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Michele, napolista bavarese: «Vidi Napoli-Juve in streaming nel Grand Canyon»

Con quest’articolo comincia la rubrica di Agnese Palumbo intitolata “Tifosi da Champions, storie di napolisti sparsi per il mondo”

Monaco, la città col cuore…di marzapane: «Ne ho uno appeso in camera, regalo di un gruppo di studenti, azzurro e bianco, quando l’ho aperto pensavo mi stessero sfottendo, poi ho capito che erano i colori della Baviera. Ma prima o poi ci attacco una “N” e metto le cose in chiaro!».
Si arriva a Monaco da dottorandi in filosofia. La chitarra e gli spartiti bianchi nella tasca della valigia. Ci si mantiene insegnando italiano ai tedeschi, per lo più, eredi imborghesiti degli straordinari GrandTouristi, quando erano loro a scendere in Italia, valigie piene e taccuini vuoti. Qualcosa di speciale, qualcosa di prezioso da annotare. Ma almeno con la lingua ci sanno fare? «Detto tra noi – sono davvero una frana» ci racconta Michele Chirichiello, professore, musicista, filosofo. Indefinito trittico di sopravvivenza. Tifoso del Napoli su questo nessun dubbio.

Originario dell’Irpinia, classe ’83, da due anni nella città dell’Oktoberfest e i fiumi di birra. La capitale della Baviera, devota San Bennone, la città più a settentrione d’Italia: «Il Nord è una bugia, siamo tutti meridionali, solo che la gente se lo dimentica. Ti faccio un esempio? Ogni fine settimana raggiungo la mia ragazza a Heidelberg, pubblico l’annuncio su un sito di Carsharing, viaggio con un sacco di gente diversa e una volta acchiappai uno svizzero che aveva fatto l’Erasmus a Napoli. Ti dico solo che teneva il ciucciariello nel cruscotto. Vabbuò, l’ho amato!».

Progetti futuri? «Continuerò a insegnare italiano agli stranieri, a meno che non riesca prima a pubblicare il singolo che mi renderà famoso nel mondo. A quel punto, dovrò rivedere gran parte dei miei piani».

Com’è stato che ti sei ammalato?
Non so com’è stato. Ma so che gli scienziati sono concordi nell’individuare la genesi di questa endemia in un batterio proveniente dall’Argentina. Secondo me ci hanno visto giusto.

Da lontano… quanto è complicato restare napoletani da lontano?
A dire il vero, da quando abito in Germania la napoletanità è emersa in modo ancora più prepotente, quasi sentissi il bisogno di difendermi e difenderla. Soprattutto nella parlata. Quando ho a che fare con altri italiani, l’accento è più forte qui che quando stavo a Napoli!
La partita la guardo perlopiù in streaming sul mio portatile (è una tristezza lo so, ma di necessità virtù). Tramite facebook e skype è ormai facile rimanere in contatto con gli altri tifosi. Quando magari mi succede di non riuscire a vedere una partita, vengo comunque aggiornato in tempo reale! Mi ritrovo la bacheca di video, commenti, chat-cronache e via dicendo. Gli amici si vedono nel momento del bisogno!

Vi prego, uno streaming che funzioniiiii !!!!

Riti scaramantici?
Rito personale: mettere in ordine la stanza e cucinare sempre lo stesso piatto: un ottimo calzone ripieno di formaggi e salumi bavaresi (sarebbero meglio la ricotta e i cicoli ma chi m’e ddà?!?).

Rito collettivo: scambiarsi con amici e parenti messaggi dal tono decisamente epico che inneggiano alla vittoria dei gladiatori.

Il ricordo più intenso legato al Napoli.
Sono due in verità. Il primo è di tipo affettivo: quello di mio padre, uomo taciturno e serafico, che ad ogni goal del Napoli, dimenticava tutta la sua pacatezza e urlava come un forsennato. Non era raro che avesse reazioni di un così salutare infantilismo, ma questa era di gran lunga la più eclatante. Il secondo più che un ricordo è un’associazione; mi vengono subito in mente le foto del San Paolo negli anni ‘80. Sarò impressionista, ma da quei colori stinti ricavo l’impressione che qualcosa sia migliorato, ma qualcos’altro sia andato perso. O forse, solo in letargo.

Fuorigrotta, il nostro tempio…la partita che non hai dimenticato al San Paolo.
Napoli-Lazio 89/90, il nostro secondo scudetto. Avevo 7 anni, ero con mio padre. Indimenticabile!! Meglio del Carnevale di Rio (che non ho mai visto, ma sono sicuro che non arrivi a tanto!). Ecco, forse quel qualcosa di perduto di cui parlavo più sopra l’ho visto là per l’ultima volta.

Cosa non si fa per passione? Raccontaci la tua follia…
Il 9 gennaio scorso, giorno della sfida in casa con la Juve, ero al Gran Canyon. Ho cercato una connessione per vedermela in streaming anche lì. È sufficiente a definirsi malati?

Solo la maglia”, azzurri prima di tutto. Ma chi è il tuo calciatore del cuore?
Senza dubbio Grava. Tenace, leale, umile e di cuore: uno splendido esempio di napoletanità.

La maglia n.10. Potrà tornare ad essere indossata?
Io me lo auguro, ma al momento non vedo ancora nessuno veramente degno.

Un augurio personale alla squadra e un pensiero alla città…

Alla squadra auguro di restare tra le grandi, dopo tutti questi anni di crisi e duro lavoro per arrivarci. Alla città, per quel che possono valere, dedico i miei accordi serali di chitarra. Un strofa in minore e un ritornello in maggiore, come gran parte della canzone napoletana, quasi a descrivere una passeggiata dai vicoli al mare.

Che dici, è l’anno buono, lo vinciamo ‘sto scudetto? e la Champions?
Secondo me quest’anno lo scudetto non ce lo leva nessuno! Sulla Champions invece non mi esprimo. Posso solo dire che sono sicuro che ce la giocheremo tutta perché l’entusiasmo è alle stelle.
Agnese Palumbo

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