La Juve si prende la Supercoppa, ma non c’entra nulla, una vittoria senza gloria (4-2). Sotto la pioggia di Pechino il Napoli frana contro la serata malvagia di Mazzoleni. Il match sfugge all’arbitro bergamasco sul 2-1 per il Napoli a partire dal rigore (arbitro indeciso, fallo incerto, decide il giudice di porta Rizzoli) che consente a Vidal di segnare il 2-2. Poi l’espulsione fulminante di Pandev a cinque minuti dalla fine (segnalazione del guardalinee Stefani per una protesta del macedone) e l’autogol di Maggio per il 3-2 della Juve nel primo tempo supplementare. Fuori Zuniga per seconda ammonizione e il 4-2 di Vucinic arrivava quando la Juve era in doppia superiorità numerica: undici contro nove, il match al diavolo. Sei arbitri in campo, il direttore di gara, i due giudici di porta, i due guardalinee, il quarto uomo: il risultato è stato aberrante. Il Napoli ha rifiutato di presentarsi alla cerimonia della consegna della Supercoppa alla Juve.
Due volte in vantaggio, due volte raggiunto il Napoli prima che la partita andasse alla malora. L’aveva costruita bene Mazzarri. Il Napoli, ritirandosi nella sua metà campo (marcature a uomo), invitava la Juve a scoprirsi. E i bianconeri cadevano nel tranello. Si scoprivano sconsideratamente prendendo due gol-beffa maturati nella prateria deserta della loro metà campo. Il Napoli volava verso un successo strameritato. Più determinazione, più corsa, più abilità tattica degli azzurri. Una battaglia in campo. Pioggia, agonismo, nervosismo e poca tecnica.
Il gol di Cavani “lucidava” un brutto inizio. Juve tutta nella metà campo azzurra, lancio di Pandev per il Matador, Lucio ultimo e unico difensore in ritardo, Cavani filava per sessanta metri verso Buffon che gli toccava con una mano la prima conclusione ravvicinata, ma l’uruguaiano riprendeva il pallone infilandolo in rete (28’). C’era poca Juve. Pirlo in ombra, Vidal e Marchisio inconsistenti, Matri isolato, Giovinco senza genio, unico bianconero vivace Asamoah che creava qualche difficoltà a Maggio. Il vantaggio del Napoli premiava la squadra più abile. La Juve tentava di fare la partita, gli azzurri replicavano alla grande.
I bianconeri acciuffavano il pareggio (37’) con un tiro al volo di Asamoah su un lungo cross da destra. Lasciato solo il ghanese. Maggio s’era spostato a sinistra per coprire Giovinco. La palla, sul terreno bagnato, schizzava davanti a De Sanctis ingannandolo. Un pareggio fortunoso al quale il Napoli replicava riprendendosi il vantaggio. Nella metà campo bianconera, incerto Bonucci nel controllo della palla, Pandev gliela soffiava, correva per venti metri a sinistra e con un pallonetto anticipava l’uscita di Buffon (41’).
Sembrava proprio un match in pugno al Napoli.
Con Conte (squalificato) in un box della tribuna, era suo l’ordine nell’intervallo di utilizzare Vucinic per Matri a inizio di ripresa. E il montenegrino dava un’altra consistenza all’offensiva della Juve. Dovevano serrarlo in molti per limitarne la pericolosità: a Campagnaro davano una mano Maggio, Inler e Cannavaro. Una prodezza di Vucinic si spegneva sul salvataggio con una mano di De Sanctis e il rimbalzo del pallone sulla traversa (49’). Ora la Juve rendeva più incisivo il suo possesso-palla. Gli azzurri eccedevano negli interventi fallosi (ammoniti Cannavaro e Behrami, già ammonito Britos, “giallo” anche per Cavani).
Poteva andare al terzo gol il Napoli con Cavani, un tormento per Lucio. Il diagonale basso del Matador si spegneva oltre il secondo palo mentre c’era Hamsik a centro-area in posizione favorevole (57’). La partita offriva chances anche alla Juve. Cannavaro salvava a porta vuota sul tiro di Vucinic dopo un pasticcio fra il difensore azzurro e De Sanctis (58’). Poi Cavani sorprendeva ancora Bonucci, ma dalla destra batteva sull’esterno della rete (63’).
La Juve, con Pirlo sotto il controllo di Hamsik, avanzava con Bonucci per impostare l’attacco con lanci lunghi. Il Napoli era in buon controllo della gara. Sullo scacchiere iniziale della partita, Cannavaro su Matri e Britos (bene) su Giovinco che giocava a destra. Hamsik, in controllo su Pirlo, difendeva e attaccava. Behrami frenava Marchisio e Inler “usciva” su Vidal. Maggio sulla corsia di Asamoah, Zuniga su quella di Lichtsteiner. Cavani ovunque, anche in difesa. Con Lucio a destra, in difficoltà contro Cavani, Barzagli giocava a sinistra nella zona di Pandev (gran protagonista dopo un quarto d’ora incerto) e raddoppiava su Maggio. Mazzari l’aveva proprio incastrata la Juve.
Poi la svolta contraria. Entrava Gargano per Hamsik (67’) e la “mossa” non s’è capita. Lo slovacco era stato il migliore degli azzurri. Mazzarri voleva coprirsi di più sul 2-1? Non è sembrato da rigore l’intervento su Vucinic di Fernandez (subentrato al 61’ a Cannavaro, ammonito, due difensori napoletani col “giallo”, meglio non rischiare). Arbitro incerto, decideva Rizzoli giudice di porta. Mazzoleni concedeva il rigore anche perché in precedenza numerosi erano stati i falli degli azzurri. Vidal dal dischetto siglava il pareggio (73’).
A cinque minuti dalla fine, sul 2-2, il guardalinee Stefani segnalava a Mazzoleni una protesta di Pandev e l’arbitro indicava precipitosamente il “rosso” al macedone. Espulso anche Mazzarri. Così si uccidono le partite. Prima dell’espulsione di Pandev, era pronto ad entrare in campo Insigne. Mazzarri non poteva più operare la sostituzione perdendo anche Zuniga per secondo “giallo”, espulso il colombiano nei minuti di recupero del secondo tempo (93’).
In nove contro undici, nei supplementari, e con tante energie al lumicino, più Britos zoppicante, Inler con i crampi, Campagnaro malconcio, il Napoli cercava di resistere per andare ai rigori. Lo castigava una lunga punizione da destra di Pirlo sulla quale De Sanctis usciva a vuoto e, alle sue spalle, Maggio di testa toccava in rete. Autogol (97’) e vantaggio Juve. Non aveva storia il quarto gol bianconero contro un Napoli generoso (continuava a battersi come un leone Cavani), ma visibilmente in difficoltà per l’inferiorità numerica. Sull’assist di Marchisio, Vucinic tutto solo sul dischetto del rigore batteva De Sanctis (102’). Nel secondo tempo supplementare Dossena sostituiva Inler allo stremo (106’), ma la partita non aveva più storia. Stramaledetta Supercoppa!
Mimmo Carratelli