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Le tre richieste dei calciatori spagnoli (una è sull’incedibilità dei diritti d’immagine)

Si allarga a macchia d’olio il virus che sta contagiando i calciatori alle prese con il rinnovo (mancato) del contratto collettivo. Dopo l’Italia, è ora il turno della Spagna, che rischia di non veder partire il proprio campionato di vertice se i presidenti dei club non dovessero accettare le richieste dell’associazione dei giocatori. Che da tempo si batte per il riconoscimento di alcuni diritti che ritiene imprescindibili e necessari e che invece vengono considerati poco più che un dispetto dagli uomini in giacca e cravatta che guidano le società.

Sono fondamentalmente tre le ragioni che hanno spinto il sindacato spagnolo dei calciatori, l’Afe, a convocare in tutta fretta una conferenza stampa per far sapere a chi di dovere che se non cambia la musica, i ballerini non intendono iniziare a ballare.

Richiesta numero uno: saldare i debiti pregressi. Niente più sconti e tanto meno pazienza per chi non paga gli stipendi promessi al momento della firma del contratto. Le società della Liga e della Liga Adelante (la serie B spagnola) hanno maturato complessivamente un debito di circa 50 milioni di euro nei confronti dei loro tesserati. Poco meno di nulla se i creditori rispondessero ai nomi di fuoriclasse del calibro di Messi e Ronaldo, che di denaro ne hanno così tanto da poter aspettare qualche mese senza ricevere la busta paga. Un problema mica da poco se invece, ed è questo il caso secondo quanto dice la Afe, a non ricevere l’assegno alla fine del mese sono alcuni giocatori della Liga Adelante, che pare abbiano uno stipendio che non si discosta moltissimo da quello di un dipendente di un’azienda privata con qualche anno di carriera. L’Afe, lo dice il suo presidente, l’ex giocatore del Malaga Luis Rubiales, non intende più portare avanti “una situazione che non è sostenibile”.

Richiesta numero due: mettere in naftalina l’idea dei presidenti di sospendere il contratto ai giocatori stranieri quando vanno a giocare in nazionale. Che detta così, sembra una boutade da caldo estivo, una provocazione da prendere con le molle e con il sorriso. Ma dalla Spagna fanno sapere che si tratta di una proposta seria e sulla quale i patron dei club più titolati insistono da tempo.

Richiesta numero tre, l’ultima: lasciar perdere definitivamente le pretese sui diritti d’immagine, che sono di esclusiva competenza dei giocatori e che non possono essere oggetto di trattativa. Gli sponsor pagano e parecchio per abbinare il loro prodotto ai calciatori più popolari. Per loro, i presidenti, mettere mano su quel tesoretto significherebbe godere di entrare da capogiro. Ma, come era ampiamente prevedibile, l’idea non piace un granché agli uomini del pallone, che vogliono scegliere a chi e come regalare qualche istante del loro successo.

Alla conferenza stampa che ha aperto ufficialmente la crisi, c’erano i migliori talenti del calcio iberico. Perché l’unione fa la forza e perché la firma del contratto collettivo riguarda un po’ tutti, in un modo o nell’altro. C’era anche un rappresentante dell’Assocalciatori italiana, che ha deciso di prendere parte all’incontro per portare la solidarietà dei colleghi di casa nostra. Come dire, siamo sulla stessa barca, lottiamo per ragioni diverse ma per un presupposto comune: difendere diritti che consideriamo sacrosanti. E al diavolo le richieste dei nostri presidenti, se non decidono di accettare le nostre condizioni, noi non giochiamo.
(tratto dal sole24ore.it)

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