Mi ricorda Domenghini. L’intercagliaritano che, con una ciabattata, ci portò alla finale dell’Europeo.
Il fisico è quello che è. Magrolino, non ha certo un fisico da gladiatore ma è veloce, assai veloce. Bello a vedersi quando scappa sull’out destro, sembra un frecciarossa quando non è in ritardo. Se è vero che il nome è il destino allora il suo cognome ha a che fare coi piedi. “Calleti” …non uno a cui fanno male i calli ma uno che i calli non li ha mai avuti.
Mi piace Kalleti, sì col K.
K come la Z che Zorro lasciava impressa dopo le sue imprese.
K che lascia il segno dei suoi gol.
Ah se potesse volare! Si alzerebbe leggero e poi deciderebbe di posarsi direttamente in porta.
Pallone e Kalleti, una cosa sola. Forse è quello che spera, che sogna (perché anche lui ha un sogno,no?) Per il resto mi pare così normale. Capelli tagliati corti, a spazzola, tatuaggi non ne vedo, parole a vanvera neppure, calzettoni tirati fin sopra il ginocchio (Domenghini li portava “a cacatella”), maniche della maglietta lunghe, sorriso tirato, risate meno che mai… Ma è spagnolo o norvegese?
Ah! Ecco! Forse il suo sogno era fare il torero. Sognare di farsi beffe del toro, girargli intorno fino a sfinirlo, e poi farlo passare sotto il drappo scarlatto, la muleta, con un gesto lentissimo e antichissimo.E sentire “olè” della folla come succede al San Paolo quando il Napoli vince alla grande…
Kallejon e il suo corazon.
Luisa Bossa