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Sarà pure un particolare, ma a noi il calcio di rigore è già costato una Champions

A noi ci sta rovinando Francesco De Gregori. Con la retorica che un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Il calcio di rigore? Un particolare. E chiamiamolo pure particolare, ma al Napoli è già costato una qualificazione per la Champions. E’ successo l’anno scorso, anche se non ce ne siamo accorti, anche se crediamo che i punti ce li abbiano tolti la fatica e l’adrenalina delle dolci notti europee, oppure il Bologna alla penultima giornata. I punti per il terzo posto invece li abbiamo buttati lì. Dal dischetto. Nove rigori a favore, 4 segnati e 5 sbagliati. Di quei cinque errori, due furono ininfluenti, altri tre (contro la Juve, a Siena e a Udine) sono costati parecchio: tre pareggi che potevano essere vittorie. Sei punti di saldo. E con 6 punti in più il Napoli avrebbe chiuso a 67 e non a 61, dunque terzo e non quinto: sarebbe andato dritto ai preliminari di Coppa dei Campioni, non in Uefa.
Uno pensa che dopo un trauma del genere, peraltro ben nascosto, una squadra sia corsa ai ripari. Non che addirittura abbia cambiato il tiratore, ma almeno che abbia preso delle contromisure. Invece pare tutto uguale anche quest’anno. Altri 9 rigori a favore, stavolta 5 segnati e 4 falliti. Chissà quale santo ha fatto in modo che nessuno degli sbagli (Lazio, Chievo, Torino, Genoa) abbia influito sui risultati. S’è vinto lo stesso o s’è perso lo stesso, un gol in più non avrebbe cambiato il segno. Ma proprio per questo motivo, proprio perché abbiamo avuto la grazia di non pagare un pegno alla classifica, 9 rigori sbagliati su 18 vanno trattati come un caso. Le grandi squadre, come le grandi aziende, devono saper affrontare e risolvere i problemi appena s’affacciano, quando sono campanelli e non sirene d’allarme, quando il mondo esterno non può ancora fargliene un colpa, quando ancora non hanno condizionato l’attività, i bilanci, la vita. Lo United, che in Inghilterra ha sbagliato quest’anno 3 rigori su 5, ha cambiato tre volte il tiratore: Chicharito, van Persie, Rooney.
Un rigore è solo un modo meschino di segnare, diceva Pelé. Una definizione boomerang, detta da lui che il gol numero 1.000 finì per segnarlo proprio così. Negli anni ’70 prestò la sua firma a un manuale del calcio, consigliava di calciare i rigori con potenza e a filo di palo. Diceva che sarebbero stati imparabili. E grazie assai, Pelé. Così il manuale del calcio lo so scrivere pure io. Maradona ripeteva che i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli, forse per giustificare i suoi errori, non tantissimi, ma memorabili (Tolosa, Lisbona, Torino). Come memorabile fu l’errore di Baggio a Pasadena, nella finale mondiale contro il Brasile. Così clamoroso che ormai quasi nessuno ricorda che a sbagliare nella serie fu anche Franco Baresi. Uno dice Pasadena e pensa a Baggio. Pensiamo ogni tanto pure a Baresi, okay?
I ricercatori dell’università Ben Gurion di Eilat (Israele) hanno analizzato i video di 286 rigori battuti tra Europa e Sudamerica. Hanno registrato che il 57% dei tiri è indirizzato in basso, il 30% a mezza altezza, il 13% in alto. E che si calcia più alla destra che alla sinistra del portiere. La ricerca rivela che i portieri parano un terzo dei rigori quando non si tuffano, mentre quando si lanciano (a destra o a sinistra) la percentuale di parate varia fra il 12,6 e il 14,2%. Non si capisce, dunque, perché i portieri si tuffino. E addirittura spesso si tuffano prima. Calciato con precisione, il pallone dagli 11 metri viaggia a 20-22 metri al secondo, dunque ne impiega mezzo per arrivare al portiere, al quale viene lasciato un tempo di reazione di 0,3 secondi. Poco per cambiare movimento. Per lasciargli ancora meno margine di movimento bisogna aumentare la potenza del tiro: gli scienziati dicono fino a 28 metri al secondo. Il rigore perfetto viaggia insomma a 100 chilometri all’ora: il pallone entra in rete in 40 centesimi di secondo, poco più del temo di reazione medio di un portiere. I ricercatori dicono che l’angolazione non ha un’influenza significativa. Bisogna mirare un punto e calciare fortissimo lì. Rincorsa fra i 4 e i 6 passi. Partenza non oltre i 3 secondi dal fischio dell’arbitro.
La Fiorentina ha uno specialista di calci da fermo nello staff tecnico di Montella. Ora. Sarà pure vero come dice De Gregori che dai particolari non si giudica un giocatore. Ma con la cura dei particolari, e questo lo dicono gli allenatori, si vincono i campionati. Perciò, la prossima volta, Edi non aver paura di segnare un calcio di rigore. Segnare, non sbagliare.

La serie di rigori del Napoli (nella foto i pallini verdi indicano i punti in cui il Napoli ha fatto gol, i rossi indicano gli errori).

2011/12 (9 rigori: 4 segnati, 5 sbagliati)
Inter-Napoli: Hamsik sbagliato (ininfluente)
Napoli-Juventus: Hamsik sbagliato (2 punti persi)
Napoli-Bologna: Cavani gol
Siena-Napoli: Cavani sbagliato (2 punti persi)
Napoli-Chievo: Cavani gol
Parma-Napoli: Cavani sbagliato (ininfluente)
Napoli-Cagliari: Lavezzi gol
Udinese-Napoli: Cavani sbagliato (2 punti persi)
Napoli-Palermo: Cavani gol

2012/13 (9 rigori: 5 segnati, 4 sbagliati)
Napoli-Parma: Cavani gol
Napoli-Lazio: Cavani sbagliato (ininfluente)
Sampdoria-Napoli: Cavani gol
Napoli-Pescara: Cavani gol
Siena-Napoli: Cavani gol
Chievo-Napoli: Cavani sbagliato (ininfluente)
Napoli-Atalanta: Cavani gol
Torino-Napoli: Hamsik sbagliato (ininfluente)
Napoli-Genoa: Cavani sbagliato (ininfluente)

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