Ammettiamolo, il Napoli non ha certo giocato una gran partita contro la Lazio. Ma ha vinto. Uno a zero e si è guadagnato la semifinale di Coppa Italia contro la Roma di Garcia (sfida andata e ritorno). Una partita tutt’altro che entusiasmante che ha evidenziato alcuni punti. La più curiosa, almeno a parere nostro, è che – nel giorno dell’uscita del libo di Mazzarri – Benitez ha rispolverato, probabilmente a sua insaputa, il concetto di titolarissimi. Ci teneva e ci tiene alla Coppa Italia, Rafa. Non ci pensa che a febbraio giocheremo otto partite. O comunque ci pensa ma non si preoccupa. Non fa questi calcoli, non li ha mai fatti. E mai li farà, come disse a inizio stagione. Vincere aiuta a vincere, come ha sempre detto. E per vincere ieri sera ha schierato la formazione tipo, con la sola eccezione di Insigne al post di Mertens. Con buona pace del turn over.
Ha riproposto Albiol (che ieri ha giocato bene, anche se l’attacco dei biancocelesti era molto giovane), Callejon e Higuain: il terzetto che sembrava accusare più stanchezza di altri. Ha lasciato Dzemaili in panchina e ha lanciato dal primo minuto Jorginho con la 8 di Totonno Juliano. Dell’italo-brasiliano hanno parlato in tanti, quasi tutti. Ottima la sua prova. Ovviamente è stato solo l’esordio. Due cose mi hanno colpito. Innanzitutto un’osservazione tattica: la sua presenza ha in parte rigenerato Inler, gli ha conferito sicurezza. E poi un episodio: quel placcaggio nel primo tempo quando la Lazio stava ripartendo in contropiede. Un fallo così il Napoli fin qui non l’aveva mai commesso nella gestione Benitez (a dire il vero la squadra era “fin troppo corretta” anche con Mazzarri). Mi ha colpito più del palo (mi ha ricordato il gol di Zola contro l’Atalanta) e persino di quelle due verticalizzazioni per Higuain.
Ecco, Higuain. Non me ne voglia il nostro Trapani, perdutamente innamorato di Gonzalone (anche noi lo siamo), ma anche il nostro centravanti vive un momento di fisiologico appannamento. Non credo che Callejon abbia sempre sbagliato il passaggio, è lui che non si gettava come un rapace sulla palla. Ci sta, ovviamente. Poi con quel tacco ha risolto la partita. A modo suo. Scrivo questo solo perché del Napoli vengono sempre messi sotto accusa difesa e centrocampo, ma nelle ultime uscite (Chievo e Lazio) anche l’attacco ha lasciato a desiderare. Ieri sera almeno due su quattro attori erano completamente fuori fase: Hamsik e Insigne. Marek sta recuperando e vaga ancora per il campo; prima o poi riuscirà a trovare la posizione come Benitez auspicava a inizio campionato. E poi Insigne. Che – diciamolo – ancora una volta non ha convinto. I fischi ci possono stare, fanno parte del gioco. Non ci dovrebbero stare? Ok, forse, anche se a Milano ho sentito fischiare con le mie orecchie Rjikard e Seedorf; è però innegabile che Lorenzo stia vivendo una fase di involuzione, anche questa peraltro fisiologica.
Meglio, a mio avviso, la difesa. Anche se La Lazio, non dimentichiamolo, ieri sera ha giocato senza Klose, Hernanes e Candreva. Il ritorno di Reina in porta si è fatto sentire. Pepe è un fuoriclase, almeno a Napoli sta giocando da fuoriclasse. La sua presenza tra i pali tranquillizza i compagni e demoralizza gli avversari, soprattutto sulle palle alte.
In sintesi, una partita tutt’altro che memorabile. Ma abbiamo vinto e la squadra non potrà che migliorare. Anche perché la stagione entra nel vivo adesso. E la sensazione è che quando il gioco comincia a farsi duro, Rafa inizi a fregarsi le mani.
Massimiliano Gallo