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Lo sconosciuto Fideleff in viaggio verso Napoli

L’hostess gli si avvicina proponendogli un bicchiere di champagne. I vantaggi di viaggiare in business, pensa, guardando distrattamente fuori dal vetro. Ma non saranno delle costose bollicine a calmare l’ansia che gli stringe il petto in una morsa e gli mozza il respiro in gola. Ancora un’ora. Dio, business o economy, bollicine o minerale, 12 ore di viaggio non le ammortizzi se non dormendo. Ma i suoi pensieri e le sue emozioni di staccare la spina non vogliono saperne. Distrattamente guarda in giu’… Ed ecco all’improvviso tra le nuvole uno squarcio di azzurro.
Trattiene una risata. Ma dentro di se’, all’interno di quel corpo grosso che e’ stato tanto deriso da ragazzino un sorriso si fa strada tra un battito accelerato del suo cuore e un groppo di saliva da mandare giu’… Azzurro! Al telefono qualcuno gli ha parlato dell’azzurro. Del significato che quel colore ha per quel popolo di tifosi che si appresta a far diventare i suoi tifosi. E di nuovo l’ansia che sale. Viene da un paese benedetto dalle “Sue”gesta. Viene dalla terra che forgio’ il piu’ grande di tutti e proprio a quel popolo azzurro ne fece dono. E da bambino quante volte giocando a palla nelle strade di Rosario anche lui si era sentito un po’ Diego. Come tutti i ragazzini di quel popolo che grazie a Lui si era alzato piu’ in alto di tutti. Sulla vetta del mondo. E adesso lui, il gigante buono con i riccioli d’oro, sì lui, proprio lui, giocherà in quel tempio pagano dove ancora oggi gli adoratori di Diego trovano la forza il fiato e il ricordo per intonarne il nome….
L’aereo inizia lentamente a scendere. Tra le nuvole adesso non c’e’ solo l’azzurro del cielo. Quello e’ il mare. Arrivare in un orgasmo di azzurro che fa male agli occhi, che mozza il fiato, che fa tremare le vene. Allaccia la cintura. Sistema lo schienale. E distrattamente beve uno champagne ormai caldo. Che gli scende in gola e lo rilassa un po’. Ma giusto un po’. Le ruote toccano l’asfalto. Il portellone si apre. I privilegiati della business non aspettano file. E lui, incredibile a dirsi, lo e’… Un tizio che non conosce gli stringe la mano e lo indirizza verso il controllo passaporti.
Un agente distratto e annoiato che controvoglia ha interrotto la lettura del Corriere dello sport apre il suo passaporto. Fideleff. Che accidenti di cognome, pensa, mentre lo restituisce a quell’omone biondo dai riccioli improbabili… Mi pare nu’ calciatore ma chi ‘o conosce, riflette, passando al passaporto successivo. Chi ‘o conosce abbiamo pensato tutti noi… E poi con quel nome … Che neanche a voler essere buoni puoi evitare di storpiare in altro. E quei capelli poi … Ma chi crede di essere, Forlan? Ma se l’agente alla dogana avesse guardato oltre il nome e il ricciolo biondo avrebbe visto lo sguardo di un ragazzo impaurito ma fiero. Pronto con il suo buffo cognome e la sua bionda chioma a conquistare quel popolo azzurro. Che non aspetta altro che di poter gridare il suo nome nel tempio pagano mentre blocca quella palla che il Robinho di turno cerca di gettare alle spalle del pirata.
di Renata Russo

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