Coloro che mi avevano lasciato un po’ perplesso nella bella notte di Palermo, sono stati invece i più convincenti nella gara di ieri. Mi riferisco a Inler e Britos. L’uruguaiano non aveva sfigurato la settimana scorsa, ma lo volevo vedere sotto la pressione di attaccanti più veloci e sguscianti. E siccome l’alibi dell’infortunio, subito più di un anno fa, cominciava a non reggere più, volevo vederlo finalmente autore di una partita da Napoli. Ieri ci è riuscito. È stato impeccabile sia nel suo pezzo migliore, il gioco aereo, sia nell’uno contro uno, non lasciando spazi ai tecnici e pepati avanti viola e sia nell’impostazione della manovra. Lo svizzero invece ha cambiato il volto della squadra e ha dato ciò che non era riuscito al suo connazionale. Se Valon ha compiuto un piccolo passo indietro, il leone di origine turca ne ha fatti per lo meno due in avanti. Quando è entrato ho temuto. Perché, da quando veste la nostra casacca, ogni qual volta è subentrato a partita in corso, non ha mai brillato, tanto da far pensare che i suoi tempi di carburazione fossero incompatibili con la panchina. Invece, stavolta, ha regalato quella lucidità e quell’ordine che sino a quel momento erano mancati. Da subito.
Chi invece aveva incantato al Barbera, ieri, si è presentato un po’ con le polveri bagnate: Maggio solo in poche occasioni ha tentato l’affondo, annullandosi di fatto con Pasqual; Hamsik ha illuminato solo a sprazzi e Cavani ha giocato anni luce dalla porta, primeggiando più nelle nostre retrovie che nei pressi delle loro. Valon, come detto, è apparso confuso ed impreciso, così come Dzemaili, sempre troppo distante dall’avversario. Complice anche il solito assetto che li vedeva in costante inferiorità numerica lì in mezzo. Zuzu ha invece dato vita a quello che forse è stato il duello più bello della gara con Cuadrado. Un match finito in parità, secondo me.
Dietro, Cannavaro e soprattutto Campagnaro hanno ben retto le pericolose sortite degli attaccanti gigliati e in particolare quel diavolo di Jovetic. Uno che se gli lasci mezzo metro, ti punisce. Come poi è avvenuto nel finale di gara con la complicità di un rimbalzo poco naturale, ma anche di un riflesso appannato del nostro De Sanctis.
La squadra nel complesso non ha espresso un bel calcio, anzi. La Fiorentina è apparsa più organizzata della nostra, seppur non abbia creato grandi occasioni, a parte il gol. Ma onestamente è veramente difficile poter dare dei giudizi netti per tutti e 22 i contendenti, quando ci si cimenta in un arenile. La manovra viola ben costruita dall’esperto Pizzarro, dall’ottimo Borja Valero e da Romulo in mediana difettava in velocità. Perché i controlli erano sempre approssimativi. Di contro, il Napoli che l’aveva impostata sulle ripartenze, non riusciva mai a far viaggiare il pallone rasoterra a causa di improvvise dune. Tant’è vero che lo schema più utilizzato è stato il lancio lungo di Cannavaro, ma che ha offerto pochissimi grattacapi ai difensori toscani.
Ciò che è veramente consolante, è il risultato. Vincere contro questa ostica formazione, su quel campaccio, è comunque segno di squadra più matura ed esperta. Non c’è stata frenesia e la solidità della squadra è stata evidente sino al bel gol di Dzemaili. E segnare poi, in situazioni che mai ci avevano visto prevalere, i calci da fermo, aggiunge un’arma che prima mancava.
È stata una vittoria importante. Una di quelle che valgono doppio. Per i punti e per il morale.
Inoltre, voglio spendere 2 parole per Lorenzo. Parole che non si discostano troppo dalla settimana scorsa. Deve crescere e non bisogna dargli fretta. Un paio di bei numeri, tanto sacrificio per la squadra e poca incisività negli ultimi metri. Anche se poi, al netto, ha fatto ammonire due fiorentini, ha battuto la punizione del primo gol e il calcio d’angolo del secondo. E scusate se è poco. Lo aspettiamo e che la convocazione in azzurro sia un altro passo per la completa maturazione di questo piccolo campioncino.
Da rilevare infine, la buona prestazione dell’arbitro Damato. Una rarità di questi tempi.
Ora ci sarà la sosta per gli impegni della nazionale e poi, di nuovo, qui a Fuorigrotta col Parma. Ecco, il campionato entra nel vivo.
La scorsa stagione le piccole ci hanno fatto penare e il Parma, soprattutto al San Paolo, ci ha procurato spesso bruciori. Chissà questa volta cosa escogiterà lo zio Walter. Alla terza col Chievo, l’anno scorso, stravolse tutto con un massiccio turn-over che non portò bene. Stavolta non ci saranno sconti da fare. Le ripartenze con squadre che si arroccano nell’area di rigore non saranno possibili. Uomini che aprono le difese non ne vedo e non credo che ci si possa affidare sempre ai calci da fermo o ai traversoni chilometrici del nostro capitano. Serve un costruttore di gioco in mezzo al campo (e soprattutto un campo). Che sia la volta buona per vedere questo famigerato nuovo modulo? Vedremo.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca
NO agli sceicchi
Gianluigi Trapani