Il mio Inter – Napoli
– Prima dell’ingresso in campo dei calciatori, ho notato che l’inno storico neroazzurro (Amala, pazza Inter amala…) è stato finalmente sostituito da un altro altrettanto forbito nel testo (c’è solo un’Inter, c’è solo un’Inter, c’è solo un’Inter…) con un perfetto tono allegro andante morattiano (tipo “in un mondo che”).
– La gioia di quell’inno ha coinvolto così appassionatamente Moratti e Thohir in tribuna che hanno assunto la stessa espressione eccitata di Caressa dopo una sconfitta della Juve.
– Sulla scia di questa moda, DeLa, dopo il grande successo del remix, ha invece deciso di virare verso un rap.
A me piace il genere, ma modificare ‘O surdato nnammurato in un rap incazzato è un po’ come trasformare il San Carlo in una fermata della Circumvesuviana, dopo aver tentato con un circo.
– Un giorno qualcuno dovrà spiegarmi da dove nasce l’esigenza di cambiarlo.
– Prima dell’ingresso in campo dei calciatori, ho notato inoltre che la curva dell’Inter era finalmente piena. La metà vuota era coperta da una bella coreografia.
– Comunque, per la serie “quando ci sono io, non vinciamo mai”, la presenza a San Siro dell’allegro e sveglissimo Thohir, da servizi sociali, in mezzo a Bedy e Massimo, poteva essere colto come un buon presagio.
– Dopo Udine, in vista della Coppa, anche quella di San Siro l’ho sentita senza particolari tensioni.
– Se non fosse stato per De Laurentiis che tweetta sempre prima di gare (per lui) importanti, per le parole da gran “signore” di Moratti su Benitez, per la miriade di domande dei giornalisti su un improponibile paragone tra i due ex allenatori, questa gara l’avrei vissuta come un tranquillo Livorno – Napoli di fine stagione.
– Sul fronte Napoli: seppur non sia partito dall’inizio, da rilevare le 300 presenze di Hamsik che hanno coinciso con le 300 assenze di Zuniga; il lutto al braccio di Reina per il compianto Vilanova; la settima gara consecutiva di Henrique che proveniva dalla serie B brasiliana e il mio Brivitos al centro della difesa.
– Visto lo 0-0 sul campo e soprattutto per rispetto, ho deciso di prendermi un articolo sabbatico e solo per questa volta non sfotterò il nostro ex allenatore.
– Però, allo stesso tempo, non sarebbe onesto non ammettere che se avesse giocato Jonathan sicuramente l’Inter avrebbe vinto; che ad un certo punto della gara se non si fosse alzato quell’insolito scirocco i ragazzi non si sarebbero distratti e che se Taider avesse avuto i piedi di Liam Brady ora l’Inter lotterebbe almeno per il terzo posto.
– Se non avessi visto la partita in tv e mi fossi affidato solo agli highlights e ai commenti di SkyInter, nel primo tempo avrei notato solo una squadra in campo.
– Un tiro di Hernanes da centrocampo; 14 replay per cercare un tocco da rigore in area che manco Bergomi è riuscito a trovare; un tiro di Kovacic da 25 metri, dopo un bel disimpegno; uno di Palacio, fuori di 4-5 codini, dopo un errore di Jotto a centrocampo; una punizione sempre di Kovacic che Reina avrebbe parato con le mani legate al palo e una di Palacio che anche De Sanctis avrebbe bloccato.
– Nell’intervallo, l’inviato dal campo ha chiesto a Kovacic: si può dire che vi è mancato solo il gol?
Ho pensato che il gioco evidentemente è un optional non indispensabile in questo sport.
– Sempre nell’intervallo, il telecronista ha chiesto a Bergomi: si può dire che ai punti l’Inter avrebbe meritato il vantaggio?
Tralascio l’ovvia risposta, ma in quel momento hanno mostrato di nuovo i volti felici e svegli di Thohir e Moratti in preda a un cronico sonnambulismo e ho capito che anche loro la pensavano diversamente.
– La realtà oltre SkyInter: il Napoli ha ben controllato l’avversario, subendolo praticamente mai e oltre allo stesso numero di tiri da lontano e allo stesso numero di quaglie, ha costruito, con la stessa modalità che ha punito la Juve, l’unica nitida azione pericolosa: lancio perfetto di Mertens (prima partita in cui ha toppato) dalla sinistra per Calle al centro dell’area e piattone che inspiegabilmente ha sfiorato il palo senza entrare in porta. Handanovic fermo come la statua di Vittorio Emanuele in piazza Duomo e Nagatomo, a detta di Bergomi uno dei migliori in campo, che ha perso lo spagnolo per la terza volta in 45 minuti.
– Nell’azione successiva, Calle, sempre rincorso dal migliore in campo di Bergomi, invece di sfoderare il suo solito diagonale, ha provato a darla in mezzo sbagliando scelta.
– L’unica vera sbavatura l’ha commessa Brivitos quando, dopo il consueto pisolino, ha atterrato in ritardo Palacio lanciato verso l’area di Reina, rischiando il rosso.
Credo che sia stato però il suo unico errore della partita.
– Sicuramente, se su un cross di Nagatomo troppo lungo, il palo sinistro della nostra porta fosse stato piantato vicino la bandierina del corner e Reina la fascia nera l’avesse messa davanti agli occhi e soprattutto, se avesse giocato Jonathan (magari con Aronica a supporto) allora sì che l’Inter avrebbe meritato il vantaggio.
– Nella ripresa, anche Bergomi ha dovuto alzare bandiera bianca: il Napoli, senza strafare, ha costruito un altro paio di occasioni pulite. Due nella stessa azione: Gonzalone che ha sonnecchiato per tutto il primo tempo, ha dato i primi segnali di vita quando ha fregato Andreolli anticipandolo e ha sparato su Nagatomo come ad un plotone di esecuzione. Sulla prosecuzione, Jotto, che aveva sbagliato tanto nel primo tempo, ha servito intelligentemente Mertens che, invece di sfondare la porta, come Calle precedentemente, ha tentato un assist al centro. Sbagliando, anch’egli, scelta. Per la serie “a Udine non abbiamo segnato per il troppo egoismo”.
– Sempre Gonzalone, che nella parte finale ha scimunito a turno tutti i difensori neroazzurri, si è liberato con una magia di Campagnaro e da buona posizione ha tirato in uno dei vuoti della curva interista.
– L’Inter? Un colpo di testa di Palacio a lato (se fosse stato più alto di una ventina di cm, avrebbe certamente segnato); un tiro di Hernanes in testa a Thohir (se San Siro fosse stato un campo di baseball, con tutti quei fuori campo, l’Inter avrebbe certamente vinto) e un tiro realmente pericoloso di Nagatomo ben parato da Reina (però, se ci fosse stato Jonathan…).
– L’occasione più ghiotta della partita? Il palo interno di Inler. Ieri migliore in campo insieme ad Insigne.
Mi ha ricordato la serpentina con gol di Pjanic del giorno prima. Soprattutto nello schieramento stile subbuteo della difesa avversaria.
– Gran gol sicuramente, ma a Garcia ha addirittura ricordato Maradona. Chissà cosa avranno pensato Baresi, Maldini, Costacurata e Tassotti paragonati a Bonera, Mexes, Rami e Constant.
– Negli ultimi minuti, l’Inter ha difeso lo 0-0 come avrebbe fatto il Livorno a fine stagione.
– L’ultima azione importante della partita si è infine trasformata in un dramma interiore per me. Vedere uscire in barella Gonzalone, applaudito dallo sportivo pubblico avversario, mi ha destabilizzato. Nolente o volente, sabato dovrà essere in campo.
– Già ieri sui social, ho letto di prematuri funerali in corso. Pensavo fossero di amici fiorentini o dei soliti burloni juventini. Pensavo male. Ormai le iettature riusciamo a menarcele da soli.
– Comunque, questa sgambatura prima della finale di Coppa, ai punti, avremmo meritato di vincerla.
– Intanto, il sondaggio per i telespettatori a casa ha decretato Palacio migliore in campo. Ora due sono le cose: o gli abbonati di Sky sono tutti interisti oppure ne capiscono quanto Marocchi.
– A proposito, ma a SkyInter credono ancora nel terzo posto?
– Thohir si sarà svegliato? Caccia ‘e dane’.
– Fermo restando che se avesse giocato Jonathan…
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca.
Gianluigi Trapani