo Mosca ha pochissimi spettatori, e pochi di questi sono tifosi. 

Quando feci la prima visita alla Dinamo Mosca i giocatori si stavano allenando e nel parcheggio c’erano le loro Audi, Mercedes, Volvo e Ford, quasi tutte senza targa, dato che presumibilmente non erano vetture registrate. Lo stadio era di dimensioni eccessive, grigio e scoperto, con una pista di atletica attorno al campo. Nei giorni di partita ospita un pubblico di due o tremila persone. Incontrai il segretario della squadra, il tetro Nikolai Toltstich, che mi disse di voler dare al campo un’”atmosfera inglese”. Aveva visitato delle squadre inglesi – nominò Arsenal, Liverpool, Manchester United e Manchester City – e già in quel momento, mi disse, si stavano aprendo dei caffè all’interno dello stadio e la squadra stava progettando di liberarsi della pista di atletica e di costruire una copertura. “Stiamo anche dipingendo lo stadio” concluse. Questo avrebbe spiegato le macchie marroni che avevo visto sui muri grigi dello stadio: la Dinamo stava dipingendo il proprio stadio di marrone! Quando lo raccontai a un’amica, lei mi fece notare che la base su cui applicare qualsiasi colore è sempre marrone, ma non sono ancora del tutto convinto. Dovendo scegliere un colore, Tolstich avrebbe scelto il marrone.
Simon Kuper 
(da Calcio e potere, di Simon Kuper, Isbn)

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