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Cavani vuole il faccia a faccia. 24 anni fa Diego promise di tirare il contratto in faccia a Ferlaino

Questa è l’estate della clausola, l’altra fu l’estate dei dorados. Questa è l’estate in cui il desiderio si chiama Real Madrid, nell’altra si chiamava Marsiglia. Oggi Cavani, ieri Diego. Uno vuole crescere, l’altro voleva il contrario. Uno vuole i trionfi che crede Napoli gli neghi, l’altro voleva la serenità che con i trionfi Napoli gli aveva tolto. 1989-2013, ma tu guarda come si somigliano certe storie dopo 24 anni. Si somigliano ancora di più se in comune hanno pure le parole che le accompagnano. La parola è: faccia. “Voglio parlare con il presidente faccia a faccia”, dice adesso Cavani, imbronciato, dal Brasile. Non ha preso bene l’uscita sopra le righe di De Laurentiis (“Se non si comporta bene, gli spacco la testa”). Chiede un colloquio. Faccia a faccia.

Maradona invece si era rifugiato a Esquina, nella provincia di Corrientes, a pescare i dorados con il padre, il fratello Lalo, il cugino Carlos. Il campionato cominciò e lui non voleva tornare, forte della promessa che gli aveva fatto Ferlaino. Se vinciamo la Coppa Uefa, ti lascio andare. Diego voleva Marsiglia. Non per il prestigio, non per crescere, ma per descrescere. Chiedeva un posto tranquillo dove ricaricare il motore e prepararsi al mondiale del ’90. Ferlaino con la Coppa Uefa sotto al braccio gli disse, be’, veramente scherzavo, hai un contratto, resti qua. Lui si irrigidì. Ferlaino minacciò una citazione in tribunale, roba che il braccio di ferro con Cavani di oggi è una pazziella. Fino al 2 settembre, quando Maradona lascia il fiume, lascia i dorados e va all’aeroporto di Buenos Aires, pronto a salire sul primo volo per l’Italia. “Non vado ad aggiustare nulla. Vado a Napoli a tirare il contratto in faccia a Ferlaino”, annuncia Diego tra i fotografi che lo inseguono. La faccia. Eccola là. Come oggi Cavani. Come finì allora, si sa. Diego torna, scoppia la pace, rientra dalla panchina in un memorabile Napoli-Fiorentina (da 0-2 a 3-2 dopo un rigore sbagliato), il campionato finisce con lo scudetto, il Mondiale finisce con hijos de puta all’Olimpico che fischia l’inno argentino. Con Edi boh, chissà quale epilogo ci tocca. Di certo, questo ormai è chiaro, il Real non si spingerà a pagare la clausola da 63 milioni. Finirà forse che una mano lava l’altra, e tutt’e due lavano il viso. Anzi: la faccia.
Il Ciuccio

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