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“Lite” per il posto in Premier Class all’Inter
ma una squadra deve essere democratica?

Ore 18 di ieri, aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. L’Inter s’imbarca sul volo AF 126 diretto a Pechino. Calzoncini e maglietta, i giocatori prendono posto in business, stivano trolley, armano I-pad, inforcano cuffie. Si dispongono alla lunga traversata.
Tutti tranne uno che per un disguido Air France è scivolato in Premiere Class (cioè il top): Samuel Eto’o.
Prima classe La Premiere Class comprende le prime tre file di posti, con più spazio, eleganti poltrone avvolgibili e coccolamenti vari. Il Re Leone, legge 1A sulla carta d’imbarco, e occupa il suo trono largo a sinistra, come in campo. Alla sua destra l’amministratore delegato Paolillo, l’allenatore Gasperini e Bedy Moratti, sorella di Massimo. Dalla fila 4 in poi, oltre le tendina, inizia la business che allinea sei passeggeri alla volta. Comodi, per carità, ma un filo di meno. Derby Wesley Sneijder, allenato dal pressing al pensiero veloce, è il primo a cogliere l’anomalia e comincia la sceneggiata, sforzandosi di restare serio: «Ah, sì? Solo lui davanti e tutti dietro? Complimenti… E io sabato non gioco!». Eto’o più serio di lui: «Tu non puoi entrare qui». Infatti Wesley infatti si ferma all’altezza della tendina: «Perché tu stai lì?». Samuel: «Perché io ho vinto tutto ». Wesley: «Anch’io». Samuel: «Fammi vedere la medaglia olimpica» (Eto’o l’ha vinta a Sydney 2000 con il Camerun). Wesley: «Tu non sei mai arrivato ai quarti di un Mondiale. Io in finale (l’anno scorso in Sudafrica, ndr)». Samuel: «Conta vincere. La coppa è in Spagna». Thiago Motta e Julio Cesar, che siedono in zona, se la spassano, i compagni pure. Eto’o butta in aria le spalle e spiega a una hostess: «E’ geloso… ». Il gustoso derby tra l’attaccante e il trequartista sembra finito lì, allo scatto delle cinture di sicurezza. E invece s’intuisce che, sotto lo spassoso e finto battibecco, cova del fastidio vero. La discontinuità di Re Leone, come direbbero i politici, è parsa evitabile e non elegantissima a più di un nerazzurro. Una squadra dev’essere per costituzione la più perfetta delle democrazie possibili? Oppure avevano ragione i compagni di Maradona a guardarsi bene dal contestarne i privilegi, visto che il Pibe procurava premi-partita per tutti? La discussione è aperta. Mediano Nel nostro caso, Samuel Eto’o, sollecitato alla riflessione dall’opportuno e puntuale intervento del team manager Andrea Butti, sceglie la democrazia. In prima battuta, tra il serio e il faceto, prova a giustificare la sua carta d’imbarco: «Sono stato pagato più degli altri. Valgo di più…». Poi conviene responsabilmente che sia meglio cancellare la discontinuità. Si accomoda perciò in business al posto 4E, in linea con Dejan Stankovic e quattro passeggeri anonimi. Qualcuno va a prendergli i bagagli dalla Premiere Class. Gli evitano almeno l’onta dello sbaraccamento. Dopo il decollo, Eto’o, armato di cuffie, distenderà la poltrona a letto e si addormenterà presto. Alla fine, sul trono 1A del Re Leone, in Premiere Class, si accomoda il buon Beppe Baresi, con qualche imbarazzo. In paradiso dopo una vita da mediano: in fondo, è giusto così.
Luigi Garlando
(Gazzetta dello sport)

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