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La Roma presenta lo stadio (noi stiamo a guardare)

Il calcio è sicuramente cambiato se l’umore di un tifoso cambia alla notizia che una squadra avversaria ha presentato il progetto per la realizzazione dello stadio di proprietà. È quel che è successo oggi a un bel po’ di napolisti che hanno letto della presentazione del progetto del futuro impianto della Roma. Uno stadio di circa 52mila posti (che possono però diventare 60mila) che sorgerà a Tor Di Valle, area ben nota ai seguaci del trotto. Disegnato da Dan Meis (e già criticato dal romanista Fuksas), l’impianto dovrebbe – il condizionale è d’obbligo se consideriamo le dichiarazioni di stamattina del sindaco Marino, presente alla conferenza – essere pronto entro la fine della stagione 2016-2017. Costo dell’operazione: un miliardo di euro. La Roma sarebbe così la seconda società calcistica in Italia – dopo la Juventus – ad avere uno stadio di proprietà. Impianto che richiamerà in parte il Colosseo ma che non si chiamerà Coliseum. Per il nome, ovviamente, ci sarà una gara a parte. In tutto il mondo sono gli sponsor a dare il nome agli impianti.

Probabilmente questo accadrà anche a Napoli. Come al solito, però, da noi parte prima il dibattito. Dei progetti, degli accordi tra società e comune, dell’area su cui l’impianto sarà costruito non si sa nulla. Per ora si sa solamente che il Napoli si è offeso per le affermazioni fatte da Maurizio Piccinini nel corso della telecronaca su Mediaset Premium. Frasi certamente poco carine: “Tra poco al san Paolo vedremo anche i topi” ma certamente non lontane dal vero. L’impianto versa in condizioni pietrose. Lo sanno tutti. Ma, al di là della tante, troppe chiacchiere, nulla si muove.

Oggi la grandezza e la visione di prospettiva di una società si misurano dalla propria capacità progettuale. Dall’allestimento di un centro allenamento conforme agli standard delle grandi squadre d’Europa – come da tempo chiede, per ora invano, Benitez – alla realizzazione di uno stadio di proprietà. Napoli e il Napoli sembrano piuttosto lontani anni dalla presentazione di un progetto esecutivo. Al momento il Napoli è una società senza radici. E si vede. Castel Volturno è in fitto; il San Paolo è del Comune. Un centro sportivo non sappiamo nemmeno lontanamente che cosa sia. Ci siamo gonfiati il petto con dichiarazioni sulla cantera del Napoli; alla prova dei fatti non c’è nulla. Probabilmente pesa la natura societaria del Calcio Napoli, di fatto una ditta individuale in cui il padre padrone non deve avere nemmeno tanta fiducia nei proprio eredi e quindi per forza di cose non posa lo sguardo così lontano.

Sta di fatto che oggi i tifosi si sentono superati nuovamente. E non solo in classifica.
Massimiliano Gallo

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