Stamattina sono andato ad esercitare il mio diritto di prelazione per la gara di Champions contro il Borussia. Giunto alla rivendita, mostro la mia tessera del tifoso e il cosiddetto voucher di un’altra persona. Il titolare mi guarda e dice: «vi avviso, c’è un problema». Cioè? «Cioè quando hanno plastificato i voucher, hanno sbagliato a tagliare le foto. Sono troppo grandi e così hanno coperto il numero della tessera e io non posso digitare il codice per l’acquisto del biglietto». Ah, e mo? «Ormai sono un esperto – prosegue il titolare della rivendita -, è successo a tante persone. Due sono le cose: o andate ai botteghini del San Paolo e vi fate dare il codice che loro hanno al computer, oppure – a vostro rischio e pericolo – rompete la plastica, spostate la foto e io prendo il codice. Alcuni hanno fatto così».
Poiché era domenica, ho pensato che i botteghini fossero chiusi e ho quindi optato per la soluzione artigianale. E mentre sbrigavamo la pratica, mi sono venute in mente le rimostranze dei tifosi di Londra costretti a venire (inutilmente perché poi all’alba appariranno i soliti scagnozzi con le consuete minacce) a Napoli a fare la fila per acquistare i biglietti di Arsenal-Napoli, così come l’endorsement di qualche tempo fa del Corriere della Sera nei confronti del nostro presidente (“a Napoli l’unica cosa che funziona è il calcio) e mi sono ricordato che nella terra dei ciechi chi ha un occhio solo è re (“beati monoculi in terra caecorum”).
Massimiliano Gallo
Se vuoi il biglietto Champions, devi strappare la tessera
Massimiliano Gallo
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