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Sfatiamo il tabù dell’infallibilità del mercato azzurro

Ore 22: 50. Al termine dell’incontro, intervista di Mazzarri alla Domenica Sportiva. Seccato per le critiche alle sue scelte, ha replicato che i limiti del Napoli vanno ricercati nei ricambi agli undici titolari. Lanciandosi in un paragone col Milan, ha affermato: “Ai rossoneri, se mancano Ibra e Robinho, vanno in campo Cassano e Pato. Noi, invece, abbiamo Santana e Mascara…” ( http://www.youtube.com/watch?v=2mdwGgtsGZc, dal minuto 7:33). Terminata l’intervista del mister, ho rinunciato a vedere il servizio e scelto di fare un po’ di zapping. Su un canale mi rimandavano a ripetizione l’eurogol del Tanque German Denis, alternativa al Matador liquidata troppo in fretta. Per non farmi del male, mi sintonizzo su  Valencia-Barcellona. Un roccioso Victor Ruiz, secondo gli opinionisti di Sky migliore in campo insieme a Banega, non lasciava scampo al fenomeno Messi. Il verdetto è presto fatto: non è serata. Spegniamo la tv e lasciamo che questo mercoledì sera di delusione passi in fretta.

Parole ed immagini che rimandano ad un’inevitabile riflessione sul mercato degli azzurri. Se lo scorso anno ci si lamentava della panchina corta, quest’anno ci ritroviamo a contestarne la qualità. Un alibi valido per ogni stagione. E’ indubbiamente presto per emettere sentenze ed assumere toni catastrofistici, in seguito ad una sconfitta che può essere interpretata come un incidente di percorso. Tuttavia, sfatare il tabù dell’infallibilità del mercato azzurro rimanderebbe tutti con i piedi per terra e ci aiuterebbe a giudicare diversamente ogni partita, vivendo con minore delusione risultati come quello di ieri.

Lo hanno scritto in tanti questa estate. Raggiunta la Champions, la sessione di calciomercato doveva essere sfruttata in pieno per colmare i limiti che la rosa aveva lo scorso anno. I ventidue titolari di cui ha parlato De Laurentiis in numerose interviste, alla luce dei fatti, si sono ridotti a dodici/tredici giocatori e le parole di Mazzarri lo confermano. Un’analisi reparto per reparto può aiutarci in questa direzione.

Sarebbe gioco facile dire che era meglio confermare Ruiz piuttosto che acquistare Fideleff o che la cessione di Denis, valida alternativa a Cavani, è avvenuta con eccessiva leggerezza. Ed allo stesso tempo che il Cigarini che ha preso per mano il centrocampo dell’Atalanta dei miracoli la migliore alternativa, per le sue caratteristiche, a questo Inler. Si tratterebbe di un esercizio pericoloso ed inutile. Se manca il feeling tra taluni giocatori ed il mister, è indubbiamente meglio far sì che questi trovino sistemazione altrove. Ad  una condizione: che a sostituirli vengano chiamati calciatori pari-ruolo funzionali al progetto tattico. Quindi, appare evidente che manca una prima punta degna di tal nome per dare il cambio a Cavani (a tal proposito, Lucarelli che fine ha fatto?). Un calciatore come Floccari o Caracciolo, arrivati in chiusura di mercato in squadre come Parma e Genoa, potevano fare al nostro caso. C’è un’abbondanza di mezze punte. Le alternative a Lavezzi e Hamsik sono forse troppe (Pandev, Santana, Dzemaili, Mascara, l’oggetto misterioso Chavez e all’occorrenza Zuniga), mentre un vice Inler di fatto non c’è (Dzemaili ha una predisposizione più offensiva). In difesa, paghiamo l’imprevisto infortunio di Britos, sostituito in fretta e furia da Fideleff, calciatore che va difeso e tutelato. Concordo e sottoscrivo le parole di Maurelli. Le stesse motivazioni mi portarono, lo scorso anno, a schierarmi a favore del “soldato Cribari”dopo la partita in Europa League contro l’Utrecht. Altro interrogativo: notizie di Rinaudo?

Infine, le fasce laterali. Tra le tante cose dette, Mazzarri ha parlato in tutte le tv del sacrificio di Maggio. Se Dossena non avesse subito il lutto, avrebbe riposato il Christian nazionale. Indi, Dossena a sinistra e Zuniga a destra. La scelta di avere soltanto tre giocatori di fascia, con un jolly intercambiabile tra le due, è quella che più di ogni altra non ho condiviso. Soprattutto, alla luce del fatto che Mazzarri ha definitivamente (e finalmente) rinunciato a schierare Aronica come esterno di centrocampo. Partito Vitale, bisognava sfruttare la chanche data dal mercato e comprare un’alternativa a Dossena, consegnando Zuniga al suo ruolo naturale di vice Maggio. Le cronache narrano che Bigon sia andato in Argentina per acquistare il laterale sinistro Vangioni (titolare dei Newell’s, dove tale Estigaribbia acquistato dalla Juve gli faceva da riserva) per tornarsene, invece, con Chavez e Fideleff.

Questi mesi aiuteranno il mister a comprendere di quali innesti il Napoli ha bisogno. La formazione titolare e l’intelaiatura non possono essere messa in discussione per quanto di buono visto finora. Pochi accorgimenti, in ruoli chiave, potrebbero contribuire a rendere questa squadra più solida di quanto lo sia adesso, evitando così di vivere con timore ingiustificato una trasferta come quella di ieri e  di ascoltare le parole di sufficienza dell’allenatore verso alcuni calciatori. In fondo, mai come quest’anno, le responsabilità sulle scelte di mercato sono principalmente sue. L’alibi della squadra fatta da altri è un jolly che non può giocarsi più.
Michele Affinito

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