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Andiamolo a vedere questo Napoli con le pennellate di Inler e l’intesa con Marekiaro

Sottratti più al mare che ai monti, andiamo a godercela questa amichevole precampionato superlusso con gli uruguagi (com’è bello dire uruguagi) in questa serata d’agosto al San Paolo. Campione nazionale e finalista di Coppa Libertadores la storica compagine di Montevideo, forte, guardo tu la vita!, di Marcelo Zalayeta, 33 anni, il nostro panterone di tre-quattro anni fa, il “doppiettista” del trionfale 5-0 a Udine e quei “voli” da rigore contro la Juve, e di Nicolas Amòdio, 28 anni, il “diabetico”, che prendemmo in coppia con Bogliacino per risalire in serie A. Due vecchi amici, un saluto è doveroso. E’ stato un luglio caliente. Il presidente De Laurentiis nelle varie vesti di Pippo Baudo e Simona Ventura, ma anche evangelista azzurro e buttafuori, ha incantato nel ritiro di Dimaro ed è poi deflagrato nell’indimenticabile giornata milanese in Lega e in motorino. Mazzarri, intanto, col ciuffo nuovo ben lisciato, lavorava duro con i nuovi e i vecchi azzurri, felice che i nuovi si siano integrati perfettamente, e Inler è già l‘artefice magico del centrocampo.
Andiamola a vedere quest’amichevole, che precede l’altra di domenica col Siviglia, badando relativamente al risultato, ma per vedere come si muove questo Napoli rinnovato nel cuore del gioco con un direttore d’orchestra elvetico (prima, un solo svizzero c’era stato nella storia azzurra, David Sesa, pagato a peso d’oro e con un rendimento di bronzo) e con i nuovi paladini del contrasto Dzemaili e Donadel, mentre all’attacco, senza ancora Lavezzi e Cavani, se la dovranno sbrigare il vecchio arciere del gol Lucarelli e il brasilero dei tiri di fantasia Mascara, la nostra retroguardia offensiva ridotta al minimo perché il mister non sopporterebbe un’altra punta. Darebbe di matto alla Juventus che di punte ne ha sei (Matri, Quagliarella, Vucinic, Toni, Amauri, Iaquinta senza contare l’intramontabile Del Piero). Porca l’oca quanto s’è rafforzata la Juve anche con Pirlo e Vidal spendendo più di 70 milioni di euro.
Andiamolo a vedere questo nuovo-vecchio Napoli col modulo di gioco consolidato e un solo tenore alla ribalta, Marek Hamsik e la sua cresta irrinunciabile. La preparazione si farà ancora sentire nelle gambe e niente si pretende tranne che vedere le pennellate d’autore di Inler, l’intesa dello svizzero con Marekiaro, i due delle fasce Maggio e Dossena che già corrono come leprotti, Britos ma soprattutto il giovane e già disinvolto Fernandez gioiello annunciato in difesa. De Sanctis ha già iniziato la serie delle sue prodezze contro il Grosseto.
E’ inutile menarla ancora con l’attesa di un secondo attaccante da doppia cifra come aveva promesso De Laurentiis due mesi fa, il 24 maggio, quando il Piave mormorava e, col fiume, anche Mazzarri aveva i suoi mormorii. Ci basta Lucarelli col viagra del gol. Così aveva detto Boskov quando rifiutò Pippo Inzaghi perché noi avevamo già Carmelo Imbriani, beneventano raccomandato da Mastella. Storie belle ‘e ‘na vota.
Andiamo allo stadio col cuore allegro e forse vedremo anche Roberto Insigne, fratello diciassettenne del più famoso Lorenzo il Magnifico che quest’anno si divertirà con Zeman al Pescara. Robertino punta giovane e promettente, chissà.
Napoli-Penarol. Il gioco comincia. Speriamo che gli uruguagi siano amichevoli e non spianino la loro storica grinta. Nella tournée europea, sono stati battuti dal Porto (2-0) e hanno pareggiato col Cesena (0-0: neanche un tiro in porta). L’importante è non prendere colpi. Mancano 23 giorni al campionato.

MIMMO CARRATELLI

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