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La verità è che non so con chi prendermela

Il mio Napoli – Porto (Europa League)

– Non enumererò tutte le delusioni della mia carriera da tifoso, ma so bene che questa partita si incastona perfettamente in quella lista nera e che da qui a poco non andrà via il suo retrogusto acre.

– Ogni qualvolta si ripresenta, sembra sempre che sia più amaro degli altri. Pur non essendolo.

– Non voglio nemmeno utilizzare l’aggettivo “pazzo” per definire questo Napoli che in 10 giorni ha raccontato di sé tutto e il contrario di tutto, perché è termine tipicamente interista. E pazza Inter, nel nostro vocabolario calcistico, si traduce “sfigato” e “perdente”.

– Oggi, è però per me inevitabile guardare due metri più dietro e provare a riflettere. Anche se le analisi bisognerebbe sempre farle a digiuno e senza i due chili di peperoni sullo stomaco.

– Con la Roma, nella gara di andata in Portogallo e soprattutto col Torino, la squadra ha disputato gare lontane anni luce da quella di ieri. Decine di minuti regalati alle avversarie, palloni regalati alle avversarie, uomini regalati alle avversarie.
Ma il risultato, ciò che alla fine conta più di ogni cosa, di riffa o di raffa, è stato dalla nostra parte (ci infilo anche lo 0-1 di Porto, seppur sia stato determinante).

– Tutto ciò che abbiamo imputato a Benitez e ai ragazzi, ieri è stato assolto. Meno lo score.
Le discussioni che hanno animato ed acceso i dibattiti dei pro e dei contro, ieri hanno avuto risposte chiare. Inequivocabili. Positive.
Le geometrie, il possesso, l’intensità, il pressing, la voglia e perfino la cazzimma, d’incanto, contemporaneamente, si sono manifestati. Questa squadra, quindi, ce l’ha.

– Stavolta, ho deciso di non fare la solita cronaca della partita, per mancanza di spazio. Mi servirebbe l’intero rullo del giornale.

– Una gara che fotografa fedelmente il Napoli europeo di quest’anno: bello, avvincente, emozionante, forte, ma estromesso. Nonostante 4 vittorie bellissime in Champions e nonostante la partita meglio giocata dell’anno (forse), durante la notte, è riecheggiata nella mente una frase che ora va tanto di moda e che richiama i peperoni di cui sopra: sei fuori!

– Poi, con calma, il giorno dopo, a risultato acquisito, ti viene da chiedere: dove ho sbagliato questa volta? Possibile?

– Con chi me la prendo? Con i soliti noti?
Ghoulam? Credo che sia stata la sua miglior partita.
Henrique? Credo che su quella fascia, non abbia fatto rimpiangere nemmeno il miglior Maggio.
Brivitos? Era in panchina.
Inler? Lo critico a dismisura, ma penso che sia stato il migliore in campo.
Behrami? Ultimamente le sue prestazione erano in fase calante, ma ieri è tornato l’uomo ovunque.
Pandev? Ha segnato e ha fatto il suo, giocando comunque al posto della controfigura di Hamsik.
Insigne? il suo contributo è stato di gran lunga superiore alle sue ultime uscite. Checché se ne dica.
Benitez? Ogni uomo ha fatto ciò che doveva, la squadra ha prodotto l’impossibile e ha dato il 110%.

– Oppure potrei prendermela con lo sconosciuto che ha azzoppato Helton, l’Higuita del Porto. Lasciando spazio alla riserva, Fabiano. Fenicottero di 2 metri deriso un po’ da tutti alla vigilia e che ieri, con le mani, con i piedi e le natiche è riuscito a parare l’imparabile.

– O ancora con Ghilas. L’uomo il cui doppio taglio ha turbato la mia nipotina di 6 anni, allo stesso modo di Profondo Rosso, di quando li avevo io. Il castigatore che, con le dovute proporzioni, in perfetto stile Butragueno, ha sfruttato la prima disattenzione e ci ha eliminato. Mentre nella sua area, i suoi compagni svirgolavano e lisciavano in allegria.

– Oppure con chi?
Certo che il calcio è proprio infame a volte.

– “Bisognava chiuderla prima”. Lo sto leggendo in tutte le salse. La grande soluzione al problema.
Catalano continua ad imperversare nei nostri pensieri.

– Applaudo la squadra e il pubblico che sono stati realmente da Champions. E se giocassimo sempre così, con una leggera calibratura di qualche piede e una rivisitazione massiccia degli ultimi fondi di caffè, vinceremmo con chiunque.

– Però nessuno si offenda, al termine della stagione contano i punti e i trofei e non gli applausi, per cui, preferisco giocare una ciofeca e vincere. Oppure non fare nemmeno un tiro in porta e passare il turno con una punizione.

– Vado a digerire. Ci provo.
Magari un colpevole lo trovo…

Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca.
Gianluigi Trapani

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