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Sale la febbre azzurra del sabato sera

Sono inquieto. Piove, anzi no, hmm, forse sì. Da quella parte ci dovrebbe essere il mare. Non lo so, sono inquieto ed anche stanco. E ho pure freddo. E non so nemmeno perché mi è balenata in mente quella euforia travolgente e la doppietta di Cavani, il grido “The Champions” che ha fatto vibrare persino le finestre di Monte Sant’Angelo e la partita perfetta. Sì, c’era il sole. La settimana scorsa c’era il sole. Eppure, da come mi sento ora, sembrano passate settimane. Un lontano e colorato ricordo da affiancare alle coppe impolverate e ai fasti di un tempo che mai ritorneranno.

Credo di avere anche un po’ di febbre. Heetccì, il raffreddore già l’ho beccato ieri sera. Colpa di Kaladze. Il cielo è grigio e forse piove. E’ bastato un risultato disatteso per indossare di nuovo la faccia incazzata viola e un giubbotto grigio depresso. A volte pare quasi di non poterne fare a meno, forse mi ci sento più a mio agio. Il vestito non sarà bello ma è comodo, eh. E così, come una nube nera e gonfia di pioggia cerco di diffondermi e confondermi ovunque. Nelle case, nei bar, per le strade, per le piazze…

E’ la bassa pressione o depressione. Cerco gli altri, non voglio stare da solo. E se ci abbracciamo tutti insieme scateniamo un temporale, eh. Altro che pioggerellina…stasera perdiamo, retrocederemo e io l’avevo detto.

Dieci giorni fa, delirante, felice, la Champions, la Champions, mi fa impazzire. La bandiera fuori il finestrino dell’auto, sorrido, che non mi viene nemmeno quando Del Piero sbaglia un rigore, 11 leoni, magnifico Cavani, grande Mazzarri, mercato ok, evviva Bigon, siano lodati tutti, Giordano e Garellik, Pellegrini e Mattolini, straordinario Presidentissimo, Castel Volturno, Dezi e Yanina…

ora, sì, sì, ora schizzichea e mentre misuro la febbre e chiedo le dimissioni di Bigon, l’esonero del mister e piango il fiuto del gol di Denis e la grinta di Cigarini, penso a quel furbone che riesce a fottermi anche quando decido di non recarmi allo stadio per lo strazio. E’ brutto tempo e mia moglie vuole andare al cinema. C’è Natale a Cortina, eh…

A Peppe, il depresso della banda. Sciò, sciò…

La febbre, quella azzurra, del sabato sera, sale. Oggi, al San Paolo, una sola parola: Vincere!

Gianluigi Trapani

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