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Il disastro della Nazionale. Abete e Prandelli si sono dimessi

Il Mondiale dell’Italia si conclude al primo turno, come in Sudafrica, e nel disastro più completo. Prandelli e il presidente della Federcalcio Abete, dopo la sconfitta contro l’Uruguay, hanno presentato le loro dimissioni irrevocabili.Il calcio italiano, enfatizzato da troppe trombe interessate, pompato dalle tv a pagamento, esaltato dai media pur di vendere una copia in più, sprofonda nel pozzo nero della delusione e del disordine.C’è l’alibi della espulsione di Marchisio nel match perduto contro gli uruguayani, ma la nazionale ha complessivamente e nuovamente deluso. Senza più gioco, né convinzione.Prandelli stesso, dopo avere pensato a una squadra di palleggiatori che imponesse il gioco, un tiqui-taka all’italiana, senza le doti tecniche della felice generazione degli spagnoli di incantesimo, ha fatto marcia indietro rifugiandosi nel vecchio gioco all’italiana pur tenendo palla. Contro l’Uruguay è apparsa più una tattica difensiva, non dare palla agli avversari perché non facessero danni, che un modo di giocare per imporsi.Aveva detto che in Brasile non avremmo visto una nazionale di titolari fissi, ma una squadra camaleontica per sorprendere gli avversari, con formazioni adattate di volta in volta. Così la nazionale italiana ha perso ogni sicurezza, ogni automatismo, ogni identità.Abbiamo visto una squadra incerta, stanca mentalmente, senza personalità nonostante i “senatori” in campo. Nessuno degli azzurri ha avuto dentro l’orgoglio e l’energia richiesti da una partecipazione a un Mondiale. Cani perduti senza collare.Non s’è visto gioco, non si sono viste neanche le vecchie furbizie tattiche per strappare un risultato favorevole. Tutto è rimasto sulla carta. In campo, una musica stonata.E’ stata una nazionale impotente, illusa dal successo sull’Inghilterra che, a sua volta, ha lasciato il Mondiale anche peggio.Il flop di Balotelli è ormai sanzionato da questo Mondiale. Un ragazzo incomprensibile che non ha acquisito serenità e determinazione neanche dopo avere sistemato le sue faccende sentimentali.Balotelli è stato lento, assente, senza nessuna partecipazione di cuore all’avventura della nazionale. Un golletto agli inglesi e poi due partite insignificanti.Sull’attacco, Prandelli non ha mai avuto idee chiare. Prima il solitario Balotelli (4-2-3-1), poi l’inedita coppia con Immobile e il 3-5-2 per arraffare il pareggio della qualificazione.Troppe incongruenze. Ripensamenti su Candreva, Cerci, lo stesso Insigne, bruciati in una sola partita.Ma i flop sono tanti e le responsabilità non sono solo del commissario tecnico. Con Balotelli hanno fallito Thiago Motta, Chiellini e la difesa tutta, buggerata ancora su un calcio piazzato (corner), l’eterna difficoltà nei sedici metri azzurri. Sotto tono Abate quando è stato chiamato in squadra, un po’ anche De Sciglio nel match contro l’Uruguay, disastroso Paletta, inconcludente Aquilani.E’ il calcio italiano, infarcito di stranieri, che non esprime più una nazionale di livello. Non abbiamo spessore internazionale. Finisce anche la leggenda che diamo tutto quando siamo in difficoltà.Pirlo forse è stanco, ha fatto il poco che ha potuto e della famosa “maledetta” neanche l’ombra. Di memorabile il “velo” per il gol di Marchisio agli inglesi.Nessun azzurro è stato decisivo. Abbiamo segnato due gol, e addio. Nessuno ha gettato il cuore oltre l’ostacolo. Non si è vista una nazionale orgogliosa che sapesse far fronte alle difficoltà tecniche e tattiche con coraggio e dedizione massima.Il solo Verratti, 21 anni, esce bene da questo Mondiale. Personalità, sicurezza, qualità tecniche.Adesso comincia il tourbillon delle voci sul nuovo commissario tecnico. Mancini, Spalletti, Zaccheroni e perché no Allegri?! Mazzari, no? Vogliamo richiamare Mazzone in servizio permanente effettivo?Il calcio italiano è malato. Non ha spina dorsale, non ha più identità. La Juventus, la squadra più forte che ha fornito un blocco di sei giocatori alla nazionale in Brasile, ha fallito in campo internazionale. I nostri club, pur con gli stranieri, sono fuori dall’Europa.I processi non risolveranno nulla. E’ tutto un mondo da ripensare e non basta rottamarlo. Quali sono le soluzioni? Non è facile individuarle e c’è bisogno di molto tempo, pazienza e competenza per tornare a galla.MIMMO CARRATELLI

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