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Cara Gazzetta, dire che Mazzarri non sa gestire Cavani è un po’ come dire che la Gazza esce su carta bianca

Sul sito calcionapoli1926.it leggo questo commento riportato dalla Gazzetta dello Sport. Non so chi lo firmi, eccolo. “Walter Mazzarri si appoggia sconsolato alla panchina. Una prodezza di Neto ha appena tolto dalla porta una deviazione di testa a botta sicura di Pandev. Sarebbe stato il colpo del kappaò. Niente da fare. Il Napoli non sfrutta il suo momento magico e torna con i piedi per terra. L’1 a 1 contro la Fiorentina è un buon risultato, per carità. Ma per coltivare il sogno scudetto non basta andare a velocità regolare. Serve qualcosa di diverso, serve correre come una macchina di F1.

Servirebbe, forse, anche un gioco capace di esaltare di più le qualità del mostro Cavani che ha avuto a disposizione una sola palla buona e l’ha trasformata nel gol numero 17 in campionato e nella sua rete numero 100 in serie A. Numeri da campione. Mazzarri, a dire il vero, a metà ripresa prova a mettere la squadra al servizio del Matador togliendo lo zoppicante Gamberini, inserendo lo scugnizzo Insigne e passando dal classico 3-4-1-2 a un più coraggioso 4-2-3-1.

Tre ispiratori alle spalle del mostro. Idea intrigante. Ma che non produce risultati. Cavani continua a battersi, a creare spazi, a cercare la porta della Fiorentina. Ma nessuno dei tre rifinitori riesce a recapitargli tra i piedi la palla giusta. La Juve è di nuovo lontana. Cinque punti non sono pochi. E dire che il Napoli è arrivato a Firenze con tanti buoni «segnali»: una serie di tre vittorie consecutive in campionato, i due punti restituiti, la squalifica tolta a capitan Cannavaro (ieri in panchina), seimila tifosi al seguito e, di fronte, una Fiorentina uscita da una dolorosa e faticosa sfida di Coppa Italia mercoledì notte contro la Roma. Tanti indizi che non hanno fatto una prova”.

Francamente, nel giorno del centesimo gol in serie A del Matador (34 col Palermo, 66 col Napoli), criticare Mazzarri per la cattiva gestione dell’uruguaiano è francamente paradossale. Ora può darsi che ieri Cavani abbia avuto meno occasioni per tirare in porta (bisogna anche considerare gli avversari e la “discreta“ e giusta attenzione a lui riservata), ma non si possono non riconoscere all’allenatore livornese grandi meriti nell’esplosione dell£attaccante. Innanzitutto a Mazzarri va riconosciuto il merito di aver creduto in lui. A Palermo Cavani era un buon giocatore, era andato in doppia cifra nelle ultime due stagioni (14 e 13 reti) ma non era il bomber di adesso. Giocava sull’esterno, come peraltro lo fa giocare Tabarez in Nazionale, e valeva 18 milioni, non 65.

Il gioco del Napoli è – giustamente – incentrato su Cavani. Quest’anno ancora di più. La squadra è al suo servizio. Certo, anche il Matador è un attaccante atipico. Non se ne sta certo ad aspettare il pallone, torna, recupera, esalta il pubblico con una generosità difficilmente eguagliabile. Ieri sera, alla Domenica sportiva, Civoli lo ha paragonato ad Aldebaran, il più intelligente dei cavalli di Ben Hur. E in effetti l’immagine del Matador è quella di un cavallo pazzo. Anche se per me resterà sempre il grande capo di Qualcuno volò sul nido del cuculo.

Ora, comunque, tornando a ieri, forse Mazzarri è stato ancora una volta troppo prudente nel momento decisivo (problema che andrà affrontato, certo), ma gettare addosso a lui la croce di un cattivo impiego di Cavani sembra al momento fuori luogo. Sarebbe un po’ come dire che la Gazzetta viene stampata su carta bianca, come tutti gli altri quotidiani.
Massimiliano Gallo

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