Napoli-Fiorentina dovrebbe riportarci alla mente lo storico 10 Maggio ‘87, ma invece per me non è così. Forse perche quella non fu una giornata storica ma fu la Storia e quando fai la Storia con la S maiuscola le comparse diventano marginali e allora quel giorno qualsiasi squadra avessimo affrontato per conquistare quel punto non l’avremmo ricordata perché non contava la partita in sé. Ma se dici Napoli-Fiorentina in me evoca il 17 settembre 1989, quinta giornata di campionato. Si sa che ogni tifoso serba ricordi particolari di alcune partite, che ti fanno emozionare, che ti accompagnano negli anni e quando questi incalzano altre se ne aggiungono seppure con emozioni dal sapore diverso . Prima dell’avvento tecnologico del 3D la mia generazione ha avuto la fortuna di vivere il 2D, ovvero il Dio–Diego, e diverse partite di quel ciclo le porto dentro di me insieme a tanti tifosi, a partire dallo storico 1 a 3 dell’86 a Torino o il 3 a 5 sempre alla Juve nell’88. Napoli – Fiorentina dell’89 è una di queste. Eravamo reduci dal cambio in panchina con Albertino Bigon al posto di Bianchi. Diego aveva prolungato la sua permanenza in Argentina saltando le prime giornate di campionato e quella fu la partita del suo ritorno al S. Paolo, pur partendo dalla panchina. I viola, allenati da Bruno Giorgi, iniziarono a fare un pressing notevole e ci misero in difficoltà andando sul 2 a 0 con il giovane Baggio, che ci deliziò con una magistrale discesa palla a piede saltando i nostri come birilli e sfiorando il terzo gol con Di Chiara. Nel secondo tempo entrò Diego e subito l’atmosfera iniziò a diventare elettrica. Palla al centro e dopo pochi minuti fallo di mano e rigore per noi. Diego sbaglia ma in curva B, almeno tutti quelli che erano intorno a me, amici e non, eravamo convinti che li avremmo ripresi. Nonostante l’errore, come sempre Diego la scossa la diede, e come se la diede. Prima Renica, con un gran tiro deviato da un giocatore viola, accorciò facendosi anche male; ma per il pareggio la porta, come del resto la partita, sembrava stregata e ci fu un miracoloso salvataggio sulla linea. Finalmente Careca e poi Corradini di testa ci portarono sul 3 a 2. Non so se negli altri settori c’era la stessa sensazione, ma in curva si percepiva come un fluido magico che aumentava con il passar dei minuti, convincendo anche i più scettici che ce l’avremmo fatta e questo lo capivi non solo dai cori dei gruppi organizzati ma anche dagli sguardi e dai gesti di tanti tifosi. Ho sempre creduto che in quei secondi 45 minuti si gettarono le basi per la splendida cavalcata che ci portò a vincere uno scudetto ancora più esaltante perché in rimonta sul Milan di Sacchi dopo che quest’ultimo ci superò approfittando di una nostra flessione, fino ad arrivare all’apoteosi di Bologna alla penultima giornata. Sabato sera non pretendo di vivere le stesse vibranti emozioni di quell’ incontro: dopo la fatal Verona mi bastano i 3 punti, al di là di come verranno, e se ho scritto queste righe non è solo per ricordare una di quelle partite che ti restano dentro ma perché, come in quel campionato, anche quest’anno Napoli-Fiorentina capita alla quinta giornata. Come direbbe il grande Peppino, “.. ho detto tutto!”
PEPPE NAPOLITANO
Napoli-Fiorentina, la rimonta dell’89 da 0-2 a 3-2
ilnapolista © riproduzione riservata